Si chiama South Pole Telescope e aiuterà l'uomo a far luce su due grossi misteri della scienza: l'energia oscura e le caratteristiche dei neutrini. Ubicato in Antartide, a 2800 metri di quota, è entrato in funzione cinque anni fa. Il progetto finanziato dalla National Science Foundation si basa sull'azione di uno specchio di dieci metri predisposto per osservazioni nelle lunghezze d'onda sub-millimetriche. Con questo sistema si mira a mappare la radiazione cosmica di fondo, individuando ammassi di galassie. «La cosiddetta Cosmic Microwave Background rappresenta un'immagine dell'universo quando aveva 400mila anni», dice Bradford Benson, dell'università di Chicago, «quando ancora non s'erano formati pianeti e stelle. Ha viaggiato per quasi 14 miliardi di anni, e durante il suo “cammino” ha raccolto informazioni importantissime sulla natura del cosmo». In questo ambito rientrano anche i neutrini cosmici ad altissima energia, parte degli sciami prodotti dai raggi cosmici primari che colpiscono l'atmosfera. «Con i dati accumulati dal telescopio antartico saremo in grado di comprendere i segreti della energia oscura e risalire alla massa del neutrino», rivela Benson, dell'università di Chicago. «I neutrini, in particolare, sono tra le particelle più abbondanti nell'universo: circa mille miliardi di neutrini passano attraverso di noi ogni secondo, anche se difficilmente ne accorgiamo perché raramente interagiscono con la materia 'normale'». L'esistenza dei neutrini è stata proposta nel 1930; sono stati rilevati 25 anni più tardi, ma la loro massa non è nota. Nel modello standard vengono pertanto considerati privi di massa, benché gli ultimi test condotti nel mondo affermino il contrario. Una prova deriva dai laboratori nazionali del Gran Sasso dove si è osservata per la prima volta la metamorfosi di un neutrino in modo diretto, fenomeno alla base dell'ipotesi di una massa particellare. Se si dovesse risalire alla massa del neutrino sarebbe possibile proporre una teoria di Unificazione di tutte le interazioni fondamentali (elettro-debole, forte, gravitazionale) in una unica Super Forza, originatesi nelle primissime fasi di sviluppo dell'universo. La materia ordinaria, inoltre, potrebbe non essere stabile come oggi sembra, poiché sarebbe verosimile il decadimento del protone e la conversione tra leptoni (come l'elettrone) in barioni (protone, neutrone...). Con la massa del neutrino, infine, sarebbe possibile dar ulteriore credito alla cosiddetta teoria delle Super-stringhe, basata sull'ipotesi di esistenza di particelle infinitesimali non ancora conosciute.
Si chiama South Pole Telescope e aiuterà l'uomo a far luce su due grossi misteri della scienza: l'energia oscura e le caratteristiche dei neutrini. Ubicato in Antartide, a 2800 metri di quota, è entrato in funzione cinque anni fa. Il progetto finanziato dalla National Science Foundation si basa sull'azione di uno specchio di dieci metri predisposto per osservazioni nelle lunghezze d'onda sub-millimetriche. Con questo sistema si mira a mappare la radiazione cosmica di fondo, individuando ammassi di galassie. «La cosiddetta Cosmic Microwave Background rappresenta un'immagine dell'universo quando aveva 400mila anni», dice Bradford Benson, dell'università di Chicago, «quando ancora non s'erano formati pianeti e stelle. Ha viaggiato per quasi 14 miliardi di anni, e durante il suo “cammino” ha raccolto informazioni importantissime sulla natura del cosmo». In questo ambito rientrano anche i neutrini cosmici ad altissima energia, parte degli sciami prodotti dai raggi cosmici primari che colpiscono l'atmosfera. «Con i dati accumulati dal telescopio antartico saremo in grado di comprendere i segreti della energia oscura e risalire alla massa del neutrino», rivela Benson, dell'università di Chicago. «I neutrini, in particolare, sono tra le particelle più abbondanti nell'universo: circa mille miliardi di neutrini passano attraverso di noi ogni secondo, anche se difficilmente ne accorgiamo perché raramente interagiscono con la materia 'normale'». L'esistenza dei neutrini è stata proposta nel 1930; sono stati rilevati 25 anni più tardi, ma la loro massa non è nota. Nel modello standard vengono pertanto considerati privi di massa, benché gli ultimi test condotti nel mondo affermino il contrario. Una prova deriva dai laboratori nazionali del Gran Sasso dove si è osservata per la prima volta la metamorfosi di un neutrino in modo diretto, fenomeno alla base dell'ipotesi di una massa particellare. Se si dovesse risalire alla massa del neutrino sarebbe possibile proporre una teoria di Unificazione di tutte le interazioni fondamentali (elettro-debole, forte, gravitazionale) in una unica Super Forza, originatesi nelle primissime fasi di sviluppo dell'universo. La materia ordinaria, inoltre, potrebbe non essere stabile come oggi sembra, poiché sarebbe verosimile il decadimento del protone e la conversione tra leptoni (come l'elettrone) in barioni (protone, neutrone...). Con la massa del neutrino, infine, sarebbe possibile dar ulteriore credito alla cosiddetta teoria delle Super-stringhe, basata sull'ipotesi di esistenza di particelle infinitesimali non ancora conosciute.
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