90esimo minuto
Creato il 04 ottobre 2010 da Pesa
Il sottoscritto, nonostante vada in giro a proclamare un'incombente e prematura vecchiaia, si presenta prestante (un po' appesantito forse, ma sorvoliamo), forte e virile quando si tratta di entrare in un campo di calcetto. Ogni volta che c'è da organizzare una partita tra giovani promesse fallimentari del calcio paesano non mi sono mai tirato indietro, anzi do fondo alla mia rubrica telefonica - intorno ai 200 numeri - per cercare di trovare magari il decimo, ultimo, uomo. L'organizzazione di una partita di calcetto funziona così: a uno dei miei tanti amici (o anche a me) sale la scimmia di calpestare il manto in erba sintetica; si inizia con un rapido giro di telefonate, sms, messaggi privati su Facebook, messaggi su msn, insomma qualsiasi mezzo utile per comunicare. Si arriva tranquillamente a quota sei. E qua iniziano i danni. Magicamente alla doppia trinità la gente che si contatta non può giocare, si ascoltano le assurdità più incredibili «No mi dispiace ho le prove» (e per le prove sei scusato), «Eh no guarda devo andare al concerto degli Zero Assoluto» (muori), «Purtroppo oggi devo andare a farmi tagliare i testicoli». Quindi si cerca la gente più impensabile del mondo, ovvero quelli che non senti da almeno quindici anni, però li hai amici su Facebook, con i quali l'ultima frase detta è stata «Buone vacanze» alla fine della quinta elementare. Così si arriva miracolosamente al fatidico 10 e si può prenotare il campo. Se è libero bene, altrimenti vai di nuovo a chiamare tutti quanti per avvertirli del fatto che non si gioca più. Ecco, tutto questo preambolo era per farvi capire quanto io adori il gioco del calcio, quanto mi piaccia correre, calciare, sudare e affaticarmi rincorrendo un pallone che rotola. A dir la verità se non avessi una caviglia destra farlocca (in quattro anni intorno al centinaio di storte e conseguenti gonfiori, non sto esagerando) sarei anche potuto diventare un discreto giocatore, alla Pirlo per intenderci.Il calcio però io adoro giocarlo, ma non chiedetemi di guardarlo in televisione. Attraverso varie fasi, varie tipologie di pensiero, vari ragionamenti sono arrivato a provare fastidio e disprezzo nei confronti del calcio televisivo. Sarà per il caso calciopoli, sarà la quantità spropositata di soldi che girano in questo mondo fatato, ma proprio non riesco più a guardare una partita di calcio. La settimana scorsa provai a guardare il Cagliari contro la Juventus, ho resistito 50 minuti. Oggi sempre la squadra della mia isola contro il Chievo Verona, 45 minuti. E stasera c'è stata la dimostrazione più chiara della mia insofferenza al pallone via etere. Inter - Juventus, derby d'Italia, grandissima partita, grandi aspettative, più di 200 televisioni collegate da tutto il mondo a seguire questo classico della Serie A italiana. Son durato 35 minuti, dopo di che mi avevano preso alle scatole tutti quanti, dall'arbitro ai giocatori - omoni che messi dentro un campo da calcio danno sfogo al più grande "teatro" del mondo: cadute al limite dell'impossibile, sceneggiate davanti al'allenatore fuori dal normale, risse sfiorate ogni dieci secondi - dai tifosi ai cronisti. Che poi definire cronista sportivo uno come Fabio Caressa mi sembra un azzardo troppo grande. Per non parlare di Beppe Bergomi «Si si, gli ha fatto la vecchietta». La vecchietta?? Ma dico io sono termini da usare!? Lo usa mio cuginetto quando gioca! Anche se durante la semifinale del 2006 in Germania, tra Italia e i padroni di casa, non nego mi siano venuti i brividi, ma penso fosse per via del clima di festa e bordello che avevo attorno. Ecco! I mondiali sono l'unico evento calcistico televisivo che riesco a sopportare senza troppi problemi. E tornando alla partita di questa sera, sapete cosa mi stava estremamente indigesto? Iaquinta.
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