Uno dei tanti paradossi della modernità è senz’altro quello della "fame nel mondo". Un dramma esistenziale che riguarda soprattutto il “terzo mondo”. Paradossale non solo per gli sprechi dei paesi industrialmente avanzati, recuperando i quali il problema potrebbe essere risolto all’istante, ma anche per il fatto che sulle solite immagini strazianti di uomini e donne allampanati e di bambini neri con occhi sgranati e pancioni gonfi appesi alle loro povere ossa, c’è chi specula e lucra. Il numero delle persone denutrite è sceso di 100 milioni negli ultimi dieci anni. Ma nel mondo sono ancora 805 milioni, uno su nove, coloro che non hanno abbastanza cibo per vivere. È quanto emerge dal rapporto Sofi 2014 diffuso dalla Fao, l'agenzia Onu per l'alimentazione e l'agricoltura, realizzato con le organizzazioni Ifad e Pam. L'impegno dei governi ha contribuito agli sforzi delle Nazioni Unite per dimezzare la quota delle persone denutrite tra il 1990 e il 2015. Un obiettivo già raggiunto in 63 paesi in via di sviluppo, mentre altri 6 paesi sono sulla buona strada. I risultati positivi raggiunti in alcuni paesi come il Brasile e l'Indonesia, rischiano di oscurare i casi ancora drammatici. Ad Haiti, per esempio, paese colpito dal violento terremoto del 2010, il numero dei denutriti è aumentato da 4,4 milioni nel biennio 1990- 92 a 5,3 milioni nel 2012-14. Nel rapporto si chiedono più sforzi in particolare in Africa sub-sahariana e in Asia occidentale e meridionale. L'obiettivo è portare la quota dei denutriti nel paesi in via di sviluppo dall'attuale percentuale del 13,5 per cento all'11,7 entro il 2015. Una più equa redistribuzione della ricchezza mondiale, a partire proprio dagli stipendi esageratamente "grassi e anacronistici" dei dirigenti e degli impiegati Fao che si occupano di "fame nel mondo", assieme ad una razionalizzazione delle risorse alimentari, azzererebbe ipso facto certe drammatiche percentuali, aberranti per quel resto del mondo che si autodefinisce più evoluto ed avanzato, ma che poi nei fatti, consuma e spreca talmente tanto fino a scoppiare di benessere, al punto tale di arrivare a sborsare ogni anno milioni e milioni di euro in centri estetici, prodotti e cure dimagranti!
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Uno dei tanti paradossi della modernità è senz’altro quello della "fame nel mondo". Un dramma esistenziale che riguarda soprattutto il “terzo mondo”. Paradossale non solo per gli sprechi dei paesi industrialmente avanzati, recuperando i quali il problema potrebbe essere risolto all’istante, ma anche per il fatto che sulle solite immagini strazianti di uomini e donne allampanati e di bambini neri con occhi sgranati e pancioni gonfi appesi alle loro povere ossa, c’è chi specula e lucra. Il numero delle persone denutrite è sceso di 100 milioni negli ultimi dieci anni. Ma nel mondo sono ancora 805 milioni, uno su nove, coloro che non hanno abbastanza cibo per vivere. È quanto emerge dal rapporto Sofi 2014 diffuso dalla Fao, l'agenzia Onu per l'alimentazione e l'agricoltura, realizzato con le organizzazioni Ifad e Pam. L'impegno dei governi ha contribuito agli sforzi delle Nazioni Unite per dimezzare la quota delle persone denutrite tra il 1990 e il 2015. Un obiettivo già raggiunto in 63 paesi in via di sviluppo, mentre altri 6 paesi sono sulla buona strada. I risultati positivi raggiunti in alcuni paesi come il Brasile e l'Indonesia, rischiano di oscurare i casi ancora drammatici. Ad Haiti, per esempio, paese colpito dal violento terremoto del 2010, il numero dei denutriti è aumentato da 4,4 milioni nel biennio 1990- 92 a 5,3 milioni nel 2012-14. Nel rapporto si chiedono più sforzi in particolare in Africa sub-sahariana e in Asia occidentale e meridionale. L'obiettivo è portare la quota dei denutriti nel paesi in via di sviluppo dall'attuale percentuale del 13,5 per cento all'11,7 entro il 2015. Una più equa redistribuzione della ricchezza mondiale, a partire proprio dagli stipendi esageratamente "grassi e anacronistici" dei dirigenti e degli impiegati Fao che si occupano di "fame nel mondo", assieme ad una razionalizzazione delle risorse alimentari, azzererebbe ipso facto certe drammatiche percentuali, aberranti per quel resto del mondo che si autodefinisce più evoluto ed avanzato, ma che poi nei fatti, consuma e spreca talmente tanto fino a scoppiare di benessere, al punto tale di arrivare a sborsare ogni anno milioni e milioni di euro in centri estetici, prodotti e cure dimagranti!
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