Magazine Diario personale

8 settembre

Creato il 08 settembre 2015 da Povna @povna
"Il governo italiano, riconosciuta la impossibilità di continuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell'intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane.
La richiesta è stata accolta.
Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo.
Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza"
8 settembre

Perché al 25 luglio del 1943 fece seguito l'8 settembre, con quel che ne seguì, tutto - anche la capacità di una parte di Italia di capovolgere la gestione a essere buoni goffa e incompetente dell'armistizio nel momento di coscienza, riscatto, scelta di una nazione.
Ché poi, tanta radice di tanto male intendere il senso di patria e di nazione al giorno d'oggi sta ancora tutto qui. Lo ricordava Sergio Luzzatto in una Vela Einaudi del 2004, La crisi dell'antifascismo, nella quale lo storico sottolineava proprio come quella peculiare espressione di antifascismo in atto che fu l'esperienza partigiana non sia riuscito a diventare fino in fondo l'imperativo categorico dell'identità collettiva di un paese (a prescindere, dunque, dall'effettiva scomparsa di chi quella stagione storica l'ha vissuta sulla pelle). Molto opportunamente, Luzzatto richiamava a questo proposito la distinzione (secondo l'accezione di Marc Bloch) tra memoria collettiva e condivisa, "perché l'una rimanda a un unico passato, cui nessuno di noi può sottrarsi e che coincide appunto con la nostra storia; mentre l'altra sembra presumere un'operazione più o meno forzosa di azzeramento delle identità e di occultamento delle differenze", per arrivare a concludere che "il rischio di una memoria condivisa è una "smemoratezza patteggiata", la comunione nella dimenticanza".
Se è vero insomma che l'Italia può, e deve, fare i conti con una memoria divisa (come accade, del resto, in ogni guerra civile), nello stesso tempo è bene tenere sempre sotto gli occhi che le due memorie non hanno lo stesso valore, la stessa legittimità morale: "Credo sia venuto il momento di dire ai cattivi maestri [...] una cosa semplicissima, ma di dirla forte e chiara: la guerra civile combattuta in Italia tra 1943 e '45 [...] non ha bisogno di interpretazioni bipartisan che ridistribuiscano equamente ragioni e torti, elogi e necrologi. Perché certe guerre civili meritano di essere combattute. E perché la moralità della Resistenza consistette anche nella determinazione degli antifascisti di rifondare l'Italia a costo di spargere sangue".
Oppure, molto semplicemente, nelle parole del partigiano (badogliano) Beppe Fenoglio: "Non sono comunista e nemmeno lo diventerò. Ma se qualcuno, fossi anche tu, si azzardasse a ridere della mia stella rossa, io gli mangio il cuore crudo" (B. Fenoglio, Il padrone paga male).

8 settembre

Informazioni su 'povna

La 'povna: corro da un mondo all'altro, di solito in treno. Temo Bianconiglio, ma non sono in ritardo. Rispetto lo sceneggiatore: di fronte a una buona trama, mi inchinerò sempre. Fermo posta: lapovna AT gmail.com


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