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7. Principi, principesse e ragazze virili

Creato il 18 marzo 2013 da Vivianascarinci

1. Premessa

2. Il diavolo

3. Kay

4. Gerda

5. La donna esperta di magia

6. Intermezzo

Le nostre parole sono lente a raggiungerci, come se contenessero, separate, un nerbo sufficiente per restare chiuse tutto un inverno; o meglio come se, a ciascuna estremità della silenziosa distanza, si mettessero in gioco, è loro interdetto di slanciarsi e di congiungersi. Le nostre voci corrono dall’una all’altra; ma ogni viale, ogni pergolato, ogni macchia, le tira a sé, le trattiene, le interroga. Tutto è pretesto a rallentare.
Spesso io non parlo che per te, affinché la terra mi oblii. René Char

7. Principi, principesse e ragazze virili

Per farla breve Gerda, grazie all’aiuto del corvo e della sua fidanzata viene condotta a una verifica per lei emotivamente distruttiva: il ragazzo che ha sposato, come le ha riferito il corvo, la più intelligente delle principesse disponibili sul mercato delle fiabe, è Kay? A differenza di quel che si diceva in giro, non è che ci fosse tutta questa disponibilità di vere principesse in quel frangente e Gerda questo lo sapeva bene. Possibile che proprio Kay avesse trovato quel favoloso connubio di intelligenza e nobiltà in una donna, e che ciò lo avesse reso principe? La scena che conduce Gerda a questa verifica è di una bellezza pari solo a quella raccontata nel mito di Eros e Psiche: condotta furtivamente nei pressi della stanza più segreta del castello che custodisce il talamo dei neosposi, Gerda dovrà attraversare uno  strano e popolato corridoi, prima di entrare nella camera da letto dei due sposi. Sono i sogni degli sposi a popolare quel corridoio limitrofo al sonno: cavalli purosangue, cacce, dame, cavalieri da cui Gerda fu circondata in un attimo. Oddio, pensò, i sogni di Kay potrebbero essere questi … Ma quando Gerda alzò la lampada, esattamente come fece Psiche per finalmente vedere  se il suo uomo fosse un mostro o l’amore, lei sapeva già in cuor suo che quelli non potevano essere i sogni di Kay. E infatti principe e principessa erano solamente principe e principessa: due giovani gentili e generosi che quando seppero tutto, invece di cacciare a pedate quella strana ragazza  che si era introdotta nottetempo nei loro sogni, la rivestirono di tutto punto e le regalarono una carrozza per andare dove volesse, e ai suoi due fratelli di volo, corvo e cornacchia, ritennero giusto restituire pari libertà.

Ma Gerda è soprattutto un’esule e il nuovo apparecchiamento principesco non è destinato a durare molto. Appena fatta un po’ di strada la nostra subì un’imboscata da parte di briganti che però qui somigliano, invece che a manigoldi d’altri tempi, a orchi anzi a orchesse. Infatti la più scatenata, quella che subito propone alla banda di fare fuori Gerda per impadronirsi di tutto quel ben di Dio che le avevano donato i principi, è una vecchia brigantessa barbuta che ha per figlia una ragazza assai virile. Che  scopriremo essere lei il vero capo della banda. Per la verità la ragazza virile è un personaggio molto affascinante, forse il più fascinoso di tutti. Sembra una ragazza viziata e prepotente ma presto vedremo che l’autorità che Andersen le accorda non le arriva dalle sue velleità intimidatorie, né dall’essere figlia di un’orchessa che stravede per lei.

Infatti, subito, con prepotenza maschile della peggior specie, la ragazza precisa alla banda, madre compresa, che Gerda è il suo giocattolo e che quindi solo lei può farne quello che vuole. Del resto la fanciulla virile ama così, e lo dimostra a Gerda trattandola come tutto l’esercito di animali piccoli e grandi che tiene imprigionati, qualcuno rinchiuso, qualcun altro recluso per mezzo soltanto del terrore che incute. E’ il caso di una bellissima renna lappone finita chissà per quale oscura via in mano a  quella ragazza. Uno degli aspetti più avvincenti di questa bambina animale, figlia di brigante, è una forma di rapacità totalmente innata che trapela dal suo essere, che se da una parte la rende un personaggio non spendibile in termini di civiltà e decenza, dall’altra la partecipa di un istinto acuminato rivolto egualmente a cose, animali e persone che, insieme a una sincera sfrenatezza, la fa apparire un personaggio davvero  portentoso, quanto regine seppur della neve e principesse, non si sognerebbero neppure.

Questa  ragazza che Andersen rappresenta facendo scelte narrative modernissime, è il personaggio della storia che Gerda subisce di più. Sia in termini di paura che di fascinazione. Tuttavia neanche la fanciulla virile riuscirà a  fermare Gerda che stavolta è davvero vicina alla meta. E ancora una volta sono gli animali a dare a Gerda una traccia riguardo la sparizione di Kay: Gerda è a letto con la fanciulla virile, ed è spaventata. Quella ragazza ha sempre per compagno un coltello, ma non si sa se lo brandisce per giocare o minacciare. Si è già fatta raccontare tutta la storia due volte, come se la vita di Gerda fosse solo una favola. E adesso pretende che Gerda dorma insieme a lei, dopo il racconto. Gerda non sa se morirà o sarà amata, e per la prima volta  è perfettamente consapevole di quanto siano equidistanti entrambe le possibilità, come fossero le due facce di una moneta che a un certo punto del proprio viaggio è necessario spendere per intero.

Infatti è proprio a questo punto della storia che i palombi, gli unici animali della brigata che sembrano vivere insieme a quella strana gente per scelta, le rivelano che hanno visto Kay, lo hanno visto passare su una  slitta insieme alla regina della neve, probabilmente diretto con lei in Lapponia. Sì, la Lapponia il posto che per una coincidenza molto curiosa è anche il luogo d’origine della povera renna che la ragazza virile tiene prigioniera per motivi che non sappiamo e che pure minaccia col coltello, in quanto anch’essa evidentemente, come Gerda, le è estremamente cara.  E’ dalla renna che finalmente apprendiamo qualcosa di importante sulla regina della neve, qualcosa che non somiglia a una chimera o al vagheggiamento innamorato di qualche giovane poeta: la regina della neve è una donna in carne e ossa che vive in Lapponia d’estate ma che è originaria non di un paese delle fiabe ma di un luogo vero, l’isola di Spizberg o forse Spitsbergen, ossia le isole Svalbard! Possibile? A ogni buon conto Kay non è sparito, non è morto ma si trova, forse per sua scelta o forse no, in un luogo vero. E alla luce di questa rivelazione, diventa fondamentale per Gerda capire se Kay è costretto prigioniero all’estremità più gelida del mondo o se in un modo o in un altro si trovi lì come di ritorno a casa.

La mattina successiva, tutto è cambiato. Gerda si risveglia in un letto in cui non è stata uccisa, se la più giovane dei briganti, non solo decide di lasciarla andare, ma le assegna come guida  la renna, l’unico essere al mondo  che possa condurla dove Gerda desidera veramente andare. Senza una lacrima e con molta ironia la fanciulla virile compie il gesto più nobile dei tanti che abbiamo visto fin qui:  lascia andare le due creature che le sono più care, e insieme a loro forse l’unica possibilità che una orchessa abbia di differenziarsi  dalla brigata turpe che capeggia. Lo fa consapevolmente e senza l’aria di sacrificarsi, diventando così uno dei personaggi più difficili da dimenticare sebbene il destino di Gerda fosse tutt’altro dal brigantaggio. Continua …

da “La regina della neve nella riscrittura quasi fedele di Viviana Scarinci”


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