Magazine Cinema
9.1 poetica
E’ un cinema “sporco, disordinato e impreciso”. I neorealisti teorizzano un legame fra cinema e realtà, l’intento è quello di mostrare la realtà così com’è. Ciò è ovviamente impossibile, ma è il loro scopo; per far ciò cercano di ridurre al minimo l’artificialità: le riprese sono sempre in location, mai in studio; gli attori spesso non sono professionisti; si privilegia il piano sequenza con realismo della durata. La poetica è comunque diversa dall’applicazione pratica, dove si ottengono anche effetti paradossalmente opposti.
9.2 Gli autori
-Vittorio de Sica: attore, ex interprete dei film dei “telefoni bianchi” (commedie borghesi). Esordisce alla regia negli anni ’30. Il suo primo film neorealista, Ladri di biciclette (1947) ha in realtà la classica struttura fiabesca della quest, ed è pieno di effetti di drammatizzazione romanzesca. E’ inoltre molto costruito, basato sulla contrapposizione fra interni ed esterni, pieni e vuoti.
Miracolo a Milano è l’estremizzazione fiabesca di questi concetti.
Umberto D. rappresenta l’estremo realismo di durata.
-Roberto Rossellini: cattolico, inizialmente simpatizzante fascista, nel 1945 gira Roma città aperta, in cui tutti i personaggi sono antifascisti. Poi gira Paisà, film a episodi dal nord al sud Italia, e Germania anno zero, fra le rovine di Berlino. Dopo Viaggio in Italia non si occuperà più di cinema, dedicandosi a lavori televisivi.
-Giuseppe de Santis: è l’unico ad avere un successo popolare. Inizialmente critico presso la testata Cinema, subisce l’influenza del modello hollywoodiano di genere (western, musical, commedia) da una parte, di quello russo dall’altra; realizza quindi film ibridi popolari-spettacolari. Il risultato più noto è Riso amaro (1948).
-Luchino Visconti: nobile, cosmopolita, comunista, omosessuale. Inizialmente aiuto regista del francese Renoir, dà il via al movimento neorealista con ossessione (1943) girato a Ferrara con attori non professionisti. Il film è in esterni, sul delta del Po, in una stazione di servizio. La denominazione del movimento si deve al montatore Mario Serandrei, che scrivendo al regista a proposito del girato parla di “immagini neorealiste”.
9.3 Conclusione
Il neorealismo è un movimento, non una scuola, basato sull’idea che l’arte deve affrontare la realtà, il vivere quotidiano, aiutando il pubblico osservatore.
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