La bandiera non è una qualunque, soprattutto in Irlanda del Nord, perché è la Union Jack. Il pennone neanche, perché è quello del Belfast City Hall, palazzo dove ha sede il municipio locale, e dove il drappo della corona britannica sventolava da oltre 100 anni.
Ora, invece, e come già accade a Stormont, sede del governo nordirlandese e in altri uffici,verrà esposto solo in diciassette giorni dell'anno. Troppi pochi per gli unionisti, che non hanno mandato giù questa decisione, presa a seguito dellamozione presentata dall’Alliance Party, e hanno scatenato tutta la loro rabbia per le strade di Belfast. Quasi mille persone, si sono presentate armate di bastoni e sassi davanti al municipio cittadino, cercando di farvi irruzione. Ma non tutto è andato secondo i loro piani e sono stati respinti dalle forze dell'ordine poste a presidio dell'edificio. Nei disordini, 15 agenti di polizia, due addetti alla sicurezza e un fotografo sono rimasti feriti. Sempre nella stessa serata, a Shortstand, zona orientale della città e a maggioranza nazionalista, alcuni lealisti hanno assaltato una chiesa cattolica, la St. Matthews, per poi scontrarsi con la polizia.
Questo accadeva il 3 dicembre. Ma le tensioni hanno seguitato ad aumentare anche nei giorni seguenti e Belfast sembra non uscire più dalla spirale di violenza in cui è tornata a vivere.
Lettere contenenti minacce di morte sono state recapitate a Naomi Long, leader dell'Alliance Party, il partito anti-settario che ha promosso la rimozione della Union Jack e la cui sede a Carrickferguss è stata data alle fiamme.
L'8 dicembre, invece, a poche ore dall'arrivo del segretario di Stato americano Hillary Clinton, è stato rinvenuto un ordigno all'interno di un automobile. La bomba non è esplosa e la paternità è ancora tutta da accertare, anche se gli inquirenti credono che la bomba l'abbiano preparata quelli della New-Ira.
Gli ultimi eventi sembrano però dimostrare una cosa: gli unionisti hanno forse colto l'occasione per infiammare l'opinione pubblica di fede protestante e ribaltare così il compromesso in atto a Stormont. E per raggiungere il loro obiettivo hanno scelto la via della violenza, come accadeva anni fa.
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