
Una base senz'altro solida che in mano a un regista del calibro di Martin Scorsese avrebbe portato a dei frutti sicuramente straordinari, ma che invece, in mano a qualsiasi altro mestierante, poco intraprendente, rischia di sprecarsi come cenere nel vento.
Opta per la strada meno ripida possibile, purtroppo, Bahrani, mettendo i suoi protagonisti sui binari corretti, ma non trovando mai il coraggio di spingerli oltre il dirupo, facendoli schiantare a dovere come avrebbe richiesto un copione come quello di cui era in possesso. Il cammino oscuro compiuto da Andrew Garfield infatti, non fa altro che unire i puntini di un tragitto già scritto e già calcato dalla maggioranza delle pellicole con allestimento simile e messaggio buonista di fondo. Perché, per le opere come "99 Homes" il varco da sorpassare a testa alta è esclusivamente quello posto all'epilogo, ovvero quello che deve portare il "buono" a fare i conti con il mare di male in cui ha deciso di buttarsi. Uno scontro che invece, in questo frangente, accade ma solo a metà, sottomesso alla volontà di privilegiare e rinforzare la spiegazione dei sistemi, i giri loschi e i connessi malumori che una tematica come quella della crisi immobiliare può esercitare negli esecutori e nei malcapitati.

E' sotto questi colpi sordi che "99 Homes", quindi annacqua la sua solidità di partenza spaccandosi lentamente e naufragando laddove sarebbe dovuto attraccare. A Bahrani, pensiamo, interessasse più la denuncia che lo schiaffo a sorpresa e la sua pellicola allora non può far altro che salutarci così, senza nemmeno il minimo segno di colluttazione o pizzico.
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