Ovviamente l'inchiesta di questi giorni, culminata con i 7 arresti di stamattina, non rappresenta la punta dell'iceberg, più appropriata è un'altra metafora: una goccia del mare.
Stiamo parlando di 33 appalti e stiamo parlando di una corruzione che ammonta a 650mila euro di tangenti. In più stiamo parlando di 7 dirigenti e funzionari su un totale di decine di migliaia. Peanuts, dicono gli anglosassoni: noccioline! Nulla! Bruscolini!Ma ciò nonostante la provocazione che vogliamo gettare sul tavolo oggi è la seguente: non è colpa dei dirigenti, non è colpa di questi presunti concussori, non è colpa di questi presunti corrotti. La colpa è una colpa di sistema, di architettura, di ambiente e, in primis, di scelte politiche.
Tra i numeri che abbiamo elencato sopra ce n'è uno che ci spiega questa situazione: 33. 33 appalti. E sono una frazione del totale. Per sistemare strade e tombini, 33 appalti. Su un totale di chissà quanti. In un palcoscenico simile, lo diciamo senza tema di smentita, cadrebbe in fallo e probabilmente si farebbe volontariamente o involontariamente corrompere perfino chi scrive, finirebbe nella rete melliflua delle squallide azienducole romane dei lavori pubblici anche il più integerrimo dei funzionari svizzeri con sangue danese e origini svedesi-tedesche. Tutti finirebbero a sporcarsi lavorando in una orribile ed enorme pozzanghera disorganizzata.
La verità è che questo sistema è stato strutturato appositamente per generare corruzione. Per i dirigenti, per i funzionari, per gli eletti (consiglieri comunali), talvolta anche per gli assessori. Il sistema è stato strutturato in maniera caotica e ingovernabile proprio per questo, ecco perché non ha senso dare la colpa a chi, a valle, ne è il risultato. Se per decreto obblighi tutti i cittadini a non chiudere l'auto, poi puoi prendertela con i ladri se aumenta il tasso dei furti d'auto? Se inauguri uno zoo con gabbie fatte di biscotti invece che di metallo, poi puoi prendertela con le belve se i visitatori vengono sbranati? E potremmo andare avanti ore metafora via metafora.
Come dovrebbe essere strutturata la manutenzione delle strade a Roma? Molto semplice: 1 appalto per la grande viabilità, 5 appalti municipio per municipio (5 lotti di 3 municipi) per la viabilità locale, 1 appalto complessivo per le caditoie, 1 appalto complessivo per le alberature, 1 appalto per la rimozione e così via. Appalti grossi, enormi, con la possibilità per partecipare di essere ditte di grandissime dimensioni, possibilmente internazionali.
Pochissimi appalti sono controllabili, sia per la politica sana, sia per i cittadini, sia per la magistratura. E non si scappa. Ed è molto più facile che tutto sia pulito. Più facile è anche controllare i risultati.Non stiamo parlando in astratto: una cosa simile è stata fatta a Roma negli anni 2006/2008. La giunta Veltroni allora organizzò un mega appalto pluriennale per la grande viabilità, vinse una grossa società di Napoli, a Romeo Gestioni, e le cose funzionavano. Addirittura, qualcuno si ricorderà, c'era un sito web dove era possibile non solo segnalare le anomalie ma seguire cantiere per cantiere tutti i lavori in città. Si poteva discutere sulla onerosità dell'appalto (era troppo caro? Non lo era? Non è questa la sede), ma quella era la strada: senz'altro quel modello era migliorabile, ma non andava abolito. Ovviamente appena arrivato al potere Alemanno ha smontato quel sistema con scuse bieche (appoggiandosi a noie giudiziarie, poi totalmente superate, che Romeo aveva in quegli anni) pur di tornare al sistema precedente, parcellizzando tutti gli affidamenti, procedendo per affidamento diretto (nel frattempo, sempre Alemanno, non approvava i bilanci del Comune così i dirigenti - quelli che stamani sono stati messi in galera - erano autorizzati a procedere per dodicesimi e ad affidare lavori senza gara). Dal febbraio 2009 il maxi appalto Romeo venne revocato. Costava 720mln di euro per 9 anni; 80 mln l'anno. Negli anni successivi il Comune, ottenendo risultati raccapriccianti, andrò a spendere ben di più. Ma i soldi finirono alle ditte amiche. I consiglieri che lottarono nella seconda metà del 2008 contro l'appaltone sono stati nel 2015 coinvolti in Mafia Capitale. Da lì lo scandalo attuale che però, con la brevissima parentesi dell'appaltone Romeo, rappresenta una modalità esistente da sempre.
Per risolvere la strada è semplice. Ma nessuno (neppure Marino per la verità) pare intenzionato a percorrerla con la scusa che appalti troppo grandi metterebbero ai margini le dittuncole romane di lavori pubblici.