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La tragedia del Vajont raccontata nella "Piccola storia n. cinque: Alessandro il funaio che somigliava a Nero Wolfe"; uno dei protagonisti della mia raccolta di racconti: LE STAGIONI DELLA LATTAIA.
"Nell’autunno del ’63 fummo tutti scioccati dalla tragedia del Vajont.
La catastrofe ci colpì forse più di altri - aveva cancellato un villaggio grande, più o meno, come il nostro.
1910 morti in quattro, interminabili, minuti d’orrore.
Tutti, indistintamente, avevamo negli occhi, nella testa, e nel cuore, le immagini raccapriccianti dell’immane disastro che vedevamo in TV. ...
Un pomeriggio tardi, di quello che per noi fu un mite ottobre, Alessandro stava, come al solito, seduto sotto casa a lavorare.
Intorno alla sua postazione s’era formato spontaneamente un capannello di persone.
Cosa che avveniva anch’essa di solito.
Lui, mal sopportando la sequela ininterrotta di banali commenti, che ripetendosi da giorni, era costretto, suo malgrado, a sopportare, interruppe per un attimo il lavoro e sbottò all’improvviso.
- “Bastava non farla proprio lì quella fottutissima diga. Perdio!”
disse contundente.
Così - feroce e spiazzante - ancora una volta aveva fulminato tutti.
Poi, come non fosse successo niente, riattaccò subito a lavorare.
Ma, se ricordo bene, due lacrime gli solcarono le guancione rubizze.
All’epoca non capii.
Anzi mi sembrò che Alessandro avesse una tendenza innata a semplificare troppo le cose complicate e a rendere complesse le cose che invece mi parevano semplici.
Capii tutto qualche anno dopo."
smr
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