E’ inevitabile che casa e asilo si contaminino a vicenda. Sono mondi che in alcuni casi si sovrappongono, in altri addirittura si contrappongono e in altri ancora rimangono del tutto separati. Gli echi dell’asilo arrivano fino a casa attraverso racconti, più numerosi rispetto all’anno scorso, o semplicemente con espressioni, modi di dire e, per la prima volta, anche con una parolaccia. Mi piace ascoltarla quando racconta piccoli scampoli della sua giornata mentre ceniamo. E’ un modo per condividere esperienze durante le quali noi non ci siamo. Serve anche per dare il nostro punto di vista a posteriori su avvenimenti ai quali non abbiamo assistito. Scopriamo “chi ha spinto chi”, “chi ha preso il gioco di chi”, “chi è stato rimproverato dalla maestra”, “chi ha pianto”. Sentiamo frasi nuove che in alcuni casi facciamo anche nostre. Come “Buon appetito, piatto pulito” prima di iniziare a mangiare. Sorridiamo per quel “Fermo immobile” come se si potesse stare fermi muovendosi. Ma quel rafforzativo “immobile” serve perché, si sa, con i bambini tutto è possibile anche stare fermi muovendosi.
Noi ascoltiamo volentieri gli echi dell’asilo… chissà quali saranno quelli che arrivano da casa nostra…