Oggi le tue mani
raccolgono semi di grano
le mie piangono lacrime di sudore freddo
solo a sapersi inermi
mentre il tempo passa.
E i cieli tramontano l’uno dietro l’altro
a ridosso delle sere opache
che svestono abiti di stelle.
Di giorno.
Imbarcazioni di rondini
affettano uno spazio di cielo
tenuto al ribasso
dal rialzo dei carburanti
che ci spezzano le gambe
dilatano le distanze
separano il tormento.
Dei nostri sguardi lontani.
Oggi le tue angosce
respirano in sorrisi
che lenti ti si modellano in viso
lenti
per non consumarsi in fretta.
Per non spegnersi come fiammifero
ma dilungarsi come incenso lento
che maschera l’odore rancido
di un corpo sociale trafitto
derubato e tradito.
Oggi le nostre avversità
siedono con noi a pranzo
masticate da un tempo che infame
le rade via come barba troppo lunga
e ci taglia il volto
con gli sguardi in frantumi
dei nostri futuri lapidati pubblicamente
dalla partecipazione sociale esautorata
dalle liti dei talk show televisivi.
Oggi i nostri corpi
fingono il gioco del silenzio
per non masticare più parole
usurate da politici
che ce le risputano addosso
ricoperte da mafie e denaro sporco.
Oggi sono accorso
ad un ruscello di neve
sterili i miei pensieri
digrignavano i denti
mentre una folla estranea
scontrava il mio procedere.
Incontrai persone distanti
volti monocromi e sorrisi tenui
teneri abbagli sbagli grida assenti.
Abbiamo abbassato gli sguardi
cancellato le nostre teste fiere
ora curve mozze
come sigarette arrese alla cenere
implorando ricordi teneri
di venirci spesso a trovare
cancellando cupi fraseggi
di crisi economiche esistenziali
che ora lente ci stringono.
Abbiamo ricominciato
a rivolgerci sguardi digradati
rivolti l’uno all’altro
dalla necessità di una morsa
crisi rimorsa a forza
che ancora non crediamo vera
e sobbalziamo increduli
quando i tg riportano
notizie di morte.
Oggi il mondo morde le sue mani
le mie stringono un cappio
che nessuno ha voluto per me
nemmeno io al di fuori di me
oggi il mondo morde anche le mie mani
che penzolano nel vuoto
di chi ha scelto strade per me
di chi ha scritto leggi per sé
di chi ha defraudato la sovranità del voto
delegittimando referendum
come fossero risposte
date alla settimana enigmistica.
Ora|
Ora che tutto ci è rubato
porto al collo una croce
di sole parole
che sanguina poesia
e mi allatta l’anima
tenendomi in vita
armandomi corpo e voce
di versi nucleari
che sbriciolati
mi esplodono sulla lingua.
Ci siamo stretti
attorno ad un commando di stelle
per riscaldarci a luci
non plastiche non lumi
per confonderci e farci multipli
di una sfrontata irraggiungibile infinità
per tornare a sperare
solo per tornare a sperare a raccoglierci
a raccoglierci nella stretta morsa
di una partecipazione sociale
che schiude flebili porte
come tane di un lungo letargo
spalancate da un riconoscerci che lento gonfia
come pane caldo dalle fiamme di un forno.
Ci siamo stretti
attorno ai nostri respiri
imbiancati dal freddo di questo spazio sociale
che oggi.
Culmina in distanze glaciali
rinfocolate dallo sporco dei partiti che piano s’intravede
e piano ci morde denti labbra e onore
e piano concede i nostri sguardi al ritrovarsi
rannicchiando gruppi di persone in costellazioni di speranze sdegnate
ora urlate sussurrate
che di voce in voce s’amplificano.
Oggi
Sirene di polizia ambulanze
Sono l’urlo sfrontato
Di una criminalità politica sociale deviata
Sono il corpo arreso
Che ricama la nostra quotidianità
Come un tempo erano le urla spensierate dei bambini
A ricamare pomeriggi di sole
Oggi è una nuova ondata criminale
Che sente il fiato sul collo di un futuro dato già per morto
Che torna ancora a scalfire
A gridare a gridare a gridare a farsi sentire
Sotto l’asfalto e le pietre le case
Sotto ogni pietra
In ogni posto da osservare
Perché capisci quanta vita ancora ci sia
Quanto pesi ogni pietra che sotto i piedi scorre
Quanto male sia l’uomo per il mondo
Quanto male sia l’uomo per l’uomo
E quanto sia densa la tragedia delle essenze
Perché è nella fragilità dello stelo
La tragica gioia della vita
Ed è lo stelo il grido
Il morso il corpo il mondo
per loro da colpire
Perché è nella fragilità dello stelo
L’essenza che nella vita si rinnova.
Francesco Aprile
2012-05-19
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