Magazine Cinema
Wallace Bryton/Justin Long e Teddy Craft/un dilatato H.J.Osment si sono inventati un loro podcast (trasmissione radio via internet) specializzato sulle figure appartenenti a quella particolare fauna umana che tra goliardia e cretinismo gira in maniera amatoriale video demenziali o strambi e poi riversa il frutto delle proprie prodezze in rete. La coppia di amici campa discretamente sull'idiozia di massa, fin quando Wallace si mette in testa di conoscere uno dei semi-svitati di persona e va a cercarlo al suo luogo di origine, una cittadina canadese, ove, giunto, scopre che familiari e amici ne stanno celebrando il funerale. Infastidito per aver macinato tanti chilometri a vuoto e comunque intenzionato a spremere qualcosa di sostanzioso per la sua attività, nel gabinetto di un bar del posto, appeso di fronte alla latrina, Wallace crede di aver trovato ciò che fa per lui: tra pubblicità, annunci di ogni genere e altre amenità, scova una lettera scritta su carta di pregio, con calligrafia ordinata e senza errori o cancellature, nella quale si promette - a chi sarà interessato e si farà vivo - ristoro e una confortevole permanenza a base di storie e mirabolanti avventure narrate dalla viva voce di chi ne e' stato protagonista. Wallace, intrigato, s'appropria della lettera e comincia le sue ricerche. Contattato per telefono il tizio autore della missiva - un tale che dice di chiamarsi Howard Howe/M.Parks - chiede lumi circa la località da raggiungere e vi si reca. La', nell'atmosfera ovattata e tetra di una grande casa isolata nei boschi del grande nord, colma di cimeli e quadri, dagli interni in legno, adornata di enormi tappeti, con pareti rosso scuro, tra una tazza di te', resoconti di viaggi e complicate peripezie, citazioni da Coleridge e Tennyson, il nostro eroe verra' sequestrato e, con perizia certosina, degna del più accorto macellaio come di un altrettanto meticoloso chirurgo, trasformato in un... tricheco ! Più precisamente nel Mr.Tusk che da titolo al film ('tusk' in originale sta, appunto, per 'zanna'), secondo le stazioni della personalissima e aberrante teoria psicopatico-nichilista di Howe, volta alla dimostrazione materiale del fondo orribile e disumano che motiva ogni azione. Con "Tusk" Smith guarda alla fabula gotica con venature horror il cui collante stavolta solo in parte e' rappresentato dalla rivelazione grottesca del mondo delle circostanze e dei fatti o di quello psicologico-emotivo, spesso sgangherato o non al passo coi tempi, come dal divagare su aspetti minimi della cultura popolare americana o dal trastullarsi in non di rado spassosi nonsense: ad un livello più profondo e in altre parole, in "Tusk", si snoda piano piano - pur tra parentesi che non disdegnano, in ogni caso, lo sberleffo e lo sghignazzo di antica memoria - il filo di una riflessione non accomodante riguardo l'interessata ambiguità del singolo contemporaneo - Wallace, abile nella loquela, disinvolto e puntuto, con i suoi atteggiamenti da eterno ragazzo scanzonato, manipola chi gli sta attorno: Teddy che gli tiene bordone più per ammirazione che per paritario legame di amicizia; Ally/Genesis Rodriguez, la fidanzata, che dice di amare ma tradisce sistematicamente (e da cui proprio con Teddy viene a sua volta tradito, e come se nulla fosse); gli stessi mostri di cui va a caccia, mero strumento, per lui, di arricchimento personale - l'avanzato stato di una malattia dai risvolti feroci e per tanti versi imprevedibile che assedia l'uomo comune d'inizio millennio - Howe, benché in la' con gli anni, racconta il suo gesto mentre si compie alla stregua di un orripilato rifiuto della società moderna, gretta, individualista nel senso più abbietto del termine, falsamente civilizzata, poco al di sotto della quale pulsano desideri e smanie tanto ancestrali quanto sanguinarie - l'anestetizzata passività con cui si assiste (e si contribuisce) alla disintegrazione dei rapporti umani - la liaison fra Teddy e Ally e' data per scontata e solo in parte e' motivata dalla frustrazione della ragazza per il comportamento irresponsabile di Wallace - il piacere sadico-puerile (a dire quasi del tutto incosciente) con cui s'infligge il dolore - l'impassibilità distante mostrata da Howe nel portare a compimento la sua opera vivente; i resoconti truci e dettagliatissimi cadenzati dal detective LaPointe/J.Depp in un misto di ebetudine, frenesia alimentare e sonnolenza - et,. "Tusk" risulta, così, un film più cupo e stranito di quello che la sua superficie sarcastica e disimpegnata - qua e la' - lascia intravedere. Qualche perplessità emerge per il finale, che appare paradossalmente più consolatorio, nella sua prevedibilità, dell'intenzione che lo ispira, si presume, quest'ultima, beffarda. TFK (voto: ***1/2)
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