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"italia populista", quali le (possibili) frontiere per politica e societa'?

Creato il 11 giugno 2015 da Alessandro @AleTrasforini

Attraverso quali percorsi si è costruita la politica italiana, nell'incedere della storia?
Quali spinte e pulsioni sono state interpretate in modo non pienamente costruttivo dalle classi dirigenti presenti e passate, contribuendo indubbiamente alla costruzione di un'Italia non pienamente consapevole della complessità e della difficoltà di certe situazioni createsi?
Quali potrebbero essere le parole chiave capaci di sintetizzare al meglio possibile la politica italiana degli ultimi n anni? Quanti sono stati gli statisti che, grazie alle loro opere politiche o tecniche, hanno contribuito a migliorare in maniera strutturale il Paese?
Quanti sono stati i volti che, impiegando le proprie ' dosi' di competenza e capacità, hanno cercato di contribuire in maniera costruttiva alla cura dei problemi dello stesso?
Quali contro-esempi sono invece esistiti ed esistono a tutt'oggi?
A queste ed a moltissime altre domande cerca di rispondere il libro " Italia populista - Dal qualunquismo a Beppe Grillo", scritto da Marco Tarchi e pubblicato da Il Mulino.
Il corso specifico degli eventi descritti concorre a quantificare e descrivere, a livello storico e sociale, gli sviluppi forniti da quel leitmotiv chiamato populismo alla storia del Paese Italia:

"[...] Guglielmo Giannini e Umberto Bossi, Achille Lauro e Antonio Di Pietro, le campagne della Lega e del Msi della prima segreteria di Fini contro l'immigrazione e le esternazioni di Cossiga, la rivolta di Reggio Calabria e gli show televisivi di Berlusconi, i referendum radicali contro il finanziamento pubblico dei Partiti e i girotondi capeggiati da Nanni Moretti, per finire [...] con Beppe Grillo ossessionato dagli zombie e dal 'tutti a casa': che cosa accomuna eventi e personaggi così disparati? In varia misura discendono tutti dal populismo, che in Italia ha avuto radici profonde e, dopo aver conosciuto un primo momento di fulgore, in epoca fascista, si è continuamente ripresentato nel dopoguerra sotto svariate spoglie. Un libro per capire come quella che era considerata una pericolosa patologia possa diventare una componente connaturata ai regimi democratici. [...]"

Per quali ragioni il populismo potrebbe essere pericoloso o potrebbe quantomeno contribuire a rendere pericolante l'equilibrio di un Paese già precario come quello italiano?
La questione tanto fondamentale quanto problematica delle spinte populiste è evidenziabile dalla definizione dello stesso populismo. Sarà infatti possibile definire il populismo come quella "[...] mentalità che individua il popolo come una totalità organica artificiosamente divisa da forze ostili, gli attribuisce naturali qualità etiche, ne contrappone il realismo, la laboriosità e l'integrità all'ipocrisia, all'inefficienza e alla corruzione delle oligarchie politiche, economiche, sociali e culturali e ne rivendica il primato, come fonte di legittimazione del potere, al di sopra di ogni forma di rappresentanza e di mediazione. [...]"
Attraverso quali spinte è possibile individuare una serie complessa e strutturata di tratti comuni per i vari populismi che hanno contraddistinto e stanno caratterizzando il Paese, cercando di definire un modo di fare e costruire la politica volto all'annullamento voluto di qualsivoglia forma di complessità e problematicità di alcune vicende sensibili per l'interesse collettivo?
I capitoli principali su cui è strutturata l'opera sono definiti sinteticamente nel seguito:

  • Quantificare gli 'ospiti scomodi' della democrazia, andando a definire differenze e somiglianze intercorse anche a livello storico fra prototipo poujadista ed ondate euroscettiche;
  • Viaggio nelle radici del populismo italiano, cercando di analizzare le componenti derivanti da eredità fascista e qualunquismo;
  • Definizione e (tentativi di) interpretazione della società insoddisfatta, facendo esplicito riferimento alla storia italiana post-periodi specifici;
  • Azione e descrizione delle procedure di intervento fatte da 'profeti' dell'inquietudine, analizzando la storia italiana nei meandri presso Tangentopoli;
  • Argomentazione e circoscrizione del 'fenomeno' Lega, contribuendo a definire il populismo quale componente rilevante in un movimento di massa italiano;
  • Mito e (precaria) convinzione della società civile quale sorgente a cui attingere per la cosiddetta 'buona politica', fino ad arrivare all'ascesa al potere esercitata da Berlusconi;
  • Segmenti di'antipolitica' sia in maggioranza che all'opposizione, circoscrivendo le spinte populiste realizzatesi anche nel centro-sinistra con Di Pietro ed i girotondi;
  • Volontà di andare 'oltre' le passate visioni di Destra e di Sinistra, precipitando in una generalizzazione politico-programmatica nella quale il dibattito quasi muscolare viene a prevalere sulla complessità di certi contesti socio-economici.

A prescindere dalle visioni politiche e personali, dovrà essere possibile concentrarsi con attenzione su quali siano state le crescite e le prese di posizione storicamente diffuse in materia di populismo e di letteratura caratteristica. La rilevanza attribuita a questi fenomeni è stata, in virtù di questo, estremamente importante e documentata:

"[...] Nei mesi che hanno preceduto le elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo del 25 maggio 2014, sarebbe difficile scovare, nel dibattito pubblico [...] un termine e una fonte di aggettivazioni più utilizzati: l'ascesa dei partiti populisti, categoria nella quale spesso si sono incluse [...] tutte le formazioni sospettate di euroscetticismo, è diventata un vero leitmotiv. Pochi mesi prima una ricerca condotta tramite la rete bibliotecaria connessa all'Università della California aveva appurato l'impressionante moltiplicarsi di libri e articoli dedicati al populismo: dai 370 degli anni Sessanta si è passati, nei successivi tre decenni, a 557, 1336 e poi addirittura 2801 fra il 2000 e il 2009.

E la tendenza delle voci non sembra affatto in via di riassorbimento, se il numero delle voci presenti fra il 2010 e i primi mesi del 2013 era già salito a 1046 [...]. L'impressione è dunque quella di trovarsi di fronte a uno dei concetti chiave della politica contemporanea. [...]"

La definizione delle spinte populistiche quale destino potrebbe produrre e quali conseguenze ha già prodotto nel tessuto socio-economico di un Paese come quello italiano e di un continente come quello europeo? L'analisi da strutturare rischia di essere tanto impietosa quanto estremamente consapevole, in un clima dove il dibattito generale appare tanto estremizzato quanto radicalizzato:

"[...] Negli ultimi quindici anni, l'affermazione dei partiti populisti ha scongelato la situazione politica di molti paesi europei e messo in discussione l'appartenenza di cospicue frange dell'elettorato alla destra e alla sinistra. Oggi, in Italia, quasi un terzo dell'elettorato [...] concede il proprio voto a formazioni che appartengono a questa famiglia. Ha avuto quindi ragione chi ha scritto, agli inizi di questo secolo, che l'Italia stava facendo scuola nell'aprirsi a un discorso populista diffuso attraverso l'intera arena politica [...]. La convergenza attorno ai temi e agli stili argomentativi populisti, nell'odierna politica italiana, è ormai talmente ampia da confermare il sospetto [...] a suo tempo [...] avanzato: che cioè quella che sino a qualche tempo fa era considerata [...] una patologia dei sistemi rappresentativi sia diventata ormai una loro componente fisiologica, con cui sia gli elettori, sia i partiti e i movimenti, sia gli studiosi della politica, volenti o nolenti, stanno abituandosi a convivere, sapendo che dovranno continuare a farlo per un periodo di tempo probabilmente non breve. [...]"

A prescindere dalla durata del periodo di tempo un'analisi piena e convinta appare essenziale da strutturare. Tutto questo, ovviamente, per poter arrivare a convivere con una consapevolezza il più piena possibile della complessità e della radicalità legate a questo argomento.


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