Anno: 2014
Durata: n. d.
Genere: Azione,Commedia
Nazionalità: Norvegia
Regia: Hans Petter Moland
Due Importanti ruoli, due personaggi lontani anni luce tra loro, un’unica straordinaria e decis(iv)a interpretazione per Stellan Skarsgård alla 64. Berlinale. Pochi giorni fa volto, corpo e anima di Skarsgård davano vita a Seligman, l’Ascoltatore della ninfomane Joe nel film chiacchierato, atteso e sorprendentemente introspettivo di Lars Von Trier. Il soccorritore di Joe che non giudica ma interpreta scientificamente azioni e colpe private dalla stessa del perdono diventa in In Order of Disappearance Nils, cittadino dell’anno in un paesino della montagna norvegese. Con un trasformismo gestuale, mimico, psicologico, il filantropo positivo si trasforma nel giustiziere della notte, un padre che non accetta le cause ignominiose e false della morte del figlio. Dinanzi all’arrendevolezza della polizia, l’uomo comune, mite, lo straniero integrato appena eletto modello comportamentale della comunità, si converte nel giro di pochi frame in un killer spietato che sceglie la strada della giustizia personale. Questa virata vendicativa e solitaria lo porta direttamente nel quartier generale della droga diviso in due compagini, quella del vegano Count (Pål Sverre Hagen) e quella serba di Papa (Bruno Ganz), accordate su un equilibrio di gestione del territorio che è meglio non turbare. Leggendo la trama così presentata, In Order of Disappearance ha tutte le carte in regola per essere un thriller poliziesco, il solito action movie dove il tragico irrompe nella quotidianità per turbare l’ordine, estirpare il buono e innescare il vendicatore dissociato e addormentato di cui nessuno sospettava.
Il film di Hans Petter Moland, una perla del concorso, si ribella alle restrizioni del genere e macchia le lande candide e white di black and red, black come lo humor e red come il sangue che esce a fiotti. Nella policromia dei registri si fa spazio anche il pink, laddove l’insospettabile sentimento diventa detonatore di piccole vendette a sfondo romantico.
Il Charles Bronson norvegese è un orso di montagna ligio al dovere che picchia duro contro il nemico, ossia quegli sgherri della droga affiliati al clan di Count, e che con un colpo di fortuna riesce a non farsi eliminare. Count, la caricatura di un duro, dirige una manica di personaggi sgangherati, nei nomi e nei comportamenti, degli assassini dal cuore tenero che potremmo soprannominare Mr. Pink, Mr. Orange, Mr. White, Mr. Brown…Dall’altra parte dello schieramento c’è Papa, il boss serbo old school chiamato all’azione per vendicare il figlio ucciso per sbaglio da Count e attorniato a sua volta da un manipolo di assassini che si sollazzano lanciandosi palle di neve.
La morte e la violenza hanno davvero poco di tragico in un film dove si ricorre allo stereotipo solo per poi sberleffarlo. Con le dovute differenze geografiche e di visioni, In Order of Disappearance calca l’onda del migliore Tarantino.
Francesca Vantaggiato