29 marzo 2012 Lascia un commento
Ottantasette tragedie in due battute e non la ripetizione del titolo bensi’ la descrizione del libro perche’, di questo si tratta, proprio ottantasette tragedie teatrali con tanto di sipario calato, in due battute due.
Achille Campanile e’ una fonte inesauribile di umorismo che trae forza vitale dalle parole, dai giochi in esse contenute e possibili.
Egli e’ un acrobata della lingua, talvolta vicino al giocoliere, altre all’umorista, il piu’ delle volte al grande letterato quale fu, uomo eclettico nel maneggiare i testi, dalla produzione copiosa e sempre di altissimo livello.
Se qualcosa ha intaccato la validita’ del suo lavoro, questo e’ stato il tempo, implacabile metro col quale misuriamo la distanza dagli anni nei quali si poteva essere colti e divertenti al contrario di oggi dove, volenti o nolenti, siamo tutti appesantiti dalla volgarita’ dei guitti di prima serata.
Laddove si riesca a disfare l’impalcatura eretta da anni di triviale cabarettaccio ormai passato per cultura e quando e’ possibile dimenticare l’effluvio maleodorante definito satira, allora e solo allora e’ facile sincronizzarsi con Campanile e godere appieno del suo umorismo colto e surreale.
E’ indubbio che molte pagine si sfaldino sotto il peso del tempo e il sottile calembour si trasformi talvolta in indifferenza ma i gusti si evolvono, si e’ comunque piu’ smaliziati e cio’ e’ da mettere in conto, poi in fondo ogni cosa invecchia, anche l’umorismo piu’ raffinato e forse proprio per quello e’ il primo a cedere il passo.
Cio’ che invece trovo inspiegabile, e’ la scelta di far scrivere la prefazione a Severgnini, il pizzaboy della letteratura italiana come qualcuno l’ha amabilmente ribattezzato con straordinaria intuizione.
Essendo il figuro l’antitesi dello humor intelligente, posso solo pensare sia li’ per contrasto, un po’ come avviene con le belle figliole che scelgono per amiche delle cozze pelose e ripugnanti per risaltare la loro bellezza.
Ad ogni modo scrive poco, si evita facilmente, un poco sporca ma con due biscottini si mette a cuccia e lo si dimentica, lasciando godere appieno Campanile e le sue corte quanto brillanti tragedie.
La Scoperta
Personaggi: Eva, il serpente
Eva: Siamo perduti! Adamo ha scoperto tutto.
Il serpente: Cielo! E come mai?
Eva: Ha mangiato la foglia.
(Sipario)
Achille Campanile e’ una fonte inesauribile di umorismo che trae forza vitale dalle parole, dai giochi in esse contenute e possibili.
Egli e’ un acrobata della lingua, talvolta vicino al giocoliere, altre all’umorista, il piu’ delle volte al grande letterato quale fu, uomo eclettico nel maneggiare i testi, dalla produzione copiosa e sempre di altissimo livello.
Se qualcosa ha intaccato la validita’ del suo lavoro, questo e’ stato il tempo, implacabile metro col quale misuriamo la distanza dagli anni nei quali si poteva essere colti e divertenti al contrario di oggi dove, volenti o nolenti, siamo tutti appesantiti dalla volgarita’ dei guitti di prima serata.
Laddove si riesca a disfare l’impalcatura eretta da anni di triviale cabarettaccio ormai passato per cultura e quando e’ possibile dimenticare l’effluvio maleodorante definito satira, allora e solo allora e’ facile sincronizzarsi con Campanile e godere appieno del suo umorismo colto e surreale.
E’ indubbio che molte pagine si sfaldino sotto il peso del tempo e il sottile calembour si trasformi talvolta in indifferenza ma i gusti si evolvono, si e’ comunque piu’ smaliziati e cio’ e’ da mettere in conto, poi in fondo ogni cosa invecchia, anche l’umorismo piu’ raffinato e forse proprio per quello e’ il primo a cedere il passo.
Cio’ che invece trovo inspiegabile, e’ la scelta di far scrivere la prefazione a Severgnini, il pizzaboy della letteratura italiana come qualcuno l’ha amabilmente ribattezzato con straordinaria intuizione.
Essendo il figuro l’antitesi dello humor intelligente, posso solo pensare sia li’ per contrasto, un po’ come avviene con le belle figliole che scelgono per amiche delle cozze pelose e ripugnanti per risaltare la loro bellezza.
Ad ogni modo scrive poco, si evita facilmente, un poco sporca ma con due biscottini si mette a cuccia e lo si dimentica, lasciando godere appieno Campanile e le sue corte quanto brillanti tragedie.
La Scoperta
Personaggi: Eva, il serpente
Eva: Siamo perduti! Adamo ha scoperto tutto.
Il serpente: Cielo! E come mai?
Eva: Ha mangiato la foglia.
(Sipario)