Nossis - Busto di Francesco Jerace
«Nulla è più dolce d’amore; ed ogni altra gioia viene dopo di lui: dalla bocca sputo anche il miele. Così dice Nossis: e chi Cipride non amò, non sa quali rose siano i fiori di lei.»
Questi versi soavi e infiammati dal più folle dei sentimenti sono attribuiti a Nossis (spesso italianizzato in Nosside), raffinatissima intellettuale greca vissuta alla fine fra la fine del IV e l'inizio del III sec. a.C. a Locri Epizefiri, già annoverata dagli antichi fra le nove poetesse più illustri, in grado di competere con le Muse. Onori e dichiarazioni meritorie che riguardano molti letterati, studiosi o legislatori prodotti dal fervido ambiente culturale italiota come Ibico, Teagene, Licofrone, semisconosciuti se non ignorati dalla didattica scolastica locale. La produzione poetica superstite di Nossis, non più di dodici epigrammi, viene spesso accostata per stile e tematiche a quella della più celebre Saffo. Sulla scia della poetessa di Lesbo, la locrese Nossis avrebbe inoltre fondato e gestito un tiaso, una sorta di centro educativo e divulgativo posto sotto l'egida della dea Afrodite e destinato all'educazione culturale delle giovani di buona famiglia. Un omaggio dovuto ad una grande figura femminile della storia patria dunque, nella speranza che anziché soffermarsi su elementi consumistici o folkloristici come donazioni di mimose (che, beninteso, se potessero parlare implorerebbero di non essere strappate in quantità industriali) e deliri di becero maschilismo domestico gli uomini inizino a RISPETTARE la dignità della donna in quanto tale, al riparo da luoghi comuni, ignoranza e rivoltanti prescrizioni religiose di ogni idolo o bandiera.
NZ