Ricki and the Flash
di Jonathan Demme
con Meryl Streep, Kevin Kline
Usa, 2015
genere, commedia
durata, 101'
Il cinema di Jonathan Demme è di quelli che non necessitano di
presentazione, per cui, nel raccontare la visione del suo ultimo film e
nel cercare di spiegare le ragioni di un giudizio non proprio
lusinghiero, utilizzeremo la carriera del regista senza alcuna vena
nostalgica e solo in funzione comparativa, nella convinzione che ogni
film faccia storia a se. In questo senso il progetto di "Ricki and the
Flash" non nasce per caso ma si colloca perfettamente in scia con la
filmografia del regista, tanto dal punto di vista della forma, essendo
una commedia con venature drammatiche e con personaggi fuori
dall'ordinario, che dei contenuti, raccontando di genitori e figli che
faticano a stare insieme (Rachel sta per sposarsi) e, nel contempo,
attraverso il personaggio della cantante rock, richiamata alle
responsabilità di madre dopo anni di assoluta latitanza, agganciando
quella passione musicale, a suo tempo celebrata con "Stop Making Sense".
La
coerenza dell'assunto, non trova però altrettanta rispondenza nei modi
della realizzazione, perchè il film, oltre all'incapacità di offrire
varianti al tormentone rappresentato dal senso di colpa della
protagonista, destinato a oscillare tra voglia di fuga e sentimenti di
partecipazione, riesce anche a farsi condizionare dalla personalità
della Streep che, dall'alto del suo status, impone alla storia
una versione aggiornata della mamma trasgressiva e fuori dalle righe sul
tipo da lei offerto in "Mamma mia".
Dal canto suo Demme, a differenza
del solito, rinuncia a plasmare il personaggio, scegliendo di mettersi
al servizio dell'istrionismo della sua star. Quello che ne consegue
allora, è il one woman show di un'attrice che, nella volontà di
confermarsi, eccede nelle sottolineature fornite al carattere del suo
personaggio. Senza considerare che la generosità del minutaggio offerto
alle performance musicali dell'attrice - accompagnata per l'occasione
dal cantante Rick Springfield - appaiono più un riempitivo che una vera e
propria necessità.
(pubblicato su ondacinema.it/speciale 68 festival di Locarno)