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A che serve manifestare

Creato il 20 dicembre 2010 da Demopazzia
A che serve manifestare
Di questi tempi si torna ad interrogarsi sulle forme di protesta, su quali siano le più efficaci, a cosa servano, quali dovrebbero esserne gli obiettivi. Per fortuna, direi, perché mi pare che regni una gran confusione. La parola più ascoltata è “strumentalizzazione”. La paura più grande di chi manifesta pare essere quella che qualche partito, cioè una delle poche istituzioni in grado di incidere sulle politiche di un paese, si faccia portavoce di alcune delle istanze del movimento al solo scopo di aumentare i propri consensi. Che orrore vero? Siamo “apolitici”. Che bella parola. La sento dalle prime occupazioni. Avevo 16 anni. Non pensavo che andasse ancora di moda.
Ma allora mi chiedo, a chi sono indirizzati gli slogan, le richieste, le proteste? Chi dovrebbe farsene carico? Come si pensa che si possano trasformare in risultati concreti?
C’è una scuola di pensiero che crede che le manifestazioni servano a sensibilizzare il cittadino medio, quello cui di solito non frega un cazzo di niente. Per questo occorrerebbe evitare di procurargli disagi, tipo bloccargli il traffico, ed escogitare forme di protesta più simili possibili a quelle di uno spot per compagnie telefoniche. Magari regalando anche qualche gadget. Fargli simpatia insomma. L’obiettivo sarebbe quello di ricordargli alle prossime elezioni che l’attuale governo è stato cattivo. Non si scorge però quali possano essere le ripercussioni a breve termine sul tema specifico oggetto della protesta. Non sembra che ce ne siano. A meno di non risultare cosi efficaci da convincere il cittadino medio, che ormai non esce nemmeno più di casa per vedere la partita perché ha sky anche al cesso, ad uscire a manifestare insieme al “movimento”. Lasciando irrisolto il quesito e trasformando la questione nell’elefante che si dondolava su una ragnatela. Quanti elefanti dovranno dondolarsi sulla ragnatela prima di ottenere qualcosa?
Un’altra scuola di pensiero invece pretenderebbe che le proteste fossero accolte direttamente dalle persone o dalle istituzioni cui sono rivolte. In questo caso la Gelmini ad un certo punto dovrebbe vedere la luce e rimangiarsi tutto quello che ha fatto. O perché i manifestanti le fanno improvvisamente simpatia o perché le fanno paura. Dipende dalla strategia scelta. Ora visto il carattere non propriamente vezzeggiativo degli striscioni in onore di Maria Stella più probabile che convenga puntare sul farle “paura”. Ma di cosa dovrebbe avere paura? Che venga incendiata una camionetta dei carabinieri? Uhm. Pare una strada pericolosa.
E allora? Beh, anche se può sembrare strani di solito è proprio quello che alcuni chiamano “strumentalizzazione” l’obiettivo delle manifestazioni. Un movimento dovrebbe avere tutto l’interesse a strumentalizzare il capitale di consenso che riesce ad accumulare. Siamo tanti, siamo uniti, se ci volete dalla vostra parte ci dovete ascoltare. Noi vogliamo questo, questo e quest’altro. Altrimenti tanti saluti. Ovviamente servirebbe che esistesse anche qualcuno realmente in grado di ascoltare e recepire il messaggio. E forse è proprio questo quello che manca. Da una parte persone a cui fa schifo la politica. Dall’altra politici a cui fanno schifo le persone. Un dialogo tra sordi. 


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