In occasione della presentazione
di "Bella e perduta", in concorso alla 68 edizione del festival del film
di Locarno abbiamo avuto modo di parlare del film con il suo regista
Pietro Marcello
La
seguente è intervista è solo in parte il frutto di domande personali ed
è stata realizzata mettendo insieme le dichiarazioni del regista emerse
durante la conferenza stampa e nell'approndimento a cui il regista si è
prestato per una piccola parte dei giornalisti italiani presenti al
festival.
Da che cosa viene la scelta di presentare il film a Locarno?
Principalmente
dal desiderio di Carlo Chatrian di avermi in concorso e dal fatto che
nel momento in cui ho dovuto dargli una risposta definitva non avevo
ricevuto altre chiamate. Il film era stato inviato anche a Venezia però,
col senno del poi, credo che Locarno sia un festival che si addica
maggiormente alle mio modo di essere. Se ci fossi andato, se fossi stato
chiamato probabilmente mi sarei dovuto presentare con Sarchiapone, il
bufalo che ho fatto recitare nel film, quindi alla fine è stato meglio
così
Per certi versi "Bella e
perduta" è un film che sembra ripartire da zero rispetto a quello che
avevi fatto prima, parlo anche in termini di linguaggio.
Il
mio linguaggio cinematografico si rimodula film dopo film ma
fondamentalmente rimane sempre lo stesso. In questo caso "Bella e
perduta" è nato da solo perché dopo la morte di Tommaso, il pastore che
aveva scelto di prendersi cura della reggia di Carditello, abbiamo
dovuto rivedere il piano di lavorazione. All'inizio infatti, volevamo
fare un viaggio attraverso le regioni d'italia alla ricerca di
personaggi emblematici, poi con la morte di Tommaso, abbiamo deciso di
restare nella provincia Casertana per continuare a parlare di lui
attraverso Sarchiapone, il bufalo che ha lasciato in testamento al
contadino della Tuscia a cui poi Pulcinella lo dovrà recapitare. Da qui
anche lo scarto formale del film che, dopo un inizio prettamente
documentaristico si trasforma in una vera e propria fiaba, con quello
che ne segue in termini di contenuti e montaggio.
Nel film
ci sono immagini d'archivio molto esplicite che mostrano le diverse
reazioni della popolazione rispetto alla questione della cosidetta Terra
dei fuochi.
Volevo far capire alle persone le
problematiche legate alla Terra dei fuochi ma ero consapevole del
rischio di poter sfociare nel film d'inchiesta. D'altra parte non potevo
raccontare quella terra che è anche la mia senza parlare di queste
cose. Ancora una volta la morte di Tommaso mi è venuta incontro facendo
diventare la storia una vera e propria fiaba.
Te
la senti di poter dire che il film è influenzato da film come "Au
Hazard Balthzard" di Robert Bresson e "Uccellini e uccellaci" di Pier
Paolo Pasolini.
Sono film che ho visto e che certamente
hanno influenzato la mia formazione ma penso che "Bella e perduta" sia
un'altra cosa rispetto a quei due capolavori. Di certo però ho pensato
spesso al film di Pasolini.
Tu
hai affermato di non essere interessato al teatro ma poi nel film
proponi Pulcinella che appunto deriva da quella tradizione, non ti
sembra un controsenso
In verita la figura di Pulcinella
mi è stata ispirata da ricordi che risalgono alla mia fanciullezza e da
un vicino di casa che dopo aver finito di lavorare si vestiva da
Pulcinella e se ne andava in giro a far divertire le persone. Mi ricordo
che un giorno lo vidi mentre si levava la maschera, e forse è stato
proprio l'impatto emotivo di quella visione ad aver ispirato la mia
versione di questo celebre personaggio. Aggiungo che nel film Pulcinella
è interpretato da Sergio Vitolo, un non attore visto che nella vita fa
il fabbro, ma certamente l'unico disposto a portarsi dietro un animale
di 100kg.
Volevo chiederti se ti eri posto l'idea di che
tipo di pubblico potrebbe vedere il tuo film, che differisce molto dai
prodotti che arrivano nelle sale e che quindi potrebbe avere difficoltà a
trovare spettatori
Sinceramnte non saprei
risponderti perché è un problema che non mi pongo. Quando faccio un film
lo faccio per me perché è una cosa che mi fa stare bene. Mi rendo conto
che di fronte ho un pubblico paratelevisivo, l cui gusto è stato
rovinata da anni di cattiva televisione ma io di questo non posso farci
niente e di certo non mi fa cambiare il mio modo di girare. Ed è proprio
per continuare a mantenere la mia indipendenza che giro con risorse
limitate. Con il mio carattere non potrei sopportare intromissioni. Non
amo il cinema del reale e penso che a me come regista spetta il compito
di trasporre la realtà dal mio punto di vista. Per fare questo devo
avere totale libertà.
Ci puoi parlare degli aspetti tecnici e produttivi
Il
film si è potuto realizzare dapprima grazie a Mario Gallotti e
successivamente a Paola Malanga di Rai Cinema che voglio ancora
ringraziare. Il budget è stato di quattrocentocinquanta mila euro e per
quanto riguarda gli aspetti tecnici ti posso dire che ho girato con
pellicole scadute, che mi davamo la possibilità di lavorare con la
celluloide e quindi con un prodotto alchemico che non potevo
controllare. Lo so che è un paradosso per me che appartengo a una
generazione cresciuta con il digitale ma così è per me. Al contrario il
film è stato montato con i tempi del documentario e cioè molto
velocememte. In questo modo sono stato in grado di risparmiare tempo e
denaro.
(pubblicata su ondacinema.it/speciale 68 festival del film di Locarno)
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68 festival del film di locarno - il cinema che fa stare bene: pietro marcello parla di bella e perduta
Creato il 19 agosto 2015 da VeripaccheriPotrebbero interessarti anche :