Come ogni anno che si rispetti nella seconda settimana di febbraio arriva SANREMO in prima serata su RAI UNO per cinque grasse e pigre serate festivaliere, che si consumano tra lazzi di umorismo di maniera, frizzi, non intendiamo certo l’omonimo presentatore e una teoria o quaresima di canzoni che ci stordiscono per cinque sere a fila di cui ce ne ricorderemo pochissime, non più delle dita di una mano, negli anni a venire. Perché SANREMO è SANREMO come cinguettava il PIPPO nazional popolare. Ho letto qualche giorno fa che un advertising o una promozione pubblicitaria in prima serata su RAI UNO quando si trasmette SANREMO può arrivare a costare anche un milione di euro, dal che si desume che il business e l’indotto del festival è enorme e macina robustissimi numeri. Tuttavia se guardo all’industria della musica, vedo vendite di cd risicate con musica che ormai è scaricata praticamente solo on line, aziende con i conti in rosso e il fiato cortissimo, che ormai investono sui cantanti pensando a margini di ricavato e guadagni solo in relazione ai gadget e ai concerti . Intanto nelle sale stampa del festival i giornalisti specializzati, capitanati dalla storica figura di Mario Luzzato Fegiz, celebrano i loro stanchi riti festivalieri. Poi ci sono i fenomeni, quelli che se ne infischiano del rutilante mondo sanremese eppure vendono, vendono moltissimo, continuano a vendere e a centrare gli obiettivi: uno fra tutti FABRI FIBRA che sta spopolando con il suo fantastico rap TRANNE TE, che è anche un video denuncia sulla condizione dell’industria musicale italiana. Un altro gruppo che sta vendendo e vende a prescindere sono i NEGRAMARO, che hanno firmato la bellissima colonna sonora del film su Vallanzasca. In questo panorama sanremese spiccano comunque gli altissimi e assai discussi cachet fra tutti quello di Roberto Benigni, 250.000 mila euro per farci in venti minuti dal palco del festival una lezioncina sui 150 anni dell’unità d’Italia, chissà cosa avranno pensato i professori di storia e italiano che gli tocca raccontare ogni anno ai propri allievi svogliati questa storia per davvero molto meno. Alla fine come diceva il buon Antonio Lubrano la domanda sorge spontanea: a chi fa bene SANREMO? All’industria musicale, alle case discografiche, alla canzone italiana, ai nuovi talenti canori? A Benigni. Sicuramente quest’anno SANREMO ha fatto benissimo al conto in banca di Roberto Benigni e ha fatto altrettanto bene alla popolarità di due ancelle esperte del silenzio e dell’apparizione decorativa come Belen Rodriguez ed Elisabetta Canalis. Mi spingerò oltre, forse ha fatto bene anche alla popolarità dei fidanzati delle due simpatiche e silenziose signorine.
Barbara Barbieri, 18 febbraio 2011