
I. Ed era stato proprio allora che improvvisamente, muovendo veloce sotto di lui la sua mascella a forma di falce, Moby Dick aveva mietuto via la gamba di Achab come un falciatore recide un filo d'erba nei campi. [...] C'era quindi poco da dubitare che, dopo quell'incontro quasi fatale, Achab avesse sempre nutrito contro la balena una sfrenata ansia di vendetta, tanto più profonda perché, nella sua incontrollata smania, aveva finito con l'identificare con quell'animale non solo tutti i suoi dolori fisici, ma anche tutte le sue esasperazioni intellettuali e spirituali. La Balena Bianca nuotava davanti a lui come l'ossessiva incarnazione di tutte quelle forze maligne da cui alcuni uomini profondi si sentono divorati, finché quel che loro rimane per continuare a vivere non è che mezzo cuore e mezzo polmone. Di fronte a quella malvagità inafferrabile [...] Achab non era caduto in ginocchio per adorarla, [...] bensì, trasferendo in modo delirante quell'idea sull'odiata Balena Bianca, si ergeva, mutilato com'era, contro di lei. Tutto ciò che sconvolge e fa impazzire di più, tutto ciò che fa rimescolare il sedimento sul fondo della bottigli
a, ogni verità che contenga una parte maligna, tutto ciò che schianta i nervi e fa indurire il cervello, tutti gli elementi sottilmente diabolici della vita e del pensiero, tutto il male, per l'invasato Achab, erano personificati in modo visibile, e tale da rendere praticamente possibile attaccarli, in Moby Dick. Sulla bianca gobba della balena aveva accumulato la somma di tutta la rabbia, di tutto l'odio sentiti dalla sua stirpe da Adamo in poi; e quindi, neanche avesse un mortaio al posto del petto, le sparava contro, come un proiettile, il suo cuore rovente. Non è probabile che questa ossessione che c'era in lui fosse iniziata immediatamente, nel preciso istante in cui era stato mutilato. Allora, scagliandosi sul mostro col coltello in mano, aveva soltanto dato sfogo a un'improvvisa, appassionata avversione fisica. Quando aveva ricevuto il colpo che gli aveva dilaniato le carni, non provava nulla di più. Ma quando era stato costretto da quello scontro a invertire la rotta verso casa, e per lunghi giorni e settimane e mesi Achab e quel suo dolore feroce erano stati stesi insieme in un'unica branda, doppiando in pieno inverno quel tetro e terribile capo della Patogonia [71], allora sì il suo corpo dilaniato e l'anima ferita avevano sanguinato l'uno nell'altra, e così mescolandosi lo avevano reso pazzo.[..] Nella camicia di forza aveva ballato alle folli oscillazioni delle burrasche. [...]e pur mentre riprendeva a dare i suoi ordini con calma e i suoi ufficiali ringraziavano Dio che quell'orribile follia fosse ora svanita, anche allora Achab, dentro di sé, aveva continuato a delirare. Spesso la pazzia
umana è astuta ed estremamente felina. Credete che sia passata, e invece può darsi che si sia soltanto trasfigurata in una forma ancora più sottile. [...]Ma come nello scorrere apparentemente ristretto della sua ossessione nemmeno un frammento della grande pazzia di Achab era stata lasciata indietro, così, in quella pazzia totale, non un frammento del suo grande intelletto naturale era andato perso. Nel proporre questo accostamento, dichiaro subito che non è pensabile ridurre l'immensa profondità e densità simbolica del libro di Melville alle banalizzazioni e alle evidenti forzature semplicistiche di un medical drama, per quanto ottimamente realizzato. In realtà, anzi, sono convinta che la consonanza tra i due personaggi mostra quanto il mito di Achab sia così profondamente radicato nella coscienza, anzi nell'inconscio collettivo americano, tanto da trascendere forse la volontà degli stessi sceneggiatori.
Che il personaggio del Doctor House abbia dei precisi antecedenti letterari non è certo un mistero. La stessa voce di Wikipedia dedicata al protagonista del famosissimo medical drama riconosce esplicitamente il debito del personaggio nei confronti di Sherlock Holmes, per l'evidente analogia con cui interpreta e tratta la diagnostica: un puzzle da risolvere che sfida la sua intelligenza e soddisfa il suo narcisismo attraverso sempre nuove conferme.
Tuttavia tra gli altri modelli è evidente, e forse molto più profondo l'influsso del capitano Achab,l'antagonista di Moby Dick, con cui condivide il lato demoniaco, l'essere dominato da un'ossessione. E l'ossessione ha lasciato su entrambi lo stesso segno. La gamba di Achab è stata maciullata dai denti di Moby Dick; quella di House ha subito l'asportazione del muscolo quadricipite a causa di un infarto(decisione presa dalla compagna Stacey, che House non riuscirà mai a perdonare per questo).

In seguito alla tragedia sia House sia Achab si ripiegano su sé stessi, in un'orgogliosa e ostinata solitudine. Achab, il terribile vecchio ( Caron dimonio, con gli occhi di bragia) appare dominato dalla sua ossessione, e nel suo lucido delirio si rivela un geniale capitano, rispettato ma non compreso dall'equipaggio e dai suoi ufficiali; House, a sua volta, sembra continuamente disprezzare e prendersi gioco del pur ottimo staff di cui si circonda, e nello sforzo di risolvere il caso- clinico- esibisce comportamenti quasi al limito dell'autismo, come giocare con il bastone o far rimbalzare all'infinito una pallina da tennis o uno yo-yo; pur filtrata dall'ironia e dal sarcasmo, la sua tensione appare spasmodica, come se ogni caso che riesce a risolvere potesse in qualche modo avvicinarlo di più alla sua vittoria della sua battaglia contro il dolore cronico.House lo sa bene; sua è infatti la battuta A ciascuno la sua balena, con esplicito riferimento al capitano Achab.
"Vendetta contro una bestia bruta", gridò Starbuck, "che vi ha attaccato seguendo soltanto l'istinto più cieco! E una follia! Infuriarsi contro una cosa ottusa, capitano Achab, sembra blasfemo."Così tanto la felicità quanto i tristi eventi generano naturalmente i loro simili. Anzi, non proprio allo stesso modo, pensava Achab; poiché gli antenati e i discendenti del Dolore vanno ben più in là degli antenati e dei discendenti della Gioia. [...] Perché, pensava Achab, mentre perfino nei momenti della più sublim




Una parola sul rapporto tra House e il suo migliore amico Wilson. Wilson è la personalità evidentemente gregaria, ma sana, di cui House ha bisogno come l'aria esattamente come Sherlock Holmes ha bisogno di Watson. Wilson è il bene che House cerca di controllare, e forse di fare suo, come suo opposto, sua antitesi; solo se anche Wilson cede egli può essere certo di avere il controllo sugli altri. Allo stesso modo, Achab vuole inchiodare la sua ciurma alla propria ossessione, ma sa che questo non può accadere se non ha il dominio sul pio Starbuck. Starbuck sa della sua follia, e del suo proposito, e gli resiste, anche se non sufficientemente a lungo.
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La valenza tragica di Moby Dick e di Doctor House non è tanto da ricercare nell'inutilità della caccia al Male- inteso in senso simbolico e letterale come dolore fisico, malattia, crudeltà- che, una volta incontrato, nulla vince ma tutto distrugge, quanto nell'ostinata ripetizione di un dramma destinata a rimanere privo di insegnamento. Il capitano e il dottore non tentano il superamento della propria sventura perché sono convinti che in questa si trovi la cifra della loro eccezionalità, della loro grandezza; entrambi si votano al perseguimento della loro ossessione e poco importa se quest'ultima costituisca l'altra faccia di una palese o latente genialità - e perseguono fino in fondo il proprio destino, pur essendo perfettamente coscienti del fatto che questo costituisce la realizzazione di un'etica di rinuncia alla vita. Achab precipita negli abissi con il suo mostro; House, sparisce assieme a Wilson , malato terminale di cancro, in un finale aperto. Achab ed House non obbediscono al principio eschileo del pathei mathos: la loro disgrazia non insegna loro nulla e non li rende migliori, vale a dire più umani; e così come ci sono apparsi la prima volta, , svaniscono dal nostro orizzonte, eternamente identici a sé stessi.
RISORSE
* Dalla penna del collettivo Biltris La filosofia del doctor House. Etica, logica ed epistemologia di un eroe televisivo, Ponte alle Grazie 2007. Qui l'anteprima del libro e qui la relativa pagina di Wikipedia.





