A Breakfast With ... Benedetta Bruzziches.
Nasce in un paesino in provincia di Viterbo e si diploma allo IED di Roma.
Lavora per Romeo Gigli e gira per il mondo. India, Emirati Arabi, Russia e Giappone. La mamma coltiva nocciole e Rita Levi Montalcini...
Conosciamo meglio Benedetta Bruzziches.
A Breakfast with...caffè o cappuccino?
Coffee with legs, come nei bar più intriganti di Santiago del Cile.
Chi non ti conosce si starà domandando cosa c'entra il premio Nobel Rita Levi Montalcini con Benedetta Bruzziches. Vuoi spiegarcelo?
È la testimonianza che una piccola donna da sola può cambiare il mondo.
È una parte di donna che voglio coltivare e far crescere in me e nei miei figli. Una donna che stimo e che rispetto ed al quale sono stata onorata di regalare una piccola borsa Libro per il centotreesimo compleanno.
"Nella vita non bisogna mai rassegnarsi, arrendersi alla mediocrità, bensì uscire da quella "zona grigia" in cui tutto è abitudine e rassegnazione passiva, [...] bisogna coltivare [...] il coraggio di ribellarsi"
India, Cina e Giappone. Quali di questi paesi che conosci profondamente, ti ha più ispirata.
È il viaggio ad ispirarmi. Il mio è all'insegna dell'avventura e della contaminazione. Spesso parto da sola, all'improvviso e senza prenotare nulla . La Cina mi ha stordito con la sua moltitudine. Quando vado In Giappone rinnovo il sacramento della gentilezza ed anche solo stare in casa è un momento incantevole in cui non perdo occasione per parlare con gli antenati. Ricordo che quando cominciai a lavorare con i clienti giapponesi, questi mi chiedevano di avere le borse senza chiusure, io rimanevo perplessa perché invece in Italia per esempio se non avevano la zip non venivano neanche prese in considerazione. Andando in Giappone invece mi resi conto che lì di zip non ne hanno bisogno perché a nessuno verrebbe in mente di rubarti qualcosa dalla borsa.
Sicuramente l'India, in cui ho vissuto, mi ha rubato il cuore. Saranno stati gli intrecciatori di fiori, i sorrisi colorati, la spiritualità fiabesca, le donne con l'abito più elegante e sexy del mondo o forse il fatto che mi ha fatto ricordare che tutto è possibile.
L'ispirazione invece me l'ha data la Bolivia, tappa del mio ultimo viaggio.
La nuova collezione racconterà "La Pachamama", Dea della terra che mi ha accompagnato alla scoperta di una cultura matriarcale, in cui le donne sono le protettrici della tradizione e di cui il costume racconta una contaminazione profonda tra la cultura indigena e quella spagnola, dove la via delle streghe nasce appena dietro la cattedrale Cattolica, le foglie di coca sono un'alternativa naturale al polase e dove vestita da boliviana sono stata accolta come un'amica e ognuna di loro voleva lasciarmi un pezzetto di se.
Ci descrivi la "Carmen", probabilmente la tua borsa più conosciuta e apprezzata?
Carmen è nata nella collezione sul Tango, in cui ogni borsa aveva l'anima e il carattere di una ballerina, Carmen era il divano che le raccoglieva tutte dopo un tango di passione! Realizzarla all'inizio sembrava impossibile, è nata dal sodalizio tra la pelletteria e la tappezzeria. Credo fermamente nelle sinergie e nella contaminazione delle arti e il successo di Carmen credo che sia proprio questo.
Grazie ad una collaborazione con Caterina Gatta si trasforma in "Carmen Bruzzicat". Come vi siete incontrate e cosa vi ha spinto a collaborare?
La collaborazione nasce dalla stima che ho nei confronti di Caterina, a dimostrazione di quanto sia importante in questo lavoro, come nella vita, aprirsi agli altri. Volevo realizzare Carmen nei tessuti da cravatteria e quando conobbi Caterina (che mi contattò perché aveva comprato Carmen da una mia cliente) il suo lavoro mi piacque così tanto che le chiesi subito se voleva occuparsi della selezione dei tessuti!
Da Caprarola a New York, Tokio e 10 Corso Como. Cosa si prova?
Si prova a tornare a Caprarola.
Hai ricevuto complimenti dalle tre più temute penne del mondo della moda: Franca Sozzani, Anne Wintour e Suzy Menkes. Che effetto ti ha fatto?
Ero senza parole, Cosa che raramente mi capita! Un'emozione bella tosta per una come me che di fronte ai complimenti s'imbarazza.
Gusto del gelato preferito?
Limone
Hai in mente di aprire il tuo primo monomarca?
No. Piuttosto sono alla ricerca di un luogo incantato tra i laghi e i monti Cimini, immerso nella natura per trasferire studio e laboratorio. Sono molto influenzata dall'ambiente in cui mi trovo e la terra sa capirmi come pochi altri.
Stilista preferito?
Lanvin ma ultimamente sogno Dolce e Gabbana, però se guardi nel mio armadio ci sono prevalentemente giovani designer. Da Superduper e Francesco Balestrazzi per i cappelli, Marco de Vincenzo, Babbu per le cappe di lana, L'F le scarpe, Vernissage, Shorouk e Marmen per i gioielli.
Progetti futuri?
Amare, Ballare, Figliare
E fare il mio lavoro in modo passionale!
Una chiacchierata con Benedetta Bruzziches
Biografia informale
Mi chiamo Benedetta Bruzziches, ho 27 anni e da tre anni a questa parte qualcuno mi confonde con
una borsa.
Sono cresciuta a Caprarola , un paese-teatro fatto di stradine e fontane. Un posto d'altri tempi dove
ancora si caccia il vino in cantina e il ritmo della città dipende dalle semine e dai raccolti.
Sono appassionata di cinema, mi piace girare con il libro sotto braccio e penso sempre che se avessi
incontrato Fellini avrei popolato il suo libro dei sogni.
Lavoro spesso e mi piace ridere, andare a funghi e ascoltare la voce del lago.
Mi piace vestire elegante per andare al mercato e odorare la frutta per sentire se è buona.
Se mi chiedono di che colore sono rispondo rosso primario e se mi chiedete di colore siete voi di
sicuro indovino.
Credo nelle energie e negli odori ma più di tutto credo nei desideri e nelle possibilità.
Alla fortuna invece non ci credo, ma credo nell' impegno e nel futuro.
Non mi piacciono le giustificazioni, e non ho la televisione a casa, non mi piace andare in palestra
ma in cucina sono brava.
Viaggiare è il mio secondo marito, istintivo, umano e all'avventura.
La cosa che mi fa più paura è la paura e un certo tipo di ignoranza.
Credo nei giovani ma anche negli anziani soprattutto quelli che nella vita hanno lavorato sodo.
Se dovessi essere un' altra, sarei Monica Vitti e Rita Levi Montalcini.
Ho vissuto a Roma e l'ho amata e poi Milano e poi mi sono trasferita in India ,Cina e Brasile per
poi tornare a Viterbo dove ho colorito il mio studio, ho trapiantato un laboratorio dove le borse
respirano l'aria buona e nella notte volo sulla bici e mi sento la regina.
Ho scelto di stare a Viterbo , ho scelto mio fratello Agostino e ho scelto la filosofia della Gioia.
Entrare nel mio studio è come precipitare in una favola.
Vi trovate di fronte uomini di legno, vecchie lavagne, libri di favole e poesie, opere d'arte, armadi
accatastati e tutti quei personaggi che di notte, in cucina, si animano e fanno baldoria! Disegnare
una collezione per me significa sperimentare, confrontarsi, contaminarsi. Io di solito le borse le
scrivo, le racconto. Le misuro con la testa degli artisti, dei saggi e dei pazzi . Più che di materiali, mi
piace parlare di storie, più che di forme di personaggi.
Che sia una suggestione, un amore che finisce, un inno alla gioia, l'evocazione di un ricordo, è la
storia che dovete conoscere. D'altra parte a cosa servirebbero le borse se non a contenere storie.
E se vi incontro con una mia borsa, non me ne vogliate se la apro e cerco dentro, non vi rubo nulla,
sono solo alla ricerca di altre storie!
Benedetta Bruzziches