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A cena con gli sconosciuti: il social eating.

Da Pattici @EdeaImage
A cena con gli sconosciuti: il social eating.Quante sono le tipologie di "social" che si trovano in rete?
Allora, il social network, il social web marketing, il social food, il social marketing e poi..poi c'è il "social eating". Il social eating nasce da una costola del social food, e permette, sostanzialmente, di riunire attorno al tavolo di casa propria perfetti sconosciuti come a un ristorante.
Gnammo è il nome di questa trovata ideata da tre studenti torinesi, con una start up presentata all' Incubatore delle Idee innovative del Politecnico di Torino. I tre, hanno preso da modello i supper club inglesi, dove i frequentatori fanno conoscenza tra loro attraverso una cena in compagnia. Hanno riportato quindi sul web questo modello attraverso una piattaforma attraverso la quale, una volta iscritti, potrete sponsorizzare eventi culinari (cene,aperitivi, pranzi) a casa vostra e ricevere prenotazioni gli "gnammers" che, una volta aderita alla cena, pagheranno una quota (una parte al cuoco, una parte alla piattaforma) proprio come se acquistassero un servizio. L'ospite andrà comunque accettato dall'organizzatore, dopodichè, potrete aprire le porte al vostro ristorante casalingo 2.0.
A cena con gli sconosciuti: il social eating.
Obiettivo della piattaforma è quello di creare interazioni tra le persone, creare nuovi rapporti d'amicizia e sfruttare le potenzialità dei social attraverso il sempre motivo del cibo.
In un anno Gnammo ha organizzato più di 800 eventi, attraverso i suoi 15000 iscritti. Gnammers non  è l'unico strumento di social eating in rete. In Spagna, per esempio, c'è EatWith, in Italia New Gusto, oppure Peoplecooks, più indirizzati a studenti e lavoratori fuori sede, che invece mettono insieme i rimasugli della dispensa per una cena molto molto economica.
A cena con gli sconosciuti: il social eating.
Immaginate però la potenzialità se ci fosse una di queste piattaforme nelle maggiori città d'Europa. Le esperienze culinarie nei viaggi diventerebbero più reali, soprattutto pure e vere nei confronti della tradizione. Sarebbe un buon modo per risparmiare, per chi cerca un posto economico per cenare, e un buonmodo per guadagnare qualcosa per gli organizzatori degli eventi.
Certo è che il social eating va a disporsi prepotentemente tra tutte quelle operazioni di social web che permettono ancora di più lo scambio di culture, usi, costumi, e, grazie anche a piattaforme come GNAMMO, di cibo e che danno vita alla sharing economy,che a differenza dei grandi colossi, anche del food, uniscono anzichè dividere!

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