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A cavalcioni sulla Storia

Da Marlenetrn
A cavalcioni sulla StoriaA cavalcioni sulla storia. È esattamente così che mi sento in questi giorni. A scuola quando studiavo storia e dovevo imparare delle date importanti facevo sempre i conticini sulle punta delle dita per vedere se ero già nata o se lo erano i miei genitori e quando il risultato era negativo, passavo ai nonni. Se scoprivo che un qualche mio nonno era già nato, la lezione da studiare era ancora più interessante, perché si arricchiva di particolari raccontati da loro, non degni di valutazione scolastica ma pregni di significato. Certo, ogni tanto l’arteriosclerosi batteva un colpo e i ricordi risultavano palesemente inventati e rivisti, ma era bello lo stesso, soprattutto vedere il petto che si gonfiava orgoglioso durante le narrazioni.
Io ci sono. Cavoli io ci sono. L’ho visto, lo sto vivendo e me lo voglio ricordare. Mi voglio ricordare piazza San Giovanni che canta Fratelli D’Italia. Nei libri di storia non lo scriveranno, ma è importante. Mi voglio ricordare un milione di pellegrini arrivati a Roma per una sola beatificazione. Di solito ne fanno anche due o tre insieme e tutto ciò non sé mai visto. Roma il centro del mondo. Mi voglio ricordare che alle 6:30 del mattino di ieri ho aperto il giornale e ho letto che era morto Bin Laden, che non ci volevo credere e ho acceso la radio per conferma. Questo sui libri forse lo scriveranno, ma non scriveranno quello che mi è passato della testa, e io me lo voglio ricordare, come il fatto che tutti imbrogliano il suo nome con quello di Obama e ogni tre per due al presidentissimo tocca farsi una grattata scaramantica. Mi voglio ricordare il matrimonio reale e la tonalità di giallo canarino indossata dalla regina. La guerra il Libia e Vittorio Arrigoni. Il Terremoto in Giappone e l’allarme nucleare.
Me li voglio ricordare perché tutto si sta accalcando uno su l’altro che non c’è tempo di metabolizzare, i tempi sono così stringati che sembra davvero dover arrivare la fine del mondo e che tocca quindi affrettarsi a scrivere la storia. Tutto in pochi mesi, tutto in un week-and. Tutto e di più.
Che qui si scrive la storia giorno per giorno. Ci pensavo domenica, quando per festeggiare, anche se non avevo niente da festeggiare, ce ne siamo andati in campagna. La brace, le bruschette, il vino, le fragole. Inevitabile arriva il momento bello, quello in cui si è tutti sazi e non ci si ruba più la salsiccia nel piatto. Il momento in cui, chi si è ubriacato e ha vomito, si è ripreso. Il momento in cui le coppiette si abbracciano e si appartano e i bambini dormono. Il momento in cui qualcuno comincia a suonara la chitarra. Tutti intorno con le coperte vecchie sulle spalle, le margherite e le viole nei capelli, le scarpe inzaccherate di fango. Il sole tiepido e il venticello fresco. E sulle note di un Battisti d’annata, immancabile, pensi che sei viva e che fai parte della storia. Che mentre tu stai seduta sull’erba umida, a Roma c’è chi prega e c’è chi canta, a Tripoli c’è chi spara e si ribella e a Fukushima il disastro ambientale. E che questo momento, come tutto il resto, me lo voglio e me lo devo ricordare.
Allora, me lo appunto qui così me lo ricordo. Così non me lo scordo mentre sono impegnata a vivere e un giorno, forse, dirò: “io c’ero, se vuoi te lo racconto.
Song: Se ti tagliassero a pezzetti - Fabrizio De Andre

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