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A caccia di petrolio: funziona così

Creato il 14 maggio 2010 da Zaxster @samueleblogzero

Rubo un bell’articolo scritto da una persona che ha lavorato per anni in cantieri di perforazione molto simili a quello del tristemente famoso Transocean Deepwater Horizon della BP che sta continuando a gettare petrolio nel Golfo del Messico.

L’articolo originale lo trovate qui.

“Ho pensato di portare una spiegazione in termini semplici di come puó succedere che, nel tentativo di estrarre petrolio o gas dal sottosuolo, si finisca per distruggere un’intera piattaforma di trivellazione, uccidere 13 persone e causare un disastro ecologico senza precedenti.

Intanto dobbiamo capire che il Transocean Deepwater Horizon non é una piattaforma. E’ un cantiere di perforazione. Praticamente un grosso trapano, costruito dalla Hyundai, alto un centinaio di metri, grande come un campo da calcio e con posti letto per 130 persone. Non poggia sul fondo del mare, non potrebbe avere gambe lunghe un chilometro e mezzo: galleggia, ancorata al fondo, e tenuta in posizione da motori guidati dal GPS.

 

Piattaforma trivellazione British Petroleum

La piattaforma di trivellazione della British Petroleum

 

Perché spiego questo? Perché il lavoro del Deepwater Horizon non é quello di estrarre petrolio. E’ quello di fare un buco, farlo bene, seguendo esattamente la traiettoria programmata e raggiungendo la profonditá giusta.
Fatto questo, i geologi controllano che nella roccia intorno al fondo del pozzo ci sia effettivamente il petrolio. In questo caso c’é. La BP probabilmente é sul punto di annunciare la scoperta di un grosso giacimento. A questo punto peró il trapano deve essere rimosso, e sostituito con una infrastruttura che serve a estrarre il greggio e inviarlo a una raffineria. Questa infrastruttura di solito é una piattaforma, quei giganti di acciaio o di cemento che si vedono per lo piú nei documentari, immensamente piú grandi del Deepwater Horizon. Ma in acque cosí profonde avrebbero usato un altro sistema, che non descrivo per brevitá.

Il momento in cui il cantiere se ne va dal pozzo (plug & abandon), é delicato. Il pozzo deve essere messo in sicurezza.

Come si fa, a parole, é relativamente semplice. Bisogna pompare, a una certa profondita’ dentro al pozzo, del cemento che forma dei “tappi” che isolano quella parte della formazione che potrebbe eruttare petrolio o gas. Quando il cemento é solido, allora si puó recuperare il riser ovvero il lungo tubo di acciaio che collega la piattaforma alla valvola che si trova sul fondo del mare; rimuovere la valvola situata a fondo pozzo (il famoso BOP o Blow Out Preventer), sostituirla con una valvola piú semplice, staccare il rig e trainarlo a fare un altro buco da un’altra parte.

Cosa é andato storto in questo caso?
Beh, esattamente non si sa, non lo dicono, ma sappiamo che il problema é collegato alla cementazione: supponiamo che la cementazione non sia stata fatta bene. Ovvero che abbiamo messo il tappo di cemento nel posto sbagliato. O che il cemento non si sia indurito come si deve. A questo punto, dalla roccia comincia a uscire il petrolio, e a risalire verso la superficie lungo il condotto del pozzo. Quando questo succede, in superficie ci sono una serie di sensori di volume, di flusso e di pressione che indicano con precisione cosa stia succedendo. Gli operatori ai monitor informano il capo della perforazione che ordina la chiusura della valvola di sicurezza, il BOP. L’eruzione del pozzo viene in questo modo prima arrestata, e poi controllata, pompando un fluido denso nel pozzo, che ricaccia giú il petrolio e/o il gas. Quindi, anche se sbagli la cementazione, la situazione resta sotto controllo.

In questo caso peró la valvola non ha funzionato. Non si é chiusa. E questa é la cosa incredibile.

Questa che chiamiamo valvola, é un marchingegno di acciaio, alto come una casa di due piani, che resiste alla pressione di 1000 atmosfere, e che ha tutta una serie di saracinesche che servono a chiudere il pozzo in tutti i modi possibili. Viene comandata con tubi idraulici dalla superficie. E se si inceppa o rompe il tubo idraulico? Ce ne sono due. Tutto il sistema é ridondante, per sicurezza. Il testing del funzionamento del BOP, viene fatto, di norma, ogni due settimane. Migliaia di cantieri in tutto il mondo, ogni giorno, continuano a funzionare e non vengono distrutti perché protetti dal BOP.

Io ho lavorato tranquillamente per anni sui cantieri confidando ciecamente sul mio BOP. Abbiamo preso diversi “kicks” (ovvero le eruzioni dei pozzi) e li abbiamo controllati sempre. Anzi, una delle mie mansioni era quella di monitorare l’insorgenza di questi kicks. Quando capitava, li identificavo, e correvo a avvertire il perforatore di chiudere tutto. Insieme magari andavamo a verificare se il pozzo “buttava”. E poi si chiudeva il BOP. Il tutto in pochi minuti. Se non avessimo avuto quella fiducia nel BOP, ci saremmo buttati tutti in mare, suppongo.

 

BOP Blow out preventer

Un disegno di un BOP di sicurezza

 

Tutto ció serve a spiegare che questo disastro non é stato causato da cowboys impazziti, ma ha coinvolto la punta di diamante dell’ingegneria petrolifera mondiale. BP e Transocean hanno perforato alcuni tra i pozzi piú difficili al mondo. E questo era uno di quelli tosti. Condizioni di alta pressione e alta temperatura. Trivellazione in 1500m di acqua (per fare un paragone, la stragrande maggioranza dei pozzi offshore viene fatta in 150-200 m d’acqua al massimo). Svariati chilometri di profonditá.

E’ in queste condizioni che oggi si cerca il petrolio.
Il greggio facile, superficiale, abbondante, o in acque basse, lo abbiamo giá trovato tutto, restano piccole tasche qui e lá, ma la roba grossa, quella che serve a rimpolpare le riserve, si trova solo al largo, e in profonditá. Questa é la frontiera dell’esplorazione petrolifera, l’unico modo per allungare la durata degli idrocarburi e chiudere il gap che ci separa dal giorno, ancora lontano, in cui potremo farne a meno e utilizzare solo le energie rinnovabili.”

Articolo originale su totalmente-tota.blogspot.com


 


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