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A ciascuno il suo Maine di Alessandro Manzetti Prendo in prestito il titolo di questo articolo dal romanzo giallo A ciascuno il suo di Leonardo Sciascia per parlare di terre arcane, pezzi maledetti di questo mondo stregati dall’immaginazione di molti autori di narrativa horror. Il primo posto che viene subito in mente è il Maine, e lo dobbiamo principalmente alle storie di Stephen King, che ha ambientato nello stato dell’albero del Pino molti romanzi, animando con i suoi incubi le città di Bangor e Portland. Ma Stephen King non è certo l’unico ad aver evocato l’anima nera del Maine, a ciascuno il suo. In una zona boschiva isolata del Maine Richard Matheson ha alzato le orribili pareti della Belasco House, la casa infestata protagonista del suo romanzo Hell House (1971). Una casa trasformata in un inferno privato, un teatro di riti satanici e orgiastici, necrofilia e cannibalismo di cui cadono vittime gli ospiti della oscura residenza. Quattro persone, un fisico, la moglie, un medium e uno spiritualista decidono di entrare nella Belasco House, ormai abbandonata e sigillata, per investigare le possibilità di vita dopo la morte. Una spedizione di una squadra di esperti pagata da un ricco moribondo, che cerca di trovare originali soluzioni al suo problema. Matheson gioca con le corde delle atmosfere dark, più che sugli spargimenti di sangue, su quella profonda angoscia che l’autore materializza con capacità davvero alchemica, basti pensare al suo romanzo più noto, Io sono leggenda, per farsi un’idea. Dedicato agli amanti del paranormale che troveranno in Hell House molti validi argomenti. Dead River, una sonnolenta cittadina costiera del Maine è invece lo scenario scelto da Jack Ketchum per il suo secondo romanzo, Hide and Seek (1984). Un gruppo di ragazzi del college in cerca di brivido organizza un gioco a nascondino in una vecchia casa abbandonata, presto dal gioco si passerà alla realtà e poi al puro terrore. Ketchum riesce a offrire grande profondità ai personaggi, aprendo profonde insenature nella psicologia delle singole individualità, coinvolgendo completamente il lettore. L’azione, nella seconda parte del libro, è nello stile dell’autore, ultraviolenta, scioccante. Le fotografie dell’inferno del Maine di Ketchum sono vivide, dure, dolorose, mai banali, aggraziate da un magnifico microscopio sulle emozioni e sui più piccoli dettagli, niente è lasciato al caso. Un romanzo assolutamente da riscoprire, penalizzato alla sua uscita dalle critiche e dalla indignazione suscitata dalla brutalità del primo romanzo di Ketchum, Off Season (1980), che sconvolse l’America. Da Dead River questo viaggio nel Maine ci porta nella cittadina di Black River, dove Dean Koontz decide che uno scienziato e un criminale testeranno un farmaco per il controllo delle menti, distribuendolo attraverso la rete idrica. Niente case infestate stavolta, il romanzo Night Chills (1976) una delle prime opere di Dean Koontz, è tutt’altro, vuole parlare di potere, di controllo delle masse, di tecniche subliminali. A causa del farmaco la gente di Black River svilupperà una malattia non diagnosticabile e presumibilmente incurabile. Il piano sembra funzionare, omicidi e stupri vengono controllati e guidati, la mente diventa il centro dell’ incubo e la morte sembra l’unica soluzione possibile. Dean Koonz non ha ancora raggiunto la piena maturità, questo romanzo è comunque una lettura molto interessante, sfiora temi innovativi e ci consente di trovare già molti degli elementi che porteranno poi questo autore al grande successo. Continuando a calpestare la terra nera del Maine, spostando la nebbia e immaginari ectoplasmi, dopo qualche chilometro si arriva nella piccola città di White Falls, dove è pronto un bel palcoscenico per l’eterno confronto tra il bene e il male. Artefice di questa storia è Nate Kenyon, con il suo romanzo Bloodstone (2006). White Falls si riesce a immaginare con chiarezza, le descrizioni degli scenari e dei dettagli che offre Nate Kenyon sono estremamente accurati. Billy è attirato nella cittadina da una forza oscura e misteriosa, comprenderà presto l’essenza arcana di quel posto maledetto: morti inspiegabili, l’intensificarsi di violenza e di follia, strani poteri che vanno oltre il controllo di chi li possiede. Billy, lo straniero, l’estraneo, scaverà nel passato della città fino a trovarsi alla fine di fronte al vero volto del male. Bello e lovecraftiano, linguaggio curato e originale, un ottimo romanzo e un autore da tenere in seria considerazione. Una interpretazione sicuramente all’altezza della fama delle storie del Maine, possiamo andare oltre. Ci fermiamo a Bedford, qui vale la pena prendercela con calma. Il paesaggio intorno è onirico, gli alberi possiedono foglie nere con strane venature viola, probabilmente quelle della follia. E’ lo scenario del romanzo The Keeper (2006) di Sarah Langan, un pezzo di Maine davvero oscuro e decadente, colpito da una incessante pioggia. Una città fantasma, una donna che si aggira per le strade senza meta, forse la meta è nella sua mente. La sua morte, mentre qualcosa di sinistro inizia a vivere. L’atmosfera di disperazione emerge dalle pagine, come i realistici spaccati di vite e di difficili esistenze che ci fanno entrare e comprimere tra le pareti della oscura Bedford. Una storia davvero spettrale che mostra il grande talento di Sarah Langan. Ma le vicende di Bedford continuano a vivere nel sequel The Missing (2007), pubblicato anche in Italia da Kowalski con il titolo Virus. In questo romanzo Sarah Langan ci mostra un altro pezzo del suo immaginario Maine, Corpus Christi, una cittadina assediata da una misteriosa epidemia, che porta morte e distruzione. L’autrice al suo secondo romanzo ci regala una sorprendente favola zombie, il virus che si diffonde trasforma gli abitanti di Corpus Christi in mostri affamati di carne umana, e i lettori in viaggiatori di luoghi terribili e inaspettati. Sarah Langan è dannatamente brava. Come cita il titolo di questo articolo, A ciascuno il suo Maine, per cui dopo Portland e Bangor, la Belasco House, Dead River, Black River, White Falls, Bedford e Corpus Christi questo nero viaggio si conclude sorprendentemente nel nord dell’Italia, a Bassavilla. Cronache di Bassavilla (2006) è un affascinante romanzo investigativo di Danilo Arona, basato su racconti e storie della nostra terra. È la leggenda urbana di Melissa, una ragazza investita sull’autostrada Bologna – Padova che al momento della morte viene vista da altri automobilisti su diverse autostrade. Ma Melissa è nello stesso tempo un virus informatico, una antica leggenda, un fantasma, una persona scomparsa. Una originale e terrorizzante ghost-story, nella quale è difficile distinguere tra la cronaca e la fantasia dell’autore. Ed è questo il suo fascino. Ritorno a Bassavilla (2009) ci riporta tra le nebbie e gli abissi del Maine di Danilo Arona, Bassavilla, la sua Alessandria riletta con inedite chiavi, con la sua vibrante energia e il suo ordinario soprannaturale. Ecco i link alle mie interviste con alcuni dei protagonisti di questo articolo: Intervista a Jack Ketchum (aprile 2011) Intervista a Sarah Langan (maggio 2011) Intervista a Nate Kenyon (giugno 2011) Intervista a Danilo Arona (marzo 2012)
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