Continuiamo la rassegna di film dedicati ai kaiju, occupandoci questa volta di una pietra miliare del genere.
A 30 milioni di km dalla Terra è riconosciuto come uno dei “monster movie” più divertenti e innovativi di questo particolare filone. Negli anni ’50 e ’60 i film di mostri godevano di una salute solidissima, ma spesso trame, scene e situazioni tendevano un po’ a ripetersi.
La pellicola di oggi brillò invece per una certa originalità, vuoi per la natura del kaiju, vuoi per la sua particolare ambientazione (la Sicilia, e in seguito Roma).
Il regista è ancora una volta Nathan H. Juran, un vero virtuoso del genere, noto anche per aver girato film quali La Mantide Omicida e Il 7° Viaggio di Sinbad, Attack of the 50 Foot Woman e della serie tv La Terra dei Giganti.
Di rientro da una missione segreta sul pianeta Venere, una nave spaziale sperimentale americana è costretta all’ammaraggio in Sicilia.
Il suo equipaggio è stato decimato da un misterioso morbo contratto durante l’esplorazione del pianeta. Il solo colonnello Calder riesce a salvarsi e a fare rapporto ai superiori. Quel che ha da dire è eccezionale: la navetta trasportava un esemplare di un feto alieno, disperso nel naufragio.
Un bambino, figlio di pescatori siciliani, lo trova per caso e lo vende a uno zoologo itinerante. Costui si accorge che il feto è ancora vivo e in rapidissima crescita. Da esso nascerà un umanoide-lucertola, Ymir, dotato di forza e astuzia animale. Ymir cresce a vista d’occhio, complice l’atmosfera terrestre. Ben presto diventerà un mostro gigante, capace di fronteggiare carri armati e cannoni…
Come vedete la trama è originale e frizzante, come sapeva essere la fantascienza in bianco e nero degli anni ’50 (questo film è del ’57).
Ymir è un alieno e anche un mostro, ma la sua genesi è particolare e curiosa, tanto da sfuggire al solito cliché del mostro preistorico risvegliato da chissà quale prigione di ghiaccio dell’Antartide.
A 30 milioni di km dalla Terra gode di una singolare ambientazione italiana, anche se il film fu girato in parte nel Lazio e in parte in Messico. Fu proprio qui che vennero effettuate le riprese “siciliane”, che in tal modo risultarono piuttosto… esotiche.
Una volta che Ymir è diventato un mostro di notevoli dimensioni, l’azione si sposta nel cuore della Città Eterna, dove il bestione venusiano si dedica alla distruzione di monumenti storici e alla caccia di sfortunati passanti.
Uno dei momenti clou del film è lo scontro con l’elefante del bioparco dove Ymir stesso è stato confinato per un breve lasso di tempo.
Nonostante il film sia molto datato gli effetti speciali risultano essere ancora godibili. Questo grazie al maestro Ray Harryhausen, vero fuoriclasse della tecnica del passo uno, che nella creazione e nell’animazione di Ymir ha ancora una volta superato se stesso.
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