Che in ogni fiaba ci sia un risvolto macabro è cosa nota. Basti pensare all’immancabile “uomo nero” e all’elemento morte/risurrezione spesso presente. Andando al di là della versione Disney zuccherosa e smielata quasi sempre le storie originali sono ricche di particolari macabri che sfiorano l’horror e in certi casi addirittura lo splatter: vogliamo parlare per esempio degli occhi delle sorellastre di Cenerentola cavati dagli uccellini durante il suo matrimonio? O della prima versione di Pinocchio in cui il simpatico burattino muore impiccato?
In questo libro – devo dire passato piuttosto inosservato – ci ritroviamo a fare i conti con alcune delle fiabe per bambini più famose (da cappuccetto rosso al gatto con gli stivali) in una versione decisamente dark. Sia chiaro, di paura ne ho provata davvero poca, però ho trovato interessante trasformare così tanto delle trame note e famose in tutto il mondo.
E’ inoltre il primo libro di queste Horror Nights ad avere una forte componente sessuale e in un certo senso anche abbastanza morbosa soprattutto nella versione horror di cappuccetto rosso in cui la bambina si salva offrendo al lupo la sua verginità. Descrizioni degne di alcuni film di Burton le troviamo soprattutto nel racconto della figlia di Dracula, la Contessa, che vive in una immensa villa decandente circondata da una vera foresta di rose rosse.
Per concludere lo stile è piuttosto raffinato e ricco – quasi a imitazione degli stili ottocenteschi delle prime ghost story – denso di aggettivi, metafore e allegorie. Tra vestiti di pizzo macchiati di sangue e pesanti tendaggi neri le fans delle Favole di Victoria Frances impazzirebbero!
Voto: ★★★✰✰ e mezza!
Livello di paura: ☠
Se riparassi le corde di quel violino coi tuoi capelli, potremmo danzare insieme alla sua musica, mentre la luce esausta del giorno cola tra gli alberi; meriteremmo melodie migliori degli acuti canti di nozze di allodole prigioniere in belle gabbiette, mentre il tetto vacilla sotto il peso di tutti gli uccelli che tu hai incantato e noi consumiamo i nostri misteri profani sotto le foglie.