Talmente esteso da tangere i due estremi opposti, ovvero quello dell’insolenza artistica e quello della caparbietà (sempre artistica), il corto di Agnès Varda va comunque visto perché oggetto raro trasportato in territori d’avanguardia che a tutt’oggi necessitano di ulteriori esplorazioni, film che si dissocia dalla normalità in ogni fotogramma (ci sono manichini dagli occhi mobili, cucine ricoperte d’erba, e una sequenza – La sequenza – dove un’ottuagenaria nuda è circondata da pareti ricoperte di piume, il che mi ha ricordato lo Švankmajerdi Lunacy [2005], mica uno qualunque), rompicapo di neanche mezz’ora dove la spasmodica ricerca di un senso deve essere lasciata ai grigi individui che esigono delle risposte, voi al contrario lasciatevi assorbire da questo labirinto di specchi, forse, guardando attentamente, al suo interno potreste vedere qualcosa che assomiglia al vostro riflesso.
Talmente esteso da tangere i due estremi opposti, ovvero quello dell’insolenza artistica e quello della caparbietà (sempre artistica), il corto di Agnès Varda va comunque visto perché oggetto raro trasportato in territori d’avanguardia che a tutt’oggi necessitano di ulteriori esplorazioni, film che si dissocia dalla normalità in ogni fotogramma (ci sono manichini dagli occhi mobili, cucine ricoperte d’erba, e una sequenza – La sequenza – dove un’ottuagenaria nuda è circondata da pareti ricoperte di piume, il che mi ha ricordato lo Švankmajerdi Lunacy [2005], mica uno qualunque), rompicapo di neanche mezz’ora dove la spasmodica ricerca di un senso deve essere lasciata ai grigi individui che esigono delle risposte, voi al contrario lasciatevi assorbire da questo labirinto di specchi, forse, guardando attentamente, al suo interno potreste vedere qualcosa che assomiglia al vostro riflesso.
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