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9 Maggio 1978: assassinio Moro e l’ultima lettera

Creato il 09 maggio 2014 da Rodolfo Monacelli @CorrettaInforma

Aldo Moro, la linea della fermezza e quell’anno terribile

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Il 9 maggio 1978 a Roma, in via Caetani, veniva ritrovato senza vita il corpo dell’onorevole Aldo Moro. Le “Brigate Rosse” portavano cosi a compimento la minaccia di uccisione del presidente democristiano, iniziata il 16 marzo dello stesso anno con il suo rapimento. Le Br avevano chiesto in cambio della vita di Moro la scarcerazione di 13 brigatisti, fra cui i due capi storici delle Br, Renato Curcio e Alberto Franceschini.

Da quel momento era iniziata, da parte del governo italiano guidato da Giulio Andreotti, la cosiddetta “linea della fermezza”. Lo Stato italiano, secondo questa linea politica, non poteva trattare e scendere a patti con dei terroristi. Nessuna trattativa da parte di un governo la cui nascita era stata fortemente voluto dallo stesso Aldo Moro, anche se vi era  anche chi era disposto a trattare come il partito socialista guidato da Bettino Craxi, che riteneva utile lo scambio di almeno un solo prigioniero in cambio della vita di Moro.

La mattina del 16 Marzo 1978, giorno del suo rapimento, stava per nascere il cosiddetto governo di “solidarietà nazionale“, voluto fortemente da Moro stesso. Un governo formato da tutti ministri ed esponenti della Democrazia Cristiana, ma con un elemento di assoluta novità: questo governo stava per nascere con l’assenso del Partito Comunista Italiano. Per la prima volta in Italia, dunque, dopo il 1948, i due principali partiti dello scenario politico italiano, che sino ad allora si erano nettamente contrapposti, rispettando i canoni della guerra fredda, si univano in un patto di governo.  Era questa una tappa del cosiddetto “compromesso storico”, una strategia politica battezzata anche dall’allora segretario del Pci Enrico Berlinguer a partire dal 1973. Un compromesso a cui le Br si opponevano e cercarono di impedirlo proprio con il rapimento di uno dei suoi artefici.

Ma come nascono le Brigate Rosse? I primi volantini con la stella a 5 punte vengono distribuiti a Milano nel 1970. Sulla loro idea di lotta, ecco l’opinione del professor Mario Spagnoletti, docente di Storia dei Partiti e Movimenti Politici presso l’Università di Bari: “L’idea che porta alla nascita delle Brigate rosse è quella che esiste un insieme di forze, che va sia dai partiti di destra che quelli di sinistra, che vogliono impedire le lotte sociali e non consentire neppure la nascita di un movimento rivoluzionario nell’occidente capitalistico. Si passa quindi dell’ipotesi della lotta armata, che sia l’inizio di un processo rivoluzionario da parte delle masse stesse, e in primo luogo delle masse operaie. In questa lettura, abbastanza schematica e scolastica, viene individuato un nemico comune: lo Stato Imperialista delle Multinazionali, che deve essere sconfitto con la tecnica della guerriglia urbana. Le Br ritennero che atti terroristici potevano spingere le masse stesse sul piano dell’insurrezione armata nei confronti dello Stato. Un idea che era stata propria degli anarchici. La nascita delle Br coincide con un alto livello di conflitto sociale, quando le lotte studentesche del 1968 avevano alzato il livello di scontro politico nel Paese”.

In ogni caso, durante i 55 giorni di rapimento dell’onorevole Aldo Moro gli apparati dello stato dimostrarono tutta la loro inefficienza e incapacità nel trovare la sua prigione. La magistratura non riuscì a essere il centro propulsore delle indagini, che furono sostanzialmente tarde e lente e furono accentrate in un comitato di crisi costituto all’interno del ministero dell’Interno che non ebbe alcun risultato. La Br riuscirono a detenere Moro per 55 giorni sottoponendolo a un durissimo calvario.

Il 5 maggio Aldo Moro scriveva la sua ultima lettera dalla “prigione del popolo” a sua moglie Eleonora. Leggerla può ancora essere tanto utile ancora oggi:

Mia dolcissima Noretta, dopo un momento di esilissimo ottimismo, dovuto forse a un mio equivoco circa quel che mi si veniva dicendo, siamo ormai, credo, al momento conclusivo. Non mi pare il caso di discutere della cosa in sé e dell’incredibilità di una sanzione che cade sulla mia mitezza e la mia moderazione. Certo ho sbagliato, a fin di bene, nel definire l’indirizzo della mia vita. Ma ormai non si può cambiare. Resta solo di riconoscere che tu avevi ragione. Si può solo dire che forse saremmo stati in altro modo puniti, noi e i nostri piccoli. Vorrei restasse ben chiara la piena responsabilità della Dc con il suo assurdo e incredibile comportamento. Essa va detto con fermezza, così come si deve rifiutare eventuale medaglia che si suole dare in questo caso. È poi vero che moltissimi amici (ma non ne so i nomi) o ingannati dall’idea che il parlare mi danneggiasse o preoccupati delle loro personali posizioni, non si sono mossi come avrebbero dovuto. Cento sole firme raccolte avrebbero costretto a trattare. E questo è tutto per il passato. Per il futuro c’è in questo momento una tenerezza infinita per voi, il ricordo di tutti e di ciascuno, un amore grande grande carico di ricordi apparentemente insignificanti e in realtà preziosi. Uniti nel mio ricordo vivete insieme. Mi parrà di essere tra voi. Per carità, vivete in una unica casa, anche Emma se è possibile, e fate ricorso ai buoni e cari amici, che ringrazierai tanto, per le vostre esigenze. Bacia e carezza per me tutti, volto per volto, occhi per occhi, capelli per capelli. A ciascuno una mia immensa tenerezza che passa per le tue mani. Sii forte, mia dolcissima, in questa prova assurda e incomprensibile. Sono le vie del Signore. Ricordami a tutti i parenti ed amici con immenso affetto e a te e tutti un caldissimo abbraccio pegno di un amore eterno. Vorrei capire, con i miei piccoli occhi mortali, come ci si vedrà dopo. Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo. Amore mio, sentimi sempre con te e tienmi stretto. Bacia e carezza Fida, Demi, Luca (tanto tanto Luca), Anna, Mario il piccolo non nato, Agnese, Giovanni. Sono tanto grato per quello che hanno fatto. Tutto è inutile, quando non si vuole aprire la porta. Il Papa ha fatto pochino: forse ne avrà scrupolo…”

Da quel giorno sono passati ben 36 anni e il nome di Aldo Moro resta scolpito  nella storia repubblicana del nostro paese. Non dimentichiamolo.




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