La quarta e ultima serata di proiezioni del Festival del Cortometraggio di Latina si chiude fra i meritati applausi di un pubblico più numeroso dei precedenti tre appuntamenti. Buon livello qualitativo medio per una serie di opere che spaziano dal drammatico al comico, dall’intrattenimento al cinema impegnato, a volte anche all’interno della stessa opera. E’ il caso di “Caffè capo”, in cui il regista Andrea Zaccariello innesta risvolti comici nel ritratto di un cinico ed annoiato uomo di potere, alle prese con la tentazione, via telefono cellulare, di scendere in politica. L’incontro con un extracomunitario lo porterà ad impegnati progetti e proiezioni mentali che si scontreranno con una ben più pragmatica realtà…girato in proiezione del finale, molto gradevole e ben interpretato da Gianni Cavina, si inserisce fra altre due fiction di genere drammatico: il primo è “Il viaggio del piccolo principe” di Nicola Sorcinelli, che tratta il tema della donazione degli organi cercando di guardare i due lati della medaglia; ben girato, montato e musicato, fotografia curata: forse il dolore della madre per la perdita del figlio è una strada troppo battuta, ma gli intenti di fondo sono buoni. “Storia di nessuno” di Manfredi Lucibello è un ritratto triste e finemente caricaturale di un sicario italiano sopravvissuto agli anni di piombo e rimasto vittima psicologica delle sue scelte: stilisticamente curato, a partire dai toni freddi della fotografia e dalle costruzioni delle esecuzioni, ma le ambizioni di ritratto politico-sociale a cui ambisce rimangono vaghe.
“Parlami d’amore” di Chris Zecca è una riuscita pubblicità-progresso riguardante la violenza contro le donne, con la vecchia canzone italiana che sottolinea insieme alle giustificazioni delle vittime i silenzi sull’argomento: acuto.
“Jobox” di Alessandro Acito è un’opera girata con cura in bilico fra il fantascientifico e il videoclip, ma nonostante la buona forma non chiariscegli intenti e rimane fine a se stessa. “The Way to Nirvana” di Pilar Koller da Locarno tenta la strada della poesia e del socialmente impegnato a favore delle minoranze, ma più che al cinema assomiglia ad un esperimento di videoproiezione. “Il pianeta perfetto” di Astutilio Smeriglia è una divertentissima animazione 2D su un pianeta in cui i soli crescono suglia alberi e i semafori sono sempre verdi: ben ritmato e con più di una trovata, si distingue per uno spiccato gusto del surreale. “Once Upon A Time On Heart” di Ian Hotersall da Londra è un corto di fantascienza apocalittica senza troppi contenuti girato con tutta probabilità in funzione dei curatissimi effetti speciali ed animazioni 3D: bella la scatola, ma è vuota. “Julie And Her Guys” è un corto francese girato dalla parigina Fanny Jean-Noel, in cui una versione tuttaltro che ingenua della “Amelie” di Jeunet cerca, andando per tentativi, il principe azzurro: delizioso e curatissimo
nello stile Plaisirs minuscles alla Delerm, provocatorio nello svolgimento ma conciliante nelle conclusioni, rimane un’opera da vedere e rivedere che coglie nel segno. “La mamma, il fumettista e il re” di Elisa Mereghetti e Marco Mensa è un travel-documentary sul turismo responsabile con buoni propositi e una bella struttura di fondo: criticabile la scelta di una voce narrante eccessivamente presente che potrebbe far risultare troppo didascalica l’opera, per il resto l’ultima opera della sezione Corto Africa funziona e si fa apprezzare. Infine “Paper Memories” di Theo Putzu da Barcellona ma sardo di origine, riuscita opera di stampo surrealista in cui un anziano cerca la realtà in vecchie fotografie, realizzata senza dialoghi ma con soltanto la forza delle immagini di una fotografia curatissima ed un notevole impegno in postproduzione perfettamente coordinato allo stampo stilistico e al contenuto narrativo. Un applauso a tutti, alla prossima edizione che di questa ne è valsa la pena.
Angelo Mozzetta