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“Ladri di cadaveri – Burke&Hare”

Da Ayameazuma

“Ladri di cadaveri – Burke&Hare” è  una commedia diretta da John Landis, liberamente ispirato al racconto gotico di Stevenson “Il ladro di cadaveri” che a sua volta si è ispirato a reali fatti di cronaca inglesi dell’Ottocento.
Al di là della catena di ispirazioni, reali o fittizie che siano, il film, secondo me, contiene tutti gli elementi per offrire allo spettatore una storia interessante, conditi con un’ironia che a volte sfiora la comicità. C’è la competizione medica tra conservatori e progressisti, la difficile ricerca di un metodo veloce e poco faticoso per guadagnare soldi, una storia d’amore travagliata che cerca di giungere al lieto fine, i tentacoli onnipresenti della malavita organizzata e le origini, più o meno verosimili, di alcune scoperte per così dire moderne.

Il film prende spunto da un’ordinanza che obbliga il boia della città a consegnare i corpi dei condannati al Dottor Monroe, medico tradizionalista di Edimburgo, mettendo in tal modo in serie difficoltà il suo diretto antagonista, il Dottor Knox, impegnato nell’ambizioso progetto di realizzare una mappa interna del corpo umano. Ed è qui che entrano in gioco William Burke e William Hare, due truffatori irlandesi in perenne ricerca dell’idea giusta per fare soldi in maniera veloce e pulita. I due amici, scoperto casualmente il valore di un cadavere “fresco”, decidono di mettersi in affari con il Dottor Knox consegnandogli i corpi di conoscenti morti per cause naturali. Quando però Madre Natura inizia a essere avara, Burke e Hare decidono di darle una scossa, improvvisandosi assassini a sangue freddo. Ed è qui che l’ironia di Landis salva il film, secondo me, dal diventare un insulso polpettone di sangue e violenza. Gli omicidi infatti vengono si descritti nei dettagli, ma avvengono in maniera così paradossale e a volte grottesca, da suscitare il riso piuttosto che urla di terrore,mantenendo la storia in equilibrio tra realtà e fantasia.
Il momento che rappresenta meglio la bravura del regista e sintetizza tutta l’essenza del film è quella in cui Burke e Hare inseguono un barile, dove il silenzio notturno dei vicoli scarsamente illuminati di Edimburgo viene di volta in volta interrotto da una musichetta di sottofondo stile Chaplin.
Tralasciando per ovvi motivi il commento sul finale, il film risulta piacevole e pur non trasmettendo grandi ideali, lascia la sensazione di non aver sprecato tempo nè i soldi per il biglietto.


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