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8×8: interviste agli autori della prima serata

Creato il 02 marzo 2012 da Viadeiserpenti @viadeiserpenti

8x8In attesa della prima serata di selezioni, il 6 marzo 2012 (Le Mura, Via di Porta Labicana  24, Roma)  abbiamo fatto qualche domanda agli autori partecipanti.
Ecco che cosa hanno risposto Marco Bifulco, Fabio Cozzi, Emiliano Fonseca, Barbara Gigli, Marco Grisafi, Luca Lampariello, Sara Meddi, Luca Sbordone.


Marco Bifulco, autore di La regola del fuorigioco
Come ti chiami? Quanti anni hai? Di dove sei? Che cosa fai?
Mi chiamo Marco Bifulco, sono nato a Napoli e vivo a Bologna dal 2005. Ufficialmente ho 38 anni. L’età biologica, però, oscilla tra i 12 e i 94. Fino a qualche mese fa lavoravo in un ufficio spedizioni. Adesso scrivo, e temo di non riuscire a fare altro, anche se il mio sogno è quello di prendere il cappuccino al bar e giocare a briscola nel retrobottega.

Come ti descrivi, in tre aggettivi?
Gastronomico, ciclodotato, tecno-dipendente.

Che cosa vuoi fare da grande?
Data l’età, più che “da grande” direi nella prossima vita. Qualcuno, dopo aver letto i miei racconti, ha suggerito di aprire un negozio di ferramenta. Io però voglio fare lo scrittore. Almeno fino a quando dura l’effetto del Tavor.

Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Paul Auster, Roberto Bolano, Charles Bukowski, Flann ‘O Brien, Eduardo de Filippo, Jennifer Egan. E mio zio Vittorio.

Il tuo racconto è il migliore. Come convincere anche la giuria.
Il mio racconto sfata il mito del babà napoletano. E poi solo unendo il calcio alla pasticceria napoletana si può davvero capire il significato della parola “domenica”. E se tutto ciò non bastasse, c’è un borsone pieno di banconote dietro allo sciacquone nel bagno del locale “LE MURA”.

Fabio Cozzi, autore di L’ultimo giocatore in campo
Come ti chiami? Quanti anni hai? Di dove sei? Che cosa fai?

Il mio nome è Fabio, Fabio Cozzi (vi ricorda qualcuno?). Ho 42 anni (gli stessi di Woody Allen nel film Manhattan). Sono di Roma, più precisamente di Casalbertone, ridente quartiere romano incastonato tra la Tiburtina e la Prenestina. Lavoro alla comunicazione dell’Istat.

Come ti descrivi, in tre aggettivi?
Curioso, timido, coerente (sempre e comunque).

Che cosa vuoi fare da grande?
Vorrei usare le parole giuste per le storie che mi verranno in mente.

Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Thomas Bernhard, Franz Kafka, Samuel Beckett, Agota Kristof… insomma, tutti scrittori allegri… ho anche una foto di Ingeborg Bachmann sulla mia scrivania in ufficio. A chi mi chiede chi sia, rispondo laconicamente: la mia fidanzata. Vado pazzo, comunque, anche per Groucho Marx.

Il tuo racconto è il migliore. Come convincere anche la giuria.
Leggendo il racconto a voce alta, senza mangiarmi le parole e senza andare alla velocità della luce, e cercando soprattutto di lasciare a casa una mia carissima amica: l’ansia.

Emiliano Fonseca, autore di Sepia Officinalis
Come ti chiami? Quanti anni hai? Di dove sei? Che cosa fai?

Emiliano Fonseca, 21, una cittadina industriale del nordest industriale vicino al confine sloveno che però, mi piace sempre immaginare essere in provincia di Buenos Aires.

Come ti descrivi, in tre aggettivi?
Antiintimista, antirealista, anarcoprimitivista.

Che cosa vuoi fare da grande?
Ho ancora il sogno di fondere misticismo indiano e cucina mediterranea, ovvero di aprire un ristorante italiano sul litorale di Goa (o una discoteca Goa-trance sul litorale Romagnolo). Però mi piacerebbe anche sceneggiare copioni di fiction sentimentali a basso costo di produzione.

Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Mi vanto sempre di leggere poco e soprattutto poesia, in realtà credo di aver imparato molto ultimamente dalle cose in inglese di Nabokov. e poi ovviamente la verbosità meravigliosa di Gadda e Pizzuto ed i patterns prosodici di Pavese.

Il tuo racconto è il migliore. Come convincere anche la giuria?
Facciamola finita con l’umorismo onesto, disimpegnato e felice delle ultime generazioni scrittorie, è il momento di scegliere la via tragica, tracotante, autoindulgente di Fonseca. 

Barbara Gigli, autrice di Occhi lucidi
Come ti chiami? Quanti anni hai? Di dove sei? Che cosa fai?

Sono  Barbara Gigli, ho trentanove anni e continuo a  ripetere a chiunque me lo chieda che sono di Roma. In realtà l’ho lasciata oramai da vent’anni per girovagare nella campagna della provincia. Divido il mio tempo nella speranza di vederlo moltiplicarsi, distribuendolo come posso tra l’insegnamento, la scrittura e la mia famiglia.

Come ti descrivi, in tre aggettivi?
Curiosa, creativa  e determinata.

Che cosa vuoi fare da grande?
Imparare a fare al meglio le cose che già conosco, scoprire quelle di cui ancora ignoro l’esistenza e condividere la mia strada con le persone che amo.

Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Un anno fa un amico a cui devo molto mi obbligò a leggere Amy Hempel per farmi capire che dovevo “uscire dal XIX secolo”. Definire la Hempel un riferimento è inappropriato vista la sua grandezza,  ma indubbiamente è l’autrice che mi ha fatto comprendere cosa mi era successo intorno mentre ero chiusa tra gli scaffali dell’università prima e tra quelli della scuola dopo. Lo stesso discorso vale per Ian McEwan. Leggerli mi ha permesso di capire quanto ero lontana dalla direzione che avrei dovuto prendere per cominciare a scrivere qualcosa di accettabile.

Il tuo racconto è il migliore. Come convincere anche la giuria?
Nella speranza che lo sia veramente lascio alla giuria il piacere di ascoltarlo, e valutarlo, e a me quello di godermi questa bella avventura.

Marco Grisafi, autore di La zuppetta
Come ti chiami? Quanti anni hai? Di dove sei? Che cosa fai?
Massimo Grisafi. 54. Roma. Impiegato.

Come ti descrivi, in tre aggettivi?
Timido, sereno e riservato. Non è un granchè, vero?

Che cosa vuoi fare da grande?
Ehi, dico, avete visto l’anagrafica? Comunque, voglio fare il lettore: visto che la letteratura attiva è preclusa agli over 50 sconosciuti, voglio fare il lettore, ma di quelli che tutto ricordano, fanno le citazioni e traggono conforto da ciò che leggono.

Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Manchette e Izzo per il genere noir, Vila-Matas per la narrativa contemporanea.

Il tuo racconto è il migliore. Come convincere anche la giuria?
Forse leggendoglielo?

Luca Lampariello, autore di La Bella Addormentata
Come ti chiami? Quanti anni hai? Di dove sei? Che cosa fai?

Luca Antonio è il nome, Lampariello il cognome. Sono a un passo dai 30. Nato a Siena. Scrivo (e studio) di cinema e libri sul web. Porto avanti qualche lavoro a teatro, in diversi punti di osservazione.

Come ti descriveresti, in tre aggettivi?
Male. Soffro di claustrofobia.

Che cosa vuoi fare da grande?
(Vorrei) partecipare alla rinascita culturale italiana. O almeno vederne le avvisaglie.

Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Converserei volentieri (in un bungalow di fronte a un lago o in una baita nel bosco) con : Jonathan Carroll, Murakami Haruki, Edgar Allan Poe, Alberto Savinio, Dino Buzzati, Stephen King – se c’è abbastanza vino ne invitiamo altri.

Il tuo racconto è il migliore. Come convincere anche la giuria?
Leggendo con molta cura. Non troppo vicino al microfono.

Sara Meddi, autrice di Vin Diesel
Come ti chiami? Quanti anni hai? Di dove sei? Che cosa fai?

Sara, 26 anni, vivo ad Aprilia da troppo tempo. Lavoro nell’editoria. Soprattutto come redattrice ma mi capita di fare un po’ di tutto. Scrivo per delle testate online. Insomma tiro a campa’.

Come ti descriveresti, in tre aggettivi?
Domanda indigesta. Pigra di sicuro, e testarda. Il terzo non saprei.

Che cosa vuoi fare da “grande”?
Quello che faccio adesso. Migliorando.

Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Tanti davvero, sono onnivora. Negli ultimi due anni ho letto molti americani, Gurganus, Carver, Canty e Cheever su tutti. Adesso sto prendendo confidenza con i russi, soprattutto Cechov.

Il tuo racconto è il migliore. Come convincere anche la giuria?
Non so se sia il migliore, mi è difficile pensarlo. Comunque cercherò di fare una buona lettura, e di schivare i pomodori.

Luca Sbordone, autore di La fame
Come ti chiami? Quanti anni hai? Di dove sei? Che cosa fai?

Mi chiamo Luca Sbordone, ho 24 anni. Vengo da Santa Maria Capua Vetere in provincia di Caserta. Studio filosofia alla Scuola Normale Superiore di Pisa e all’Università di Pisa. In realtà ho già concluso il mio corso di studi e sono prossimo alla laurea specialistica (ad aprile, se tutto va bene).

Come ti descriveresti, in tre aggettivi?
Direi pigro, creativo e ipocondriaco.

Che cosa vuoi fare da grande?
L’incipiente calvizie mi ricorda ogni giorno che dovrei aver superato questa fase, ma purtroppo non è così. Ho solo due aspirazioni, entrambe piuttosto generiche: fare un lavoro creativo (che possibilmente abbia a che fare con la scrittura e con il web) e insegnare. In generale, sono un raccontatore compulsivo e un giorno o l’altro spero di mettere a frutto questo mio disturbo.

Quali sono i tuoi autori di riferimento?
È una domanda difficile. Leggo di tutto: ultimamente mi piacciono molto i sudamericani, soprattutto Soriano. Saramago è un esempio assoluto di stile. Amo Dostoevskij e Bulgakov, e un libro straordinario per me è La versione di Barney di Richler, ma anche la Trilogia della città di K. di Agota Kristof. Sono cresciuto ascoltando De Andrè che continua ad essere per me un riferimento poetico (e forse il mio unico riferimento etico). Poi, per non prendersi mai sul serio, c’è Achille Campanile, che è un genio. Sono convinto che oggi alcuni tra i migliori scrittori si trovino tra gli sceneggiatori di serie tv come House o Dexter. Infine, c’è un mio vecchio compagno di classe che è anche uno dei miei migliori amici, una persona che ucciderebbe per una foto con Lavezzi (l’attaccante del Napoli) ma che sorprendentemente è anche un bravissimo scrittore, forse lo conoscete: si chiama Paolo Piccirillo.

Il tuo racconto è il migliore. Come convincere anche la giuria?
No, no: come faccio a sapere che è il migliore se non ho letto gli altri? Credo che sia un raccontino discreto, con qualche bella trovata. Mi interessa che trasmetta le sensazioni che ho provato a veicolare e che sembri vero: anche perché in effetti è ispirato a una storia vera che ho orecchiato da qualche parte, come tutte le cose.


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