"A braccia aperte fra le nuvole" di Fabio Salvatore - "La notte della sofferenza, la grazia della fede"
Creato il 20 marzo 2012 da Maila TrittoChiara Amirante
Titolo: A braccia aperte fra le nuvole
Autore: Fabio Salvatore
Editore: Piemme
Collana: Incontri
Genere: autobiografia
Data di pubblicazione: Gennaio 2012
Prezzo: 15,00 Euro
Pagine: 240 pp.
Sinossi: Fabio Salvatore ha scoperto di avere un cancro alla tiroide all'età di 21 anni. Fino a quel momento aveva creduto che la vita fosse ai suoi piedi. Era pieno di sé. Forte di un talento messo a disposizione solo di se stesso, stava per debuttare in un'importante produzione teatrale internazionale che lo vedeva come protagonista. All'improvviso, la scoperta: il cancro, da lui sempre definito "Scarafaggio". Per mesi nega l'evidenza, recita in teatro, accantona la malattia, nasconde tutto ai suoi familiari, finché, afono e privo di forze, è costretto ad affrontare il calvario della malattia. Operato d'urgenza, supera l'intervento e fa la sua prima radio-iodio-terapia, che lo porta a essere isolato da tutto e da tutti. È in quel silenzio che Fabio inizia a guardare dentro se stesso. Guarda alla fede, ma è poco lucido per capirne la forza. Passano i mesi, e dopo un anno parte per il Portogallo, per una vacanza, ma durante quel viaggio nel buio dell'intimità trova uno spiraglio che è Maria, la sua Mamma, e che lo porta a Fatima. Di qui il suo cammino, il suo deserto che diventa fiorito e pieno di colori. Abbraccia la Croce e vive nella Gioia. La morte tragica del padre, avvenuta in un incidente stradale, fa conoscere a Fabio il valore della Redenzione del perdono, e il ritorno del cancro dopo dieci anni lo consegna in totale offerta a Maria. Ecco il dolore che si trasforma in passione di vita. L'incontro con Chiara Amirante e la Comunità di Nuovi Orizzonti è il sentiero che lo porterà a Medjugorje.
Recensione: A braccia aperte fra le nuvole di Fabio Salvatore, è un libro che mi ha colpita per la sua profondità e per il modo in cui quest'uomo si racconta al suo lettore. La mia non sarà una recensione, ma una riflessione su quanto ho letto.
Prima di procedere alla mia riflessione, penso sia necessario riportare due citazioni del libro che, per me, sono abbastanza rappresentative:"La fede mi ha insegnato che il cancro profanai corpi senza intaccare l'anima. Si aggrappa alla carne, alla materia, a organi e cellule vive, e le divora. Ma una piccola fragile fiamma resta accesa e sopravvive al male" (Fabio Salvatore)."Perché permetti alle avversità di spegnere i tuoi sogni? Solo chi osa sa continuare a sognare, a credere, a sperare, contro ogni avversità ogni speranza può vivere in pienezza" (Chiara Amirante).
Il romanzo scritto da Fabio Salvatore, edito dalla Piemme, narra delle esperienze che lo stesso Fabio ha avuto all'età di 21 anni, quando – per caso – ha scoperto di avere un cancro alla tiroide. Un evento che, indubbiamente, segna la vita di questo ragazzo che, fino ad allora, si sentiva pieno di sé. Forte di un talento messo a disposizione solo di se stesso, stava per debuttare in un'importante produzione teatrale internazionale che lo vedeva come protagonista. All'improvviso, però, scopre di avere il cancro, che chiamerà: "Scarafaggio", anche nelle pagine del libro in cui si racconta. Per mesi nega l'evidenza, recita in teatro, accantona la malattia, nasconde tutto ai suoi familiari, finché, afono e privo di forze, è costretto ad affrontare il calvario della malattia. Sarà operato d'urgenza, e riuscirà a superare l'intervento. Dopo questa parentesi – che sarebbe difficile per chiunque – fa la sua prima radio-iodioterapia, che lo porta a essere isolato da tutto e da tutti. È in quel silenzio che Fabio inizia a guardare dentro se stesso. Guarda alla fede, ma è poco lucido per capirne la forza. Passano i mesi, e dopo un anno parte per il Portogallo, per una vacanza, ma durante quel viaggio nel buio dell'intimità trova uno spiraglio che è Maria, la sua Mamma, e che lo porta a Fatima. Di qui il suo cammino, il suo deserto che diventa fiorito e pieno di colori. Abbraccia la Croce e vive nella Gioia. La morte tragica del padre, avvenuta in un incidente stradale, fa conoscere a Fabio il valore della Redenzione del perdono, e il ritorno del cancro dopo dieci anni lo consegna in totale offerta a Maria. Ecco il dolore che si trasforma in passione di vita. L'incontro con Chiara Amirante e la Comunità di Nuovi Orizzonti è il sentiero che lo porterà a Medjugorje.
Ebbene, questo è il motivo per cui ho voluto riprendere le parole di Chiara Amirante, poiché è una delle poche persone ad essere davvero vicine a Fabio. La stessa Amirante che – nelle sue parole – ci fa capire come sia importante non perdere di vista se stesso, nemmeno quando le cose sembrano essere davvero difficili. È, invece, importante continuare a sognare e sperare perché la speranza dà la forza di andare avanti e di credere in se stessi. E, non solo, anche la fede.Il romanzo di Fabio Salvatore, se letto con la dovuta attenzione, tocca il cuore e l'anima. È la testimonianza di come la vita sia imprevedibile e, a volte, più difficile di quanto si possa immaginare. Ma non per questo cedi, cadi...anzi, ti rialzi e prosegui – con maggiore consapevolezza – il tuo cammino fatto di difficoltà, certo, ma in cui a un certo punto vedi anche la luce che è quella della speranza. Ed è proprio la speranza che anima le pagine del libro scritto da Fabio Salvatore.
I temi che caratterizzano il libro-testimonianza di Fabio Salvatore sono difficili: la malattia e la morte del padre. Temi, indubbiamente, difficili ma anche importanti. Penso, però, che ad essere maggiormente importante è il coraggio con cui Fabio ha superato le avversità; ha creduto in se stesso e ce l'ha fatta a realizzare i suoi sogni. È difficile raccontarsi, è difficile perfino condividere con gli altri – in questo caso i lettori – ciò che "realmente si prova", le proprie sensazioni, emozioni. Fabio riesce perfettamente nel suo intento e dimostra a noi lettori che è importante non "cedere", vivere il mondo con maggiore consapevolezza e con emozione, con coraggio e dedizione e soprattutto: "sentirsi liberi di se stessi".
A cura di Maila Tritto
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