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8 donne che vi insegneranno il significato dell’8 marzo

Creato il 07 marzo 2014 da Cassintegrati @cassintegrati

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Per la Giornata internazionale della donna ci tornano alla mente tutte le storie di donne pubblicate in questi anni su L’Isola dei cassintegrati. Donne che non si arrendono pur se discriminate sul lavoro, nel ruolo, nei compensi più bassi. Licenziate perché incinta. A dirla tutta in questi anni al blog hanno partecipato più donne che uomini. Come corrispondenti dalle fabbriche, dalle vertenze, per denunciare vicende di precariato.

Quasi tutte femminili sono anche le testimonianze della campagna #iosonopovero. Lo diciamo senza retorica: almeno su L’isola le donne si sono dimostrate molto più coraggiose degli uomini. Abbiamo deciso di condividere con voi i ritratti di 8 di loro che sono state protagoniste nel blog: Marina, Naima, Anna, Francesca, Rosa, Elena, Silvia e Valentina. 8 donne per l’8 marzo. All’insegna del lavoro.

1. Rosa, dalla fabbrica occupata alla Politica

Rosa

“La vera Resistenza è credere nella legalità, partecipare alla vita politica di questo paese. I diritti possono essere difesi soltanto rappresentandoli in prima persona”, ci spiegava Rosa quasi due anni fa. Dopo aver occupato una fabbrica insieme alle sue colleghe per oltre un anno, ha deciso di provare a cambiare le cose entrando in politica.

2. Naima, l’istantanea di una generazione

Naima

Naima è una combattente nata. A casa sua non ci sono mai stati tanti soldi ma i suoi genitori le hanno insegnato che se si vuol realizzare un sogno, se lo si vuole con il cuore, si trova sempre il modo per riuscirci. Il suo sogno? Lavorare come fotografa. Tra tanti sacrifici dentro e fuori dall’Italia.

3. Marina, una vita nei call center

Marina

Ha perso il lavoro all’età di 57 anni, ha perso una professionalità costruita durante 20 anni, 15 dei quali da precaria. Lei ha sempre dato tanta dignità al suo lavoro e l’ha pretesa da chi lo denigrava. Dopo oltre un anno di lotta, Marina e i suoi colleghi sono tornati a lavorare. Una vita nei call center, non chiamatelo ‘lavoretto’.

4. Silvia, vuoi lavorare gratis? 

Silvia

“Maledetti. Sempre siano maledetti. In tutto il mondo siano stramaledetti”. Silvia racconta la dura routine del giornalista freelance: lavori, consulenze, conferenze pagate con senso civico, visibilità, divertimento e stima. Nel video da lei realizzato assieme a Gnoma Production due precari pagano le bollette e i vestiti con curriculum e visibilità.

5. Anna, non-madre precaria

Anna

Non crede di poter “permettersi il lusso” di avere un figlio, perché un bambino ha necessità di tutto. Amore, senza dubbio, ma anche latte in polvere, pannolini, cremine per gli arrossamenti, omogeneizzati, vestitini e mille altre cose. La lotta interna di una giovane precaria “costretta” dalla vita a non avere figli.

6. Francesca, una donna del sud non dovrebbe lavorare? 

Francesca

31 anni, disoccupata, vive con i suoi genitori nel piccolo paesino del Sud dove è nata. I suoi genitori pensano che essendo donna non debba preoccuparsi di lavorare, ma cercare un uomo e sposarsi. Ma la vita di Francesca non è sempre stata così…

7. Elena, scrittrice e cassaintegrata

Elena

Ho sempre creduto che la cassa integrazione fosse l’anticamera del fallimento e della disperazione, un tracollo personale e sociale da scongiurare a qualsiasi prezzo. Ora vivo le mie giornate senza fiato per l’emozione di essere libera e di avere di fronte a me un futuro tutto da reinventare.

8. Valentina, un contratto che non arriva mai

stagista.io.sono.povero

Valentina ha 25 anni, un sogno nel cassetto, e lavora per studiare. Ma l’azienda in cui ha fatto lo stage non ha mantenuto la promessa di un contratto full time (che le avrebbe garantito, pensate un po’, 500 euro al mese).

Vuoi raccontare la tua storia? SCRIVICI

di Marco Nurra

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