Proseguiamo con Davide Musso le interviste agli editor dei racconti finalisti della quarta edizione di 8×8, vinta da Francesca Morelli con il racconto Il vestito buono. Su Oblique potete leggere gli editing.
Davide Musso, editor di Terre di Mezzo, ha editato il racconto di Laura Tullio Rumori nella pancia. Qui la nostra recensione.
Ci può elencare i pregi e difetti del racconto che le è stato assegnato?
Tra i pregi segnalerei lo stile asciutto e molto controllato, che non si concede agli orpelli, oltre alla capacità di lasciar emergere a poco a poco gli elementi della vicenda e i personaggi, giocando sui dettagli. E poi il senso di disagio e inquietudine che serpeggiano tra le parole.
Se di difetti bisogna parlare, segnalerei la sospensione della storia, non del tutto risolta – benché sia convinto che un racconto non debba per forza dare una risposta a tutto.
Quali margini di intervento ci sono su un racconto breve come questo?
In questo caso specifico i margini di intervento riguardano, a mio avviso, alcune scelte linguistiche e di ritmo non sempre riuscite e coerenti, oltre a una migliore definizione dei personaggi, non del tutto centrati, e delle loro voci. Un intervento troppo massiccio rischia di snaturare l’impianto e il lavoro stesso dell’autrice. Ma ogni racconto fa storia a sé, è difficile generalizzare.
Quanto incide sul buon esito del suo lavoro avere a che fare con un autore alle prime armi?
Tutto dipende dall’autore e dalla sintonia che si instaura durante l’editing. Spesso chi è “alle prime armi” è maggiormente disposto ad accettare i consigli di un “lettore esperto” come un editor, ma non è detto che vada sempre così. È un rapporto che si deve basare in primis sulla fiducia tra i soggetti coinvolti.
Se questo racconto non fosse stato selezionato da 8×8 ma le fosse capitato casualmente sotto gli occhi, lo avrebbe comunque preso in considerazione?
Credo di sì, se non altro per quello che si diceva circa lo stile misurato, che apprezzo.
Quali scenari si apriranno per il vincitore della finale di Torino?
L’iniziativa ormai ha un nome consolidato e immagino che gli editori più attenti la tengano d’occhio, anche se è davvero arduo giudicare un autore da un unico pezzo. Probabile che il vincitore riceva manifestazioni di interesse, che andranno poi confermate.
Può dirci quali sono le maggiori soddisfazioni e i peggiori rimpianti nel mestiere di editor?
È davvero bello e gratificante trovare un manoscritto che ti faccia vibrare qualcosa dentro, che abbia una sua solidità e un senso, e farlo arrivare al pubblico. È bellissimo trovare una voce nuova, intuire un talento che poi viene confermato. È una grande soddisfazione riuscire a instaurare un rapporto vero e solido dal punto di vista umano con l’autore o l’autrice, qualcosa che vada al di là del semplice lavoro sul testo. È frustrante quando tutto questo non accade, quando ti rendi conto che i libri vengono trattati come merci qualunque, quando prevale la ricerca di un successo personale che, per quanto duraturo, è sterile, se resta l’unico obiettivo, o il più importante.