In attesa della quarta serata di selezioni, il 17 aprile 2012 (Le Mura, Via di Porta Labicana 24, Roma), abbiamo fatto qualche domanda agli autori partecipanti.
Ecco che cosa hanno risposto Giuseppe Bisceglia, Jo Castelbonese, Cecilia Ghidotti, Marta Paris, Valeria Raimondi, Laura Tullio, Mauro Vanetti.
Giuseppe Bisceglia, autore di Acqua nelle orecchie
Come ti chiami? Quanti anni hai? Di dove sei? Che cosa fai?
Mi chiamo Giuseppe Bisceglia, sono nato 27 anni fa a Cosenza in un’afosa giornata di fine luglio. Facevo il giornalista a tempo pieno, ora vivo a Torino e continuo a consumare penne bic e taccuini, suole di scarpe e tasti del pc. Osservo, scrivo, invento. Ultimamente anche con il video. Frequento il secondo anno del master in tecniche della narrazione presso la Scuola Holden di Torino.
Come ti descrivi, in tre aggettivi?
Polemico, peloso, propositivo. (credevo dovessero iniziare tutti con la p).
Che cosa vuoi fare da grande?
Ritornare “piccolo” ogni tanto.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Ho qualche problema con i riferimenti, solitamente ne faccio a meno. Tre titoli magari: Martin Eden di Jack London, 1984 di George Orwell, Il vecchio e il mare di Ernest Hemingway.
Il tuo racconto è il migliore. Come convincere anche la giuria?
Leggendolo.
Jo Castelbonese, autore di La storia non siamo noi
Come ti chiami? Quanti anni hai? Di dove sei? Che cosa fai?
Mi chiamo Carlo Catania, ho 38 anni, nato a Varese, professione formatore. Ho scelto lo pseudonimo Jo Castelbonese perché volevo fosse chiara la mia origine siciliana
Come ti descrivi, in tre aggettivi?
Impresa, Inglese, Internet.
Che cosa vuoi fare da grande?
Scrivere le didascalie nelle guide Ikea, cose del tipo “gli inserti per cassetto rendono possibile un’armoniosa convivenza tra le tue sciarpe e le sue cinture”.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Qui mi faccio serio, Calvino docet, scavalcati gli autori che prima o poi dovrò leggere ma che per ora mi intimoriscono, trascurati quelli che ho letto ma che potevo tranquillamente fare a meno di leggere, sventati gli attacchi degli autori di cui tutti parlano e non puoi non averli letti perché sono il meglio che si può trovare in giro (tipo Jonathan Safran Foer, guai a dire di non averlo letto), se devo citare dei riferimenti dico Moby Dick di Melville, Steinbeck, Mc Carthy, Fenoglio, Buzzati, Pavese.
Il tuo racconto è il migliore. Come convincere anche la giuria?
Se fosse la giuria di Miss Italia e mi chiamassi Carlotta saprei come convincere i membri della giuria, ma in questo caso, per fortuna, non restano che le parole.
Cecilia Ghidotti, autrice di Tile Hill
Come ti chiami? Quanti anni hai? Di dove sei? Che cosa fai?
Cecilia. Ventisette anni ancora per poco. Tento spesso di barare ma la provincia di Brescia regala un’inflessione inconfondibile, anche per iscritto. In virtù di una lunga permanenza universitaria tento di spacciarmi per bolognese ma nemmeno a Torino, dove vivo adesso, ci cascano. Passo parecchio tempo dentro aule scolastiche e universitarie, di qua e di là dalla cattedra – più di qua – spesso con un certo disagio.
Come ti descrivi, in tre aggettivi?
Questa domanda mi mette in difficoltà. Alta, brusca, manichea. Carta, sasso, forbice.
Che cosa vuoi fare da “grande”?
Questa domanda mi mette ulteriormente in difficoltà. Mi piacerebbe campare di scrittura (risate) o lavorare all’università (altre risate).
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Sono una lettrice disordinata e disorganica, non ho letto quasi nulla di quanto andrebbe letto, vergogna! Tondelli. Pavese. Gli Offlaga Disco Pax. Celati, Cavazzoni, Volponi, Silvia Ballestra. Vasta, Wu Ming, Moresco.
Il tuo racconto è il migliore. Come convincere anche la giuria?
Incrocio le dita e spero che la giuria non legga le interviste.
Marta Paris, autrice di L’incendio
Come ti chiami? Quanti anni hai? Di dove sei? Che cosa fai?
Mi chiamo Marta Paris, ho 28 anni (compiuti da pochissimo, meglio specificare) e vivo in una casa che si trova a due passi da un lago selvaggio e incantevole. Mi sono laureata in Lettere moderne (il titolo originale della laurea è piuttosto lungo) e continuo a “darmi da fare” nell’ambito degli studi umanistici, nell’attesa che salti fuori qualcosa di sempre più concreto e stimolante. Inoltre scrivo, leggo, vado a zonzo, scrivo, leggo, straparlo.
Come ti descrivi, in tre aggettivi?
Sognatrice, emotiva, accidiosa
Che cosa vuoi fare da grande?
Vorrei fare la scrittrice, vorrei fare la giornalista, vorrei fare il giro del mondo. Dopodiché vorrei diventare (meno) grande.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Vi avviso che andrò a ruota libera: Luigi Pirandello, Ennio Flaiano, Cesare Zavattini, Marguerite Duras, Raymond Carver, Chuck Palahniuk, Andrea De Carlo, Christophe Dufossé, Niccolò Ammaniti, Lidia Ravera e…
Il tuo racconto è il migliore. Come convincere anche la giuria?
Come al solito, ecco cosa mi è successo: finché è durata la scintilla creativa (trovando molto appagante immaginare passo dopo passo ciò che scrivevo) ho adorato ogni singola riga del mio racconto. Poi è arrivata la consueta fase del “disamore paranoico”, ovvero uno stadio più o meno distruttivo, caratterizzato da una spietata analisi chirurgica con finalità di rimozione (quasi) totale. Ma ormai era troppo tardi… (lo avevo già inviato). Ovviamente mi tocca sperare che la giuria resti talmente sconvolta dalla mia lettura al punto da vivere essa stessa (in maniera coatta) esclusivamente la mia prima fase.
Valeria Raimondi, autrice di Mario Biondi
Come ti chiami? Quanti anni hai? Di dove sei? Che cosa fai?
Valeria Raimondi, 28 anni, cresciuta nella ridente provincia romana, invecchio nella Capitale sistemando libri, sin dal giorno in cui un talent scout mi vide rassettare la mia biblioteca casalinga e mi fece un contratto da libraia. Per il resto del tempo vado in bicicletta e faccio parole crociate.
Come ti descrivi, in tre aggettivi?
Anziana. Adulta. Adolescente.
Che cosa vuoi fare da grande?
Mangiare l’altra metà del fungo e tornare alle dimensioni reali. Ma prima vorrei fare due chiacchiere con Humpty Dumpty e il Brucaliffo.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
J.B. Fletcher alias La signora in giallo: ammetto di non aver mai letto un suo libro, ma incarna esattamente la mia idea esteriore di scrittrice. Per il resto ho avuto molti amori passeggeri e poche relazioni serie: Gogol’, Bulgakov, Proust, Nabokov, Calvino, Queneau, DFW, e alcune guide Routard.
Il tuo racconto è il migliore. Come convincere anche la giuria?
Mi limiterei a dire: «stop al televoto».
Laura Tullio, autrice di Rumori nella pancia
Come ti chiami? Quanti anni hai? Di dove sei? Che cosa fai?
Che bello, questa è facile, la so e cominciamo bene! Mi chiamo Laura Tullio, madre pugliese e padre ciociaro, un mix impegnativo; sono nata a Bari 35 anni fa, sono cresciuta a Bitonto e vivo a Roma fin dai remoti tempi dell’Università. Lavoro come istitutrice: sì, esistono ancora, io ne sono testimonianza vivente
Come ti descrivi, in tre aggettivi?
Compressa… curiosa… fuori luogo/tempo/misura/eccetera… lo so, non è proprio un aggettivo, ma m’è venuto così.
Che cosa vuoi fare da grande?
Vorrei ringiovanire dentro, spero di non collezionare troppi malanni, mi auguro di non perdere del tutto la luce e mi piacerebbe riuscire a sentirmi a mio agio, da qualche parte, con qualcuno, scrivendo e leggendo, respirando aria buona e possibilmente non sentendomi troppo triste.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
Sono tanti, molti non li conosco ancora. Scrivo dei primi che mi vengono in mente: la sospensione di Raymond Carver, la ferocia di William Faulkner, la rabbia di Flannery O’Connor, l’umanità di Charles Bukowski, il dolore di Breece D’J Pancake, l’estro di Chuck Palahniuk, l’intelligenza di David Foster Wallace, la profondità di Fernando Pessoa, l’essenzialità di J.D. Salinger, la johnfantezza di John Fante. Più ne scrivo più me ne vengono… tanto che ho voglia di scusarmi con gli altri, pertanto arbitrariamente mi fermo qui.
Il tuo racconto è il migliore. Come convincere anche la giuria?
Ah, questa è la mia domanda preferita! Non credo che esista un racconto migliore. Non è matematica. È personale. Non si capisce mai bene del tutto. Come l’amore. E la vita e tutto il resto. Spero che la giuria trovi in me ricerca, cura, e soprattutto spero che nel mio racconto si senta l’urgenza. È quello che più di tutto mi piace trovare, quando leggo. L’urgenza, e potermi sentire nella stessa squadra dell’autore. Ah, naturalmente spero che il mio racconto piaccia. Parecchio.
Mauro Vanetti, autore di Le metamorfosi
Come ti chiami? Quanti anni hai? Di dove sei? Che cosa fai?
Mi chiamo Mauro Vanetti. Ho 32 anni. Sono di Pavia, città che adoro e di cui parlo ossessivamente, tipo adesso. Faccio il programmatore; nel tempo libero mi dedico alla cospirazione politica, all’interazione sociale, a collezionare manie che non coltivo abbastanza e a completare l’esplorazione dell’intera Internet (sono a due terzi, credo). Tra le manie, c’è scrivere.
Come ti descrivi, in tre aggettivi?
Ingombrante, distratto, inamovibile.
Che cosa vuoi fare da grande?
Tu stai insinuando qualcosa.
Quali sono i tuoi autori di riferimento?
I Wu Ming e Valerio Evangelisti. Non avrò pace finché non diranno che *io* sono il loro autore di riferimento.
Il tuo racconto è il migliore. Come convincere anche la giuria?
Me lo hanno detto anche quelle di Via dei Serpenti che è il migliore! Sì, sì, alla domanda 5! Guardate sul sito.