Maurizio Nichetti e Angela Finocchiaro in "Ho fatto Splash"
Ho sempre amato i film un po’ strani, un po’ surreali, così, da teatro dell’assurdo. Quando ero piccola i miei registi preferiti erano Maurizio Nichetti e Francesco Nuti. Tra una visione di Ho fatto splash e un’altra di Caruso Pascoski di padre polacco, sono cresciuta pensando che la vita dovesse essere sempre un po’ sopra le righe, così come i miei maestri di infanzia mi avevano insegnato. Con gli anni poi ho un po’ perso di vista il bravo Nichetti, che nel frattempo è diventato sempre più di nicchia ma forse anche perchè era un personaggio un po’ più favoleggiante, più legato insomma alla mia infanzia. Francesco no; Francesco è cresciuto con me, passavano gli anni e io ogni volta aspettavo impaziente l’uscita di un suo film, quei film dal titolo così strano. Quindi se sono quella che sono e se posso definirmi fiera di quella che sono diventata lo devo anche a lui, che ha saputo sempre darmi un’alternativa, quell’alternativa che solo film come Willy Signori e vengo da lontano, Tutta colpa del Paradiso, Io, Chiara e lo scuro hanno potuto darmi.
Il tempo è passato, nel frattempo è arrivato il crack Cecchi Gori e Francesco improvvisamente ha smesso di fare film. O hanno smesso di farglieli fare. Lui cade in depressione, io cado in depressione, lui viene ricoverato, io fortunatamente no perchè la mia depressione era unicamente legata ad una astinenza da film di Nuti. Perchè l’ultimo film, Caruso zero in condotta è del 2001. Sono dieci anni che vivo senza film di Francesco. Perchè una crudeltà simile? Le sue condizioni hanno continuato a peggiorare, ma la sua voglia di fare film non è mai scomparsa. Quindi nemmeno la mia di speranza di rivederlo nelle sale cinematografiche è scomparsa. Mi sono dovuta rassegnare per sempre quando l’altra sera l’ho visto ospite da Barbara d’Urso, la donna dal braccio sempre teso, e non perchè sia una nostalgica del nazismo, ma perchè di pomeriggio su Canale 5 la potrete ammirare sempre così. Con lo sguardo da madre coraggio e il braccio teso a dare la pubblicità sempre al momento opportuno.
Francesco Nuti in "Caruso Pascoski di padre polacco"
Francesco, per me è stato un colpo al cuore, non avrei mai voluto vederti così, nessuno dovrebbe vederti così. Io ti voglio ricordare ironico, divertente, dallo sguardo un po’ da furbetto, un po’ da chi non sai mai se ti stia prendendo in giro o no. Hai dato davvero un grande contributo al cinema italiano, forse l’unico, assieme a Roberto Benigni, ad aver dato del nostro cinema un’altra versione, quella che non appartiene nè al Neorealismo di Rossellini, nè ai cinepanettoni di Vanzina ma neanche al filone sentimentale di Muccino. Semplicemente il vostro cinema, popolato di personaggi strani, ambientati in epoche non bene definite, interpretati da voi. Come solo voi avreste saputo fare. Grazie. Davvero di cuore.
E adesso veniamo a te Barbara, che assieme ad Alfonso Signorini sei il mio esempio di quello che un giornalista non dovrebbe essere: che sorpresa sarebbe far vedere ad un uomo malato la sua ex compagna, la donna che dice di essergli stata vicina durante la sua malattia ma che comunque, e io non lo dimentico, lo ha lasciato proprio nel periodo in cui hanno cominciato a negargli le produzioni e quando lui quindi ha iniziato la discesa agli inferi?
Che razza di tivù verità sarebbe una trasmissione in cui vengono messi alla berlina i fallimenti e le sofferenze delle persone? Vorrei ricordare a chi si ostina a difendere quell’episodio di pessimo giornalismo e bassa televisione che anche ammesso che sia stato proprio Nuti a voler partecipare alla trasmissione, forse dovrebbe rendersi conto che quella è una persona che non riesce ad accettare la sua condizione fisica, probabilmente non se ne rende neanche conto pienamente. Da quello che ho potuto vedere è una persona che ha ancora tanta voglia di fare, forse non riesce ad abbandonare la speranza di poter realizzare quel film che è ancora chiuso nella sua testa, pronto per essere girato. Complimenti Barbara, ti sei guadagnata il titolo di regina di gennaio: come il re di maggio che ha regnato poco più di un mese, la tua trasmissione non andrà al di là della seconda puntata.