78. Esplosioni

Creato il 28 aprile 2011 da Fabry2010

da qui

Dove l’ha portato, questa volta? Non gli sembra decoroso cominciare a descrivere dal letto, ma è decisamente fuori del comune: alto, con una specie di tendina che copre i bordi esterni, una spalliera di ebano lucido e intarsiato. Dal soffitto, un ventilatore scuro a cinque eliche pende come un ragno o una tarantola. Sul comodino, accanto al lume in ferro lavorato, c’è una coppa colma di polvere simile a incenso; accanto alla poltrona, a disegni grigi e neri, un vaso di fiori a gambo lungo, irti di spine; verso la finestra, un tappeto dello stesso colore della poltroncina; più avanti, un’ampia porta a vetri affacciata su un terrazzo oltre il quale s’intravede la macchia azzurra del mare. La ragazza dai capelli rossi è seduta sul lettone: ha un vestito viola guarnito, nel corpetto, con dodici strisce di colore scuro – i segni zodiacali, gli dei dell’Olimpo, le fatiche d’Ercole? – la mano sinistra poggia sulla coscia a dita aperte, il viso è leggermente ruotato in modo da guardare Marco con un’espressione sospesa tra la sfida e la domanda.
- A che punto siamo col lavoro?
Gli occhi sono di un azzurro intenso, come il mare intravisto oltre il terrazzo.
- Il romanzo è scritto bene, ma non basta: i colpi di scena, il ritmo, la passione, lo fanno leggere d’un fiato, ma pecca in qualcosa, come se tutto fosse pronto – il materiale esplosivo, l’involucro, l’innesco -, ma fallisse la deflagrazione.
La ragazza sorride:
- A quella ci ho pensato io.
- Che intendi dire?
- Lasciamo perdere. Che correzioni apporteresti?
E’ irretito dallo sguardo angelico dietro il quale s’intuisce qualcosa d’inquietante: gli ricorda una barca ormeggiata nel mare trasparente di Tropea, sospesa sopra il nulla.
- Farei convergere più efficacemente le storie dei protagonisti: una rete allo stesso tempo larga e avvolgente, in cui ogni dettaglio rimandi a un altro come le tessere di un mosaico bizantino.
Marco ricorda le colombe sul bordo della coppa-battistero di Galla Placidia: una che si abbevera senza tanti complimenti, l’altra distratta da qualcosa, come avesse bisogno di un consenso, una conferma, la certezza di non finire in trappola, dentro un’esplosione in cui non si distingue più una tessera dall’altra, il letto, la poltrona, il comodino, la chiazza azzurra del mare oltre la ringhiera del terrazzo.



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