Credo, però, che il termine “governo tecnico” sia fuorviante e pericoloso in quanto, come diceva Nanni Moretti che di queste cose capisce, le parole sono importanti. Per governo tecnico intenderei un esecutivo formato da professionisti sganciati dalla politica che abbiano un mandato in bianco da parte del Parlamento ad operare per sanare il sanabile. L’ipotesi può anche essere accattivante ma decisamente poco percorribile.
Infatti non esiste persona dotata di intelletto che si possa considerare libera da qualsivoglia condizionamento politico. Ognuno di noi, anche i più scarsamente dotati di ragione, ha una sua idea e la esprime ancorchè inconsapevolmente. Figuriamoci economisti e giuristi che non abbiano una loro idea politica. Intendo la politica intesa nel suo senso più esteso, cioè l’occuparsi del bene comune. Consideriamo anche che la politica non rimarrebbe a guardare ma cercherebbe di influenzare le scelte in modo più o meno occulto. Ci troveremmo probabilmente di nuovo alla paralisi in tempi strettissimi.
Sempre ammesso che Berlusconi non ci ripensi e riesca a ricomprarsi quel pugno di voti che gli consentirebbe di riguadagnare la maggioranza, scenario poco probabile visto il tonfo che stanno facendo i titoli Mediaset in borsa per causa sua, il prossimo governo non sarà quindi un esecutivo tecnico ma più propriamente un governo di larghe intese. In sostanza il ministero Monti o chi per lui avrà il compito di risolvere la crisi più grave dal dopoguerra ad oggi cercando nel contempo di avere l’approvazione di una colazione che, a quanto pare, vedrà insieme i dissidenti del PDL, i centristi del terzo polo, il PD e qualcuno del gruppo misto non meglio identificabile.
Sembra una missione impossibile ma non lo è. L’essenziale è avere ben chiari gli obiettivi. E questi debbono essere pochi e di corto respiro. In primis va fatta una legge elettorale che consenta di cancellare una volta per tutti la legge attuale e di votare democraticamente al più presto. Contemporaneamente vanno prese tutte le misure necessarie a tamponare la crisi. Il tutto in funzione di poter avere un governo politico al più presto.
Sono convinto, infatti, che il governo non spetti ai tecnici ma alla politica per quanto possiamo essere tutti nauseati da essa. E’ la politica che esprime la democrazia. Sono i rappresentanti eletti che hanno diritto e dovere di governare per mandato del Popolo. I tecnici sono strumenti in mano alla politica e vanno utilizzati bene dando loro un indirizzo che, comunque, deve essere politico, dettato da scelte politiche. Il contrario è un’altra dittatura, diversa ma sempre dittatura. E dopo diciottanni di regime berlusconista credo ne possiamo avere abbastanza.
Luca Craia