“Dopo aver trascorso il primo semestre negli Stati Uniti ho avuto una prova tangibile che non ero io ad essere sbagliato (cosa che avevo pensato molte volte, mi ero quasi convinto di non valere granché), ma che era l’ambiente in cui mi ritrovavo ad essere stagnante e a non dare molte opportunità ai giovani. Accettai allora l’idea di non tornare a casa, e qui -contrariamente a quanto mi fu detto in Italia- la mia carriera sta andando avanti incredibilmente bene e molto velocemente“. Paradossi d’Italia, paradossi di un Paese che non cambia mai, nelle parole e nella storia di Gianluca De Novi, 37enne imprenditore e ricercatore negli Usa, alla prestigiosa Harvard University e al Massachusetts General Hospital, nell’area di Boston.
La storia di Gianluca è una storia di profondi contrasti con il sistema accademico italiano, fin dall’inizio del suo percorso di studi: si iscrive alla Facoltà di Ingegneria Elettronica a Bologna. Presto però, scopre come l’ambiente accademico freni le potenzialità degli studenti, anzichè dare loro libero sfogo: “mi scontrai con un sistema che faceva perdere un sacco di tempo… sbarramenti, numero di appelli limitati, esami spezzettati, professori che non rispondevano alle e-mail, docenti che dovevi aspettare per ore dietro le porte dei loro uffici“, ricorda. Per non parlare dell’aspetto più “culturale”: a questi docenti un approccio più intraprendente del percorso di studi non piaceva proprio. “Da molti professori, approfondire le materie in modo autonomo, magari costruendo una presentazione e ponendo domande, era persino visto male“.
La creatività di Gianluca trova un numero di freni imbarazzante in ateneo: con un collega avvia un proprio progetto imprenditoriale, che sviluppa un data-glove. Il prodotto comincia a vendere in tutto il mondo: dopo due anni Gianluca avvia una propria attività, questa volta nel settore della telemedicina. Tutte queste esperienze vengono guardate con sospetto in ateneo, nonostante -nel frattempo- riscuotano premi e apprezzamenti, entrando anche nella fase di preincubazione di Aster (incubatore dell’Emilia Romagna).
Le difficoltà si acuiscono durante il dottorato, che Gianluca avvia in università: “non è serio fare un dottorato e avere un’attività fuori“, gli viene spesso rimproverato. Alla fine, stanco di un “ambiente stagnante“, Gianluca opta per concludere il PhD. negli Usa. Memorabile e negli annali resta la frase del suo advisor: “non sei all’altezza di andare in un posto come quello, soprattutto con il cappello della nostra università“.
Le ultime parole famose: Oltreoceano Gianluca conclude in soli due anni e mezzo il percorso di post-doc, divenendo ricercatore confermato e instructor alla Harvard University e al Massachusetts General Hospital. Le due istituzioni, dopo aver verificato che le attività imprenditoriali di Gianluca non presentavano conflitti di interesse con l’attività universitaria, si sono addirittura complimentate con lui per i successi: Oltreoceano, Gianluca ha fondato la sua prima corporation, e sta portando avanti quattro progetti imprenditoriali nei settori del social networking e della telemedicina.
Aiuta pure giovani studenti italiani a trascorrere periodi di studio e ricerca a Boston: recentemente è stato nominato tra i Primidieci Underforty della Italy America Chamber of Commerce. “Io posso ringraziare il mio Paese per avermi formato e forgiato nel modo in cui sono. Peccato pero’ che -purtroppo- proprio nel mio Paese io non possa mettere a frutto tutto quanto ho imparato… ma almeno posso dire di averci provato“, riflette amaramente Gianluca.
Ospte della puntata è Paolo Bonaretti, direttore generale di Aster, consorzio dell’Emilia Romagna nato con lo scopo di promuovere azioni per lo sviluppo del sistema produttivo regionale. Con lui cerchiamo di approfondire le ancora troppe difficoltà che incontrano i nostri giovani startuppers in Italia.
Nella rubrica “Expats” andiamo a scoprire un interessante blog, o diario di viaggio, che unisce le esperienze di vita, lavoro e studio all’estero di un’intera generazione di ventenni. Uno sguardo sul mondo, anche nei suoi angoli più reconditi: uno sguardo continuamente aggiornato. Il blog si chiama Migra-tori, ne parliamo col suo ideatore, Giovanni Menozzi.
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