Ormai vivo a Firenze da anni, la mia “C” aspirata acquisita e qualche espressione gergale locale mi fanno sentire talvolta una cittadina ad honorem, anche se il resto della mia parlata mi tradisce. Posso dire di conoscere la città, ormai. Il centro per me non ha più segreti, anche se Oltrarno ogni tanto mi perdo nell’incrocio di vicoli che mi fanno sbucare in una piazza al grido di “Ah, ecco dove mi trovo!“. Ma in qualche occasione mi sento ancora una turista, un’esploratrice, ed è con questo spirito che scopro ogni volta angoli nuovi e del tutto inaspettati, oppure che torno volentieri in luoghi che per me hanno un’aria tutta particolare. Per questo post ne ho isolati 7, tra Firenze e le sue immediate vicinanze. Questo post è però senz’altro incompleto e spero prossimamente di aggiungere altri 7 posti e poi altri 7 ancora, man mano che li scopro o li ri-scopro.
Ecco dunque i 7 posti incantevoli di Firenze e dintorni che in pochi conoscono:
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Piazzetta del Limbo: è una piccolissima piazzetta chiusa tra l’Arno e via delle Terme, a due passi da via de’ Gergofili, dove un albero di ulivo ricorda l’attentato del 1992. Sulla piccola piazza si apre la chiesina dei SS. Apostoli la cui graziosa facciata in pietra a vista è un piccolo gioiello di romanico fiorentino. Dall’Arno vi si accede attraverso uno stretto vicoletto che non vi fa minimamente presagire ciò che incontrerete. La chiesetta colpisce proprio perché non ci si aspetta di trovarla. Del resto, quest’area fu ampiamente bombardata e distrutta durante la II Guerra Mondiale, e trovare un edificio tanto antico qui dove le mine tedesche fecero saltare in aria tutto il quartiere medievale prospiciente l’Arno è cosa che non può passare inosservata. Anche Via delle Terme è molto suggestiva: una via stretta e sinuosa sulla quale si affacciano varie botteghe prima di sbucare nell’ampia piazza Santa Trinita. Piazza del Limbo è un luogo cui sono affezionata, proprio perché rimane nascosto ai più e perché riesce a mantenere un carattere medievale che all’intorno si è in parte perso. Riesce ad essere ancora oggi un luogo autentico dove storia e bellezza si incontrano e si fondono.
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i giardini presso la Chiesa Evangelica Luterana: siamo sul Lungarno Serristori, appena passato il Ponte alle Grazie dal quale pare buttarsi l’Uomo Comune dell’artista Clet Abraham. Non è niente di eccezionale, intendiamoci: ma è un giardinetto un po’ dimesso, molto intimo, che a seconda dei casi può risultare molto romantico o molto malinconico, dipende dello stato d’animo di ciascuno. A me in particolare piace il prospetto delle due piccole casette che affacciano sul giardino: niente di che, ma contrastano con i grandi palazzi che si trovano intorno e di fronte, sull’altra riva dell’Arno. Le panchine sotto gli alberi invitano alla sosta e alla riflessione. Molto autunnale in qualsiasi stagione, il piano di calpestio è regno indiscusso delle foglie secche che hanno abbandonato i loro rami. Un luogo dove fermarsi a riposare, e eventualmente a meditare sui propri affanni quotidiani. Senza piangersi addosso, però.
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Dietro Santa Croce: Tutti conoscono la facciata di Santa Croce, ma chi può dire di aver mai visto il retro? L’abside, infatti, è nascosta dietro il prospetto continuo di quello che un tempo era il convento annesso alla basilica. Ad un certo punto questo lungo muro si interrompe e vi si apre un cancello: è l’ingresso della Scuola del Cuoio, una scuola artigiana che ha sede proprio qui. Il cancello solitamente è aperto, così si può buttare un occhio al suo interno: l’abside di Santa Croce non è da meno del resto dell’edificio, se amate gli archi, i contrafforti, le corncici e le vetrate alte e lunghe; ma le sorprese non finiscono, perché guardandosi intorno scovate scorci molto intimi dei laboratori della Scuola. Potreste trovare anche un artigiano intento al suo lavoro. Il bello di questo luogo è il suo essere così nascosto che solo se si osa varcare la soglia lo si può scoprire. E voi che fate, restate oltre le grate del cancello o entrate?
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le Cure, lungo il Mugnone: percorrere il tratto di via Boccaccio che costeggia il fiume Mugnone prima di giungere nel quartiere de Le Cure offre la vista su un lungofiume che non sembra appartenere a Firenze, quanto piuttosto ad un bel paesino d’altri tempi, con case piccole e basse che incorniciano il fiume. La via, che discende da San Domenico, lungo la via per Fiesole, prima di giungere in piano in città costeggia terreni e ville in una passeggiata molto piacevole in qualsiasi stagione. Arrivati alle Cure, la vista è ancora più bella se si attraversa il Mugnone, in modo da poter spaziare lo sguardo su entrambe le rive. Il fiume al di sotto scorre tranquillo, abitato da qualche airone, da qualche uccello acquatico e dalle nutrie: un piccolo ecosistema calato in città. Il LungoMugnone è molto suggestivo sempre, in qualunque momento della giornata: che sia giorno pieno, che sia il tramonto, che sia di notte, quando le case sono illuminate dalla luce gialla dei lampioni, il panorama è sempre molto bello e, con la giusta compagnia, pure romantico. I pini, su una sponda del fiume, disegnano un’elegante ombra che si riverbera sull’acqua.
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il Castello del Trebbio: immerso nel verde delle colline fuori Firenze, circondato da vigne e vigne e vigne, si incontra lungo la strada che da Santa Brigida scende verso Pontassieve un castello non tanto grande, per la verità, ma che profuma di antico e di storia: in ogni torretta, in ogni finestra, nel loggiato e sul pesante portone di ingresso si colgono i segni di un passato importante. E in effetti tra le sue mura ne son successe di cose: il castello apparteneva alla famiglia fiorentina dei Pazzi e fu qui che fu architettata la Congiura de’ Pazzi nel 1478, che portò all’uccisione di Giuliano de’ Medici, fratello di Lorenzo il Magnifico e che fu soffocata nel sangue. Il castello fu confiscato, ed ebbe nuovi padroni. Oggi ospita un agriturismo con annesso ristorante e vigna didattica: un luogo incredibile sospeso nel tempo e immerso nelle colline dove trascorrere delle giornate nel verde e a due passi dalla città.
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Cercina: la chiesina di Cercina è un amore. La si raggiunge dopo una strada che salendo da Careggi attraversa dolci colline, percorso ideale per una gita in lambretta. Il paesaggio è davvero eccezionale, tra oliveti, vigne, casali con i muri di recinzione arricchiti da glicini che a maggio regalano il colore viola a queste contrade. La chiesina, molto antica, dedicata alla Madonna, si apre su uno spiazzo davanti al quale si stendono campi coltivati e una fattoria. Non solo, salendo la strada a piedi che da qui si diparte, nel piccolo boschetto solitamente pascola un gregge di caprette. Ecco, questo è un luogo veramente bucolico dove fare una passeggiata, un luogo dove si torna bambini, dove si riscopre il piacere tutto infantile di passare una giornata all’aria aperta imitando il belato delle caprette e fermandosi di tanto in tanto ad annusare un fiore.
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la Fattoria di Travalle: nei dintorni di Calenzano le colline disegnano un paesaggio morbido che si scalda alla luce del sole regalando nelle 4 stagioni colori meravigliosi. Nella piana si trova la fattoria di Travalle, che fu possedimento mediceo: una bella villa rinascimentale accanto alla quale è sorto un piccolissimo abitato. I giardini pubblici lasciano lo spazio ai campi, al torrente che scorre, a un sentiero che raggiunge una grande vigna e a una villa che pare abbandonata, e poi ancora ad un sentiero seguendo il quale si raggiunge l’Anello della Calvana, qui ci si può passare tranquillamente la giornata. Un posto paesaggisticamente molto bello, dove natura e cultura si fondono in equilibrio perfetto.
E voi? Quali altri posti vorreste segnalare?