LUGLIO 1962: “La caduta di 200 milioni di metri cubi potrebbe provocare conseguenze dannose accentuate gradatamente fino a divenire manifestatamente impressionanti al massimo invaso anche per la zona a valle della diga” A. Ghetti, titolare dell’Istituto di idraulica dell’Università di Padova.
Un anno e qualche tempo dopo avvenne quello che tutti noi ricordiamo come la STRAGE DEL VAJONT.
Più di 2000 persone morirono spazzate via da quella forza sovraumana che solo gli elementi della natura, in questo caso l’acqua, sanno avere quando scatenati e il fango, molto fango.
Una tragedia, un disastro, una strage, insomma, da molto tempo però previsti da più persone più o meno pubblicamente.
Sono passati ormai 50 anni e sebbene il ricordo sia ancora vivo in tutti, qualcuno ora, un pò burlescamente, ma non troppo, si chiede “come si è potuto costruire una diga su un monte che si chiama Monte Toc?”
Toc infatti in piemontese e un pò in tutti i dialetti del nord vuol dire “pezzo”. Bastava pronunciare il nome, forse, per farsi venire qualche dubbio?!?
Ma anche escluso il dubbio partito dal nome, perchè ignorare anni e anni di considerazioni che mettevano in guardia da una possibile catastrofe, come la considerazione sopra riportata 1 anno e 2 mesi prima della catastrofe?
“Onda della morte” tuonarono i titoli della maggiori testate giornalistiche o ….. altro?
Ciò che successe il 9 OTTOBRE 1963 lo sappiamo tutti, un paese intero venne cancellato.Ciò che oggi, 9 OTTOBRE 2013, noi, vogliamo ricordare sono le numerose vite spezzate a 50 anni dalla loro morte.
Niente potrà riportare in vita gli abitanti di quel paesino nel bellunese ma il nostro ricordarli potrà, ancora una volta, aiutarci nel futuro, imparando dal passato.
Per NON DIMENTICARE, 9 OTTOBRE 1963- 9 OTTOBRE 2013.
V.V