Magazine Cinema

7 psicopatici

Creato il 28 giugno 2013 da Misterjamesford
7 psicopaticiRegia: Martin McDonaghOrigine: UKAnno: 2012Durata: 110'
La trama (con parole mie): Marty, uno sceneggiatore in crisi con qualche problema di dipendenza dalla bottiglia, deve stringere i tempi per la consegna del suo ultimo lavoro, chiamato 7 psicopatici, dovendo al contempo gestire il conflittuale rapporto con la fidanzata Kaya e soprattutto l'inseparabile e scombinato amico Billy, che si offre di aiutarlo nella stesura dello script raccontandogli storie decisamente curiose a proposito di killer di esponenti di spicco della mala e di uomini di fede più fedeli alla vendetta che alla religione.
Quando proprio Billy rapisce il cane di un vero boss malavitoso sperando in un riscatto - uno standard per il suo lavoro di "accalappiacani" portato avanti con il socio Hans -, la vicenda dei nostri si complica, e per Marty verrà il momento di affrontare davvero sulla pelle quello che diventerà il copione del suo film.
7 psicopatici
So già che molti storceranno il naso - almeno in parte - dando un'occhiata al voto che ho deciso di assegnare all'ultima fatica del promettente Martin McDonagh, salito agli onori della cronaca con l'ottimo In Bruges qualche anno fa, considerandola, di fatto, alla pari del suo esordio: io per primo sono ben cosciente del fatto che con 7 psicopatici l'autore britannico abbia dovuto piegarsi a qualche concessione alla grande produzione e alle stelle e strisce, eppure la sua prima esperienza oltreoceano - al contrario di quelle di molti talentuosi registi che finiscono fagocitati dalla "terra promessa" ammmeregana - può senza indugio essere considerata chiusa con un successo, e la consegna al pubblico di una pellicola scombinata e divertente, ironica e nerissima, pulp e da più di un punto di vista malinconica all'interno della quale figura un cast all star è la prova del grande talento di questo nuovo interprete di quella che ormai si può definire l'eredità dei vari Tarantino e Ritchie.
Scritto sfruttando un meccanismo di realtà e finzione e racconto nel racconto che ha la struttura di un allucinato balletto di scatole cinesi sotto acido e costruito sulle ottime interpretazioni dei suoi protagonisti - grande come sempre il vecchio leone Christopher Walken, meraviglioso il caotico Billy di Sam Rockwell, gigioneggiante e mitico Woody Harrelson con il suo Charlie -, 7 psicopatici ha una partenza fulminante, preludio ad una prima parte in grado di stimolare il dubbio che ci si trovi di fronte ad un vero e proprio miracolo, affronta una leggera flessione nella sezione centrale - forse avrebbe giovato una decina di minuti in meno nel momento del viaggio nel deserto di Hans, Marty e Billy - prima di sfoderare un finale decisamente efficace, all'interno del quale al gusto irriverente del grottesco tipico del genere e dell'approccio del regista si lega - come era stato anche per In Bruges - una commozione di fondo che risulta addirittura toccante, presa di coscienza dei propri limiti e della fine che ci attende inevitabile - nonchè figlia di vicende spesso decisamente curiose - simboleggiata alla perfezione dai due charachters di Hans - meraviglioso il rapporto con la moglie, ed il confronto "finale" di quest'ultima con Charlie, da pelle d'oca - e Zachariah, cui Tom Waits regala il pizzico di follia giusto che pare uscito dai suoi dischi migliori, in bilico tra la sbronza, la perdizione ed una lucidità che si riesce ad avere solo quando si è incredibilmente saggi o incredibilmente folli.
O entrambe le cose.
Ma certamente 7 psicopatici non è un film di quelli pronti a piangersi addosso, e accanto alle sequenze più struggenti troviamo una vera e propria miniera d'oro di clamorose chicche, dalla pistola inceppata di Charlie all'approccio bambinesco alla vita e alla morte - e tutto quello che si trova in mezzo - di Billy, dai conigli di Zachariah alla sua rivelazione a proposito di Zodiac - un vero e proprio colpo di genio piazzato dalla penna del regista e sceneggiatore - per giungere al tormentone a proposito del problema di alcolismo di Marty, che - forse per solidarietà tra bevitori - mi ha letteralmente piegato in due in ben più di un'occasione: l'idea di un rimprovero legato alla facilità con cui il protagonista si ritrova ad alzare il gomito venuto da personaggi - o psicopatici!? - abituati ad ammazzare cristiani, tagliarsi la gola da soli o far saltare la testa a vecchiette malate terminali è decisamente curiosa, e contribuisce a fare in modo che l'audience possa prendere coscienza di quanto la vita e la morte siano relative - che ci si trovi ad avere a che fare con pazzi criminali, oppure no - e che proprio quando la direzione di una storia pare essere perduta, basta guardarsi dentro per trovare l'ispirazione in grado di ridefinire la nostra intera esistenza - tematica cara a McDonagh, che aveva già affrontato la questione nel già più volte citato In Bruges -.
Certo, il viaggio che ci condurrà a questa sorta di epifania non sarà certo lastricato di imprese facili e buone intenzioni, eppure, come spesso si dice, sarà proprio quello, alla fine, a dare significato alla destinazione: l'importante sarà fare attenzione a non sbronzarsi così tanto da non ricordare quello che si è detto ed evitare di trovarsi con la testa tra un proiettile vagante e l'altro.
MrFord
"The first cut is the deepest baby I know the first cut is the deepestbut when it come to being lucky she's cursedwhen it come to loving me she's the worst."Rod Stewart - "The first cut is the deepest" -


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Magazines