A chi altro l’hai detto?

Da Flavialtomonte

[..] Cadde a terra, lentamente, e disse “non mi sono fatto male per poco”, bastava veramente poco per finire dall’altra parte del mondo. Pianse come non accadeva da anni, da quando Mariabell partì senza lasciare traccia, quel giorno cadde per davvero. [..]
Storie, storie e ancora storie che si accavallano allo stesso modo e si intrecciano nello stesso punto, una noia colossale, quella dei romanzi, dei film d’autore, dei dvd o dei vhs – ché il mezzo non cambia il fine – e infine nel mezzo, forse, qualcosa sarebbe cambiato, la storia degli uomini, per esempio, che casualmente inciampano e si fanno male, di un male strano che se sarebbe finita davvero male non avrebbero continuato a lamentarsi, credo.

“A chi altro l’hai detto?”. Dovrebbero cominciare così tutte le storie, con il riassunto delle proprie colpe, e non perché si è colpevoli ma perché forse in minima parte lo si potrà essere, presto o tardi, ricadendo nella ripetizione degli eventi.
A chi altro l’hai detto. Potrebbe anche essere una minaccia o la rappresentazione di una donna – come anche di un uomo – indiscreta. La peggiore accusa sarebbe quella di mettere le mani avanti, e la migliore risposta “non so girarle per dietro”. È una malformazione genetica che ci viene diagnosticata dalla nascita e non possiamo fare niente per impedirlo, tanta ginnastica potrebbe aiutare, ma sappiamo bene che sarebbe forzata, innaturale. Son davvero poche le persone che camminano con le braccia per dietro, e vederne una in quella posizione farebbe, altresì, senso. Alcuni direbbero “che brava” ma si fermerebbero lì, ai complimenti. Noi non abbiamo bisogno di complimenti.

Non ho mai pesato molto, forse perché le parole, di per sé, hanno un peso. A volte penso che chi ha un corpo che pesa molto ha parole più leggere di chi invece ha parole pesanti perché ha un corpo leggero, e credo che così ogni singola persona è bilanciata, sta in equilibrio sul mondo.
Gli uragani, il terremoto, lo tzunami, le bufere, non ci permettono di stare perpendicolari al mondo, ci vogliono spostare il pesetto della bilancia, ci preferiscono leggeri.
E invece non va sempre così, ho scoperto che ci sono persone leggere con parole leggere e persone pesanti con parole pesanti, e non so chi abbia più ragione tra i due, so solo che questo è uno squilibrio. Ed è orrendo.
Forse è da questo che dovremmo ripartire. Gli psichiatri, le dietiste, i medici, gli ingegneri, i politici (perché no?) dovrebbero partire dal peso. Si potrebbe fare una legge “ad pesum” anzicché “ad personam”, per disporre bene i pesi. Così, la terra non farebbe alcuna fatica a tenerci tutti in piedi e vivi.
E invece, oggi, il mondo si lamenta – ci vuole morti – sbruffa, si sposta, si gira e rigira senza trovare una posizione comoda per dormire.


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