Happy Hour
di Hamaguchi Ryusuke
con Mihara Maiko, Tanaka Sachie, Kawamura Rira, Kikuchi Hazuki
Gappone, 2015
genere, drammatico
durata, 317'
Nel prologo di "Happy Hour" ci vengono presentate quattro amiche, tutte
donne che hanno meno di quarant'anni, protagoniste della storia, mentre
vanno a fare un pic nic sulle colline di Kobe. Da una giornata
soleggiata, le quattro si ritrovano a mangiare sotto un gazebo mentre
piove e la nebbia rende invisibile la città.
Il centro di gravità variabile: il difficile equilibrio della vita
Fin
dall'incipit il regista Hamaguchi Ryusuke dichiara quello che lo
spettatore dovrà attendersi dalla visione della sua opera: la messa in
scena delle relazioni delle quattro amiche, il loro sviluppo emotivo tra
di loro e le persone che le circondano (mariti, figli, amici, amiche,
conoscenti, figli). Un sicuro cambiamento, preannunciato da quello
meteorologico, tema principale che si svolgerà lungo tutta il proseguo
della diegesi. Quello di Hamaguchi è un mondo solo alla superficie
ordinato e tranquillo, mentre sottotraccia si muovono correnti di
sentimenti contrastanti e contrapposti come i corsi di acqua delle terme
di Arima, dove le quattro amiche andranno in gita una domenica di
agosto e dove ci sarà uno snodo narrativo determinante per l'avanzare
della storia e lo sviluppo dei personaggi.
Prima però il regista
giapponese ci tratteggia in breve sequenze i quattro personaggi: abbiamo
Fumi (Mihara Maiko) sposata con un editore e che gestisce uno "spazio
d'arte" dove organizza workshop; Akari (Tanaka Sachie), divorziata con
un figlio, in buoni rapporti con il marito, infermiera decisa e
irruenta; Jun (Kawamura Rira) donna volitiva e sicura di sé, di cui si
scoprirà che ha in corso una causa di divorzio con il marito, biologo
genetista; infine Sakurako (Kikuchi Azuki), moglie fedele con un marito
completamene dedito al lavoro, un figlio adolescente e la suocera a
carico.
Le quattro si ritrovano in un workshop organizzato da Fumi
nel suo spazio d'arte. Un seminario tenuto da un ragazzo che insegna
tecniche di ascolto. La messa in scena del seminario sarà un momento
topico della primo terzo del film dove il soggetto è la capacità di
essere in equilibrio con se stessi, con gli altri, con il mondo che ci
circonda: toccarsi, cercare di pensare lo stesso oggetto o azione, con
il contatto della fronte dell'altro, ascoltare un punto al di sotto
dell'ombelico, sono esercizi che permetto di sviluppare i nostri sensi.
Programmaticamente il regista ci mostra l'incapacità da un lato di
ascoltare ed esprimere le proprie emozioni da parte delle protagoniste
(che ovviamente sono rappresentative di una certo modo di essere) e
dall'altro, con la pratica, la scoperta di queste emozioni, la frattura
di diaframmi e lo scioglimento di nodi che porteranno le quattro donne a
fare i conti con se stesse e con la propria vita. Nella sequenza
successiva, in un lungo incontro tra alcuni componenti del seminario e
l'insegnante, intorno a un tavolo, abbiamo il primo vero salto narrativo
con la rivelazione di Jun della sua causa di divorzio.
Akari e Fumi si
sentono tradite, scoprendolo come gli altri in quel momento e oltretutto
venendo a sapere che Jun si era confidata con Sakurako, mentre stavano
venendo al seminario. E qui che vengono fuori le personalità complesse
delle quattro donne ed è qui che ci è mostrato un tempo preciso del loro
stato d'animo: Akari e Jun improvvisamente hanno più problemi, vivono
una crisi emotiva, hanno perduto il loro centro di gravità esistenziale,
con la prima preoccupata del lavoro, che non vuole avere relazioni dopo
il divorzio, e la seconda in causa con il marito (che il divorzio non
glielo vuole concedere perché l'ama e pur avendolo tradito decide di
perdonarla); mentre Fumi appare la più equilibrata e soddisfatta, con un
lavoro che ama e un marito che si mostra come un compagno alla pari
(l'aspetta in auto all'uscita dall'ufficio, le prepara la cena a casa,
l'accompagna con le amiche alle terme di Arima), già in Sakurako si
mostrano i primi segni di d'incertezza dei suoi doveri coniugali (devota
moglie che accudisce la casa e il figlio) dopo l'incontro di un ragazzo
che le fa delle avances (e di cui scopriremo la storia personale anche
lui di marito tradito).
Il lento scorrere delle emozioni
Una
caratteristica di "Happy Hour" è la capacità, come in poche opere ci è
capitato di vedere (su tutti i film di Ozu, la cui lezione il giovane
regista giapponese ha ben presente), di raccontare i sommovimenti e le
vicende di persone comuni nel lento scorrere della quotidianità. Certo
nel suo film Hamaguchi usa dei momenti topici ed esplicativi dei vari
cambiamenti in atto nelle vicende dei personaggi, e lo fa sempre con
un'estrema eleganza formale e diluendo l'emozione, ritardandone sempre
la messa in scena. Del resto, in un'altra sequenza molto lunga, quella
del processo per il divorzio di Jun dal marito, oltre ad assistere
all'evento in sé, di cui è protagonista Jun messa in primo piano, le sue
tre amiche sono nell'aula alle sue spalle, disposte in modo geometrico e
ben visibili allo spettatore con una chiara profondità di campo, per
poi alla fine spostare l'inquadratura posizionando Jun lateralmente,
sempre in primo piano ma non più centrale, dove le tre donne pur
restando dietro occupano gran parte dell'inquadratura. Come ad
anticipare che la confessione dolorosa della propria condizione è anche
quella delle altre donne, solo che Jun ha iniziato a compiere delle
scelte prima delle sue amiche. La sua uscita di scena dopo il weekend
alle terme di Arima darà il via a tutta una serie di cambiamenti emotivi
delle altre. Jun la rivedremo in una successiva breve sequenza, incinta
del figlio che ha sempre voluto, mentre incontra il figlio adolescente
di Sakurako, quando si sta imbarcando su una nave per fuggire lontano da
tutti. Qui Hamaguchi compie un duplice collegamento di sguardo e
tematico di estrema raffinatezza formale (uno dei tanti esempi di cui è
costellata quest'opera). Il figlio di Sakurako ha a sua volta messo
incinta la sua fidanzatina e tocca prima il ventre di Jun e poi posa
l'orecchio per ascoltare il bambino: una chiara unione tra la maternità
in essere di Jun, quella potenziale del ragazzo e il figlio stesso di
Sakurako, che compie lo stesso gesto della madre nel seminario. Il
ventre diventa di nuovo simbolo di un centro emotivo ritrovato da parte
di Jun. Poi abbiamo un poetico raccordo tra il suono della nave, dove si
è imbarcata Jun che saluta il ragazzo, con uno stacco sul volto di
Sakurako in primo piano, a casa sua, mentre sta dormendo con la testa
appoggiata sul tavolo. Il suono della nave continua e si raccorda con le
lacrime che scendono sul volto di Sakurako: ancora un collegamento
emotivo profondo tra le due amiche, un riprendere il tema del seminario
quando Jun e Sakurako avevano fatto l'esercizio di passarsi un pensiero
toccandosi la fronte; e infine un transfer tra Jun e Sakurako, dove
quest'ultima perderà il suo equilibrio familiare, concedendosi
un'avventura amorosa con il ragazzo tradito dalla moglie e conosciuto al
seminario.
Tra tempo dilatato e spazio ristretto
Hamaguchi
sceglie di costruire la sua opera lavorando su dilatazioni temporali di
momenti topici della vicenda. In un film della durata di 317' mette in
scena un complesso romanzo contemporaneo, composto da una rete di
vicende con cause ed effetti collegate in modo consequenziali e
geometrici. Abbiamo quindi la sequenza del seminario che dura 45' che è
il tempo reale di una qualsiasi lezione, in una stretta correlazione tra
realtà filmica e realtà vissuta; subito dopo 30' della cena dove si
assistono alle prime confessioni con il giusto tempo del dialogo tra
persone, soprattutto quando i temi sono scottanti o si devono dare
spiegazioni di fatti ed eventi importanti della propria vita. Anche la
sequenza del processo è lunga, ma soprattutto nella parte finale del
film assistiamo a un'altra sequenza dove ancora una volta ci si deve
prendere il tempo giusto e in un parallelismo situazionale, lo
spettatore assiste al reading con dibattito di una giovane scrittrice
pubblicata dal marito di Fumi. La giovane legge il suo racconto per
intero e subito dopo si assiste al dialogo di alcuni personaggi in un
pub, presenti Fumi, il marito e la scrittrice, dove si ripete una
situazione similare alla prima parte, ma in questo caso è Fumi a dover
scontrarsi con la gelosia nei confronti della giovane che è innamorata
del marito. Hamaguchi utilizza un montaggio alternato, aumentando la
tensione emotiva, mostrando Akari che arrivata al reading non entra,
portata via dall'artista residente dello spazio d'arte di Fumi,
colui che ha tenuto il seminario sull'equilibrio all'inizio del film.
Vediamo Akari che si apre ai sentimenti e si lascia andare in una
discoteca, aiutata in questo dal giovane che diventa così un'allegoria
di "maestro di vita" che aiuta in qualche modo le quattro donne, un
"sensei" figura tipica della cultura giapponese dove è più una guida
spirituale. Alla dilatazione del tempo si configura un utilizzo di una
grammatica cinematografica basilare fatta di primi piani o di totali,
dove la macchina da presa è coscientemente posizionata in modo da far
risaltare sempre i personaggi in modo frontale (a volte anche con salti
di campo, ma del tutto funzionali all'estetica filmica) con una
composizione geometrica dell'inquadratura che trasmette un senso
materico dello spazio (una conferma della lezione di Ozu). Questo
permette all'autore giapponese di equilibrare la forma con il contenuto:
lo spazio ristretto contiene la dilatazione temporale e il loro
equilibrio permette l'espandersi naturale della azioni narrative.
Restando solo sulle quattro protagoniste (ma è possibile compiere lo
stesso esperimento anche sul resto dei personaggi) possiamo riassumere
il loro cambiamento di stato. Così partiamo con Fumi che passa da uno
stato di equilibrio iniziale, con un lavoro che ama e un marito
amorevole, a uno stato di disequilibrio finale, lo spazio d'arte non
riesce a decollare, si sente tradita dal marito, chiede il divorzio;
Akari passa dal disequilibrio del suo stato di donna divorziata, dura
per la sua professione di infermiera, che rinuncia ai sentimenti, a uno
di equilibrio dopo avere preso coscienza di voler provare ancora dei
sentimenti per gli altri; Jun dal disequilibrio del processo e dello
scontro perso con il marito, alla fuga verso un altrove felice insieme a
un figlio sempre desiderato; Sakurako da moglie e madre a scoprirsi
infelice per il figlio irresponsabile, un marito che pensa solo al
lavoro e lei che si rifugia nelle braccia di un amante occasionale per
attenuare le frustrazioni. Oltretutto, questo cambiamento di stato che
il film racconta è poi messo in scena in modo binario se pensiamo che
Jun e Sakusaro sono amiche dai tempi del college e formano una coppia
precedente all'altra composta da Fumi e Akari e il cambiamento emotivo
dei personaggi avviene in una perfetta sintonia narrativa e di
parallelismo contenutistico.
"Happy Hour" di Hamaguchi Ryusuke è
un'opera complessa, articolata, ricca, che richiede partecipazione allo
spettatore e la sua lunga durata non spaventa. Come nel seminario del
film, l'autore trasmette pensieri e immagini a chi vede, utilizzando il
perfetto equilibrio tra immagine e parola, una comunione di sentimenti
tra personaggi e il suo autore, una rappresentazione della realtà
fenomenica instancabile tra creatore dell'opera e i suoi fruitori. In
due parole: un capolavoro.
Antonio Pettierre
(pubblicata su ondacinema.it/speciale 68 festival del film Locarno)