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71a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Le considerazioni di Anton Giulio Onofri

Creato il 24 luglio 2014 da Thefreak @TheFreak_ITA

Oggi, 24 luglio 2014, si è svolta presso il St. Regis Grand Hotel di Roma la conferenza stampa di presentazione della 71a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia che si terrà al Lido dal 27 agosto al 6 settembre. Sono intervenuti il Presidente della Biennale, Paolo Baratta e Alberto Barbera,  Direttore della 71. Mostra. A seguire la conferenza c’era un critico d’eccezione, Anton Giulio Onofri, scrittore, regista, autore e conduttore del programma La Classica Domanda su CLassica HD (Canale 138 di Sky), il quale ha deciso di affidare a The Freak le sue esclusive considerazioni sul prossimo Festival di Venezia:

“I Festival del Cinema sono fatti per chi il Cinema lo ama per davvero, non per i giornalisti a caccia di divi e di titoli a sensazione. E’ chiaro che se sei tra i due o tre Festival internazionali più importanti al mondo devi garantire al pubblico degli accreditati buoni motivi per sobbarcarsi la spesa di un soggiorno lontano da casa, con la prospettiva di dormire tre o quattr’ore per notte e mangiare maluccio e disordinato per una decina di giorni. Immancabile il commento di una giornalista, che alla conferenza stampa della prossima Venezia, ha chiesto come mai quest’anno al Lido non ci saranno “i divi”, intendendo forse i soliti Clooney e Brangelina.

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Conferenza stampa di oggi presso il St. Regis Grand Hotel di Roma

Puntualmente il direttore della Mostra Barbera ha sciorinato, per smentirla, un po’ di nomi come Al Pacino, Edward Norton, Holly Hunter, Naomi Watts, eccetera eccetera, senza contare che “divi” o “stars” sono anche gli interpreti di cinematografie poco battute nelle nostre (multi)sale, ma assai più vivaci e in salute del, per dire, cinema di casa nostra, che in patrie come Cina o Turchia o India avranno le loro brave schiere di supporters… Insomma, se ami il Calcio non vuoi vedere soltanto i gol; se ami il Cinema, vuoi cercarlo e trovarlo, magari a sorpresa, in film e documentari svincolati dalle regole del mercato che imprigionano e soffocano la libera creatività degli autori, costretti a tener conto delle simpatie e dei gusti di un botteghino sempre più influenzato dal dilagante gusto televisivo imposto alle masse degli spettatori a colpi di fiction da tutti applaudite e salutate come “meglio del cinema”.

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Film d’apertura sarà “Birdman” di Alejandro González Iñárritu

Ecco, io al cinema vado a cercare il cinema, anzi il Cinema, quello con la maiuscola. E in una rassegna come quella veneziana presentata stamattina all’Hotel St Regis di Roma, so che ce ne troverò parecchio, tra quello che già mi aspetto e quello che inevitabilmente mi sorprenderà senza preavviso. Comprese naturalmente le delusioni che ogni aspettativa più o mena lecita può riservare. Ma se ti piace una cosa viva, come il Cinema, ti devi aspettare di tutto. Ma lo sai, e lì sta il bello di un Festival. Senza distinguere tra titoli in competizione e fuori concorso (ormai i Festival sembrano confezionati in funzione di un unico film che a tavolino si è già deciso di premiare, in accordo con un establishment internazionale condizionato dal mercato e da mille altri interessi: per questa Venezia infatti tutto autorizza a ipotizzare il massimo Leone per Faith Aikin e il suo epico The Cut), e frugando anche nelle non meno importanti sezioni collaterali, l’occhio cade su Inarritu, scelto per la serata di apertura, Roy Andersson, il Pasolini di Abel Ferrara, Andrew Niccol, il gigante giapponese Shinya Tsukamoto, il tostissimo coreano Im Kwontaek, Joshua Oppenheimer (quello di The Act Of Killing), Joe Dante, l’ormai prezzemolesco James Franco – che per fortuna ci ha abituati a standard decisamente intriganti – Barry Levinson, il grande Ulrich Seidl, e il sommo maestro ultracentenario portoghese Manoel de Oliveira.

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Festeggiatissimo sarà il ritorno al grande schermo di Peter Bogdanovich, con un film “alla Lubitsch”, come annunciato da Barbera. In arrivo c’è addirittura Lars von Trier con la bollente versione “uncut” del secondo volume del suo magnifico Nymphomaniac, uscito nei cinema espunto di azzardi hardcore impossibili da sdoganare in sede di censura per il pubblico delle sale normali. Infine, gli italiani: su tutti, il più atteso (almeno da me) è Mario Martone, presente in concorso con il suo film su Giacomo Leopardi, ma ci sono anche Sabina Guzzanti, Davide Ferrario, Saverio Costanzo, Renato De Maria… Più tutti coloro che sulla carta possono forse dir poco ai meno addetti ai lavori, che invece spesso e volentieri regalano emozioni indimenticabili, o quantomeno risultati tanto inaspettati quanto sorprendenti.

Paolo Baratta e Alberto Barbera (1) (Foto ASAC)

Paolo-Baratta e Alberto-Barbera (Foto-ASAC)

Sorprendente“: questo è l’aggettivo ricorrente con frequenza forse anche eccessiva nel lessico adottato da Barbera per introdurre alla stampa Venezia 71. Quello che è certo è che chi ama il Cinema, e non deve chinare il capino alle imposizioni delle redazioni della stampa comprata dalle case di distribuzione e dai protettorati politici, andrà a Venezia e godrà come è giusto che si goda nel corso di una vacanza che più “intelligente” non si può…”.

Anton Giulio Onofri.


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