Regia: Jake SzymanskiOrigine: USAAnno: 2015Durata: 43'
La trama (con parole mie): la cronaca della sfida più incredibile della Storia del tennis, un match durato ben sette giorni e combattuto dall'imprevedibile e scombinato Aaron Williams e dall'introverso, stupido e soggiogato dalla madre Charles Poole sull'erba di Wimbledon, lo Slam più rinomato e prestigioso del circuito, narrata attraverso le voci di sportivi, personalità pubbliche, opinionisti e semplici amici dei due sportivi che l'hanno combattuta fino all'ultimo respiro.
Un documentario pronto ad esplorare le vite, sportive e non, dei suoi due protagonisti, a mostrare i loro lati oscuri tanto quanto il talento cristallino che ha portato entrambi ad un passo dalla realizzazione di ogni tennista professionista: la vittoria a Wimbledon ed il numero uno del ranking mondiale.
Dunque chi, tra Williams e Poole, al termine di una battaglia di una settimana, alzerà le braccia al cielo?
Non sono mai stato un tifoso particolarmente accalorato, per quanto riguarda il tennis, e non ho mai tenuto una racchetta in mano, quantomeno facendo sul serio.
Eppure, nel corso della mia vita e come spesso accade quando si tratta di sport, più volte mi sono emozionato di fronte a grandi match e grandi personaggi, travolto dalla passione che muove chi mette tutto se stesso per poter vivere il campo da gioco, a prescindere da quale sia: lo scorso anno, ricordo ancora la tempesta di emozioni che fu la lettura di Open, autobiografia di Andre Agassi, il mio tennista preferito in assoluto, e la cronaca della sua vita dall'infanzia all'ombra del padre alla maturità, passando per tutti gli squilibri venuti nel mezzo.
Proprio in Aaron Williams, talentuoso e scombinato aspirante numero uno interpretato da Andy Samberg in questo sorprendente mediometraggio firmato da Jake Szymanski, ho rivisto le gesta di Agassi, il suo problema con la perdita dei capelli, un talento incontrollato ed incontrollabile che solo con la maturità è riuscito a trovare un equilibrio mancato per stagioni e stagioni vissute come un predestinato rivelatosi, di fatto, un'apparente cometa.
Dall'altra parte, quasi fosse un Sampras, un Poole schivo, timido ed altrettanto fenomenale, gestito alla grande - e anche di più - da un Kit Harington che sfodera un talento recitativo che neppure chi lo ha amato nelle vesti di Jon Snow in Game of thrones avrebbe potuto sospettare.
Attorno a loro, una cornice di comprimari usciti dal mondo del Cinema, dello Sport e dello Spettacolo - da Venus Williams a David Copperfield, passando per John McEnroe - ed una ricostruzione pressochè perfetta e bilanciata tra umorismo e malinconia, vittoria e sconfitta, trionfo e fallimento: ma attenzione, perchè tutta questa prima sviolinata a proposito di 7 days in hell potrebbe perfino caricare troppo le aspettative, o farvi considerare il lavoro di Szymanski come una sorta di quasi dramma sportivo dal respiro decisamente alto.
Niente di più sbagliato.
Perchè il drammatico match tra Williams e Poole, con tutti i suoi risvolti assurdi, incredibili, profondamente umani, è presentato nel modo più divertente che possiate immaginare, ed ha il grandissimo potere di trasformarsi quasi immediatamente in un instant cult, così come era stato lo scorso anno Kung Fury, e che con lo stesso condivide minutaggio, dimostrazione di talento e, perchè no, aspirazione del proprio regista: personalmente, pur se colpito dai richiami e dallo spirito assolutamente sportivo - legato all'abnegazione, alla passione ed alla volontà dei suoi protagonisti - del film, ho passato la maggior parte del tempo a ridere come uno stronzo da solo davanti al computer godendomi ogni secondo della follia non solo dei tennisti e dei loro amici e congiunti - dal già citato David Copperfield a Dolph Lundgren, passando per l'ossessiva madre di Poole e la splendida interpretazione della Regina -, finendo per attribuire un significato quasi tragico e shakespeariano all'epilogo, perfetto, in più di un senso, per la pellicola, il suo spirito ed il carattere dei suoi protagonisti.
Di sicuro, in bilico tra il sopra le righe ed il sorprendente, questo 7 days in hell rappresenta una delle sorprese più clamorose del periodo, ennesima conferma del valore del brand HBO e della marea di passioni che le grandi imprese solleticano, inevitabilmente, nell'Uomo.
Scombinato o ligio alle regole - apparentemente - che sia.
MrFord
"Monday
took her for a drink on Tuesday
we were making love by Wednesday
and on Thursday & Friday & Saturday we chilled on Sunday
I met this girl on Monday
took her for a drink on Tuesday
we were making love by Wednesday
and on Thursday & Friday & Saturday we chilled on Sunday."Craig David - "7 days" -
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