Il 25 Aprile da Genova, a bordo di uno yacht a vela, un gruppo di italiani capitanati da Oscar Farinetti (patron di eataly) e di Giovanni Soldini (skipper) ha preso il largo alla volta di New York. L’iniziativa, “7 mosse per l’Italia”, vede coinvolti tra i membri dell’equipaggio ventidue uomini, tra cui diversi imprenditori ed intellettuali nostrani. Obiettivo: individuare attraverso il reciproco confronto alcune ricette immediate che possano migliorare la situazione dell’Italia.
I nomi: Baricco, Scurati e l’immancabile Odifreddi tra gli intellettuali; Marzotto e Falck tra gli imprenditori. Per citare i nomi più noti al grande pubblico.
Italo Svevo, o meglio Ettore Schmitz, rimase Ettore Schmitz fino a quasi la sua morte. Eppure aveva scritto (La coscienza di Zeno) un libro oggi considerato un capolavoro della letteratura del Novecento. Non era forse un intellettuale? Eppure quello che oggi ricordiamo come Italo Svevo per i suoi contemporanei fu solo Ettore Schmitz, un semplice commerciante. Conobbe la notorietà pochi anni prima della sua morte grazie al ruolo decisivo di James Joyce e di Eugenio Montale.
Michele Ferrero, industriale patron dell’omonimo gruppo di Alba, oggi ottantaseienne, vittima della scomparsa improvvisa del figlio Pietro, deve maggiore notorietà proprio al recente momento di lutto che al suo passato di imprenditore geniale. Sue invenzioni sono infatti la Nutella(1963) e il Kinder (1967). Quando inventava quei prodotti che gli hanno permesso di essere l’uomo più ricco d’Italia, di dare lavoro a ventidue mila dipendenti in diciotto stabilimenti in tutto il mondo, pochi, mi riferisco al grande pubblico, avevano presente il suo volto.
Due esempi per dire che oggi va recuperato il senso della riservatezza, della operosità schiva. Gli intellettuali tornino a fare il proprio mestiere. Interpretare la realtà fornendo le chiavi di lettura per comprenderla al meglio. Gli imprenditori tornino a fare profitti rischiando le proprie risorse e non quelle pubbliche. Costruendo cose nuove, semplici e belle.
L’unica ricetta grazie alla quale un paese, senza petrolio, senza nucleare, e senza rinnovabili drogate da incentivi assurdi, possa avere una bilancia dei pagamenti in positivo e contenere la disoccupazione. Con lo sviluppo verrà anche, poi, la modernizzazione. Tant’é.